Renata Brzozowska, polacca, nata a Gorzów Wielkopolski.
Classe 1977.
Facile intuire il tema fondamentale della sua arte: la danza.
Incarnata nel femminino. Potente, sacro, che genera vita.
Proprio come la danza. Renata dipinge fin dall’infanzia, ha lavorato in una galleria d’arte in Francia.
Fino a quando non ha fatto ritorno in Polonia, vivendo della sua arte.
Incredibilmente, sto scoprendo insieme a voi, settimana dopo settimana, la verità sull’arte: ingiustamente data per morta. O relegata a maestri inarrivabili dei secoli passati.
Niente di più sbagliato.
I maestri esitono anche oggi, sono miei coetanei.
E io trovo i loro lavori meravigliosi.
E che esistano e riescano a vivere dei propri mezzi mi consola.
Mi rilassa guardare le loro opere, le loro tavole. Rammento l’odore dei colori ad olio, rammento i crampi alle braccia e alle gambe, rammento il disordine armonico dello studio di mio padre.
La vernice sulle scarpe, sui pantaloni, sulle braccia, sulla camicia.
Possedeva due tipi di cavalletti, a triangolo e un h-frame, a seconda della bisogna e dello scopo, utilizzava uno o l’altro.
Identico discorso si può fare per Renata Brzozowska, che predilige e pratica esclusivamente pittura da cavalletto.
E sono tele magnifiche, potenti.
Per ottenere tale spessore e dinamismo i pennelli non bastano. Occorre la spatola.
La spatola esige gran quantità di colore, tubetti spremuti, strati e strati di colorazione incrostata sulla tavolozza, che sono testimonianza e, insieme, pro-memoria.
Immaginate il vostro studio, la vostra sala lettura, o qualunque altro ambiente, in casa vostra, dove adorata trascorrere il tempo.
Immaginate un lavoro di Renata Brzozowska.
Questo
o anche questo.
La potenza delle sue tele, magari valorizzata da una luce adatta. E non ditemi che l’arte, anche in questo caso, non ha fatto la sua parte nel migliorare sia l’umore, che l’esistenza.