Cinema

Il canto di Max e Furiosa

Per quanto mi riguarda, il miglior film del 2015 è Mad Max: Fury Road.
E resterà il migliore per molti anni a questa parte.
Per svariate ragioni, alcune delle quali potrebbero persino sorprendervi. Ma, ehi, questo è un blog personale, e l’idea alla base di esso non è creare una rivista digitale su cui scrivere (male, per lo più) di film che odiate, ma di parlare di narrativa e cultura pop, nella maniera più personale e interessante possibile.
E sì, ne ho già parlato QUI, ma il presente è un articolo diverso.

Così ci siamo: Fury Road.

Qual è il problema con questo film?
Il fatto è che sul quarto capitolo della saga di Max Rockatansky e su George Miller stesso non ci avrei scommesso un centesimo. Mi aspettavo il solito, noioso tentativo commerciale di resurrezione di una saga ormai sepolta sotto sabbie radioattive.

E invece…

furyroadNon è un successo universale. Sono piovute e piovono, su Fury Road, critiche veementi e adorazione. In pari misura, per quanto ho visto in questi mesi. Ma non importa, in fondo.
Lungi dal farvi la lezione e spiegarvi perché dovreste amarlo, vi espongo il mio punto di vista.

Io non credo sia un film femminista, com’è stato detto e, da alcuni, duramente avversato (dei figuri col pene piccolo, credo).
Mad Max è opera corale, è opera di narrazione gigantesca che, attraverso la cinetica, ci espone i fatti: il futuro della specie. L’unico futuro possibile.
E, attenzione, non parliamo necessariamente di olocausto e di vivere tra le piogge radioattive, ma di conseguenza sociale inevitabile.

Mad Max è ritratto fedele e proiezione della nostra società:

– asserragliata nella strenua difesa di poche risorse che, prima o poi, finiranno
– che soffoca la libertà individuale attraverso religioni/ideologie assortite (sì, anche logiche capitaliste o di partito – siamo sempre lì, ideologie che pretendono di formare il nostro modo di vivere)
– che sfrutta una massa ignorante e inconsapevole e felice di esserlo
– che si consuma nell’inseguire il seme della ribellione nascente, per distruggerlo e mantenere lo status quo
– che detesta il libero pensiero (e originale)
– che fa del lavoro di squadra solo una scusa per sopraffare coloro che, per natura, non possono far parte di alcuna squadra
– che tratta le donne come oggetti, quando, allo stesso tempo, esse sono l’unica speranza per il nostro stesso futuro

We are not things! (cit.)

furiosaIl fatto che George Miller riesca a condensare tutto questo in due ore di inseguimenti deve far riflettere. Perché la natura stessa dell’inseguimento è metaforica.
Non è, Fury Road, una serie barbosa di inseguimenti, quanto piuttosto ritmo vitale, condensato in 120 minuti: una rappresentazione fedele, un sunto.
Cos’è, la nostra vita, se non una corsa?
Davvero, non ci pensate mai al fatto che il movimento è alla base stessa della vita?
Avete coscienza del fatto che tutti noi, su questo pezzo di roccia, ci muoviamo insieme alla galassia stessa?

Vita = movimento, dunque. Un movimento infinito.

E lasciamo, per una volta, da parte i discorsi da macho. Specie oggi, davvero, gli uomini duri che non devono chiedere mai dovrebbero andare a nascondersi, dato che hanno fallito su tutta la linea.
Condivido, in tutto e per tutto, la visione di George Miller.
Le donne sono esemplari.
Rese schiave, per la loro stessa fertilità. Donne di ogni età che sovrintendono, per quanto possibile, oggi, all’unico e fondamentale compito che dovrebbe stare a cuore alla nostra specie: la sopravvivenza.

In Fury Road portano in sé la fertilità e, ancora, le sementi per quando, rinvenuto un pezzo di terra ancora fertile, come loro, si possa di nuovo far germogliare il frutto della terra.

Mai come oggi, e questo articolo di Bruno del 2011 fa riflettere davvero, il ruolo del maschio è alla sbarra: inutile, piagnucoloso, frustrato e violento, come Kylo Ren che sfascia con la spada laser il mondo intorno a sé perché, fondamentalmente, non è più in grado di comprenderlo, di deciderne lui la forma e gli esiti.
Attenzione, del maschio. Il maschio alfa.

maxChe il futuro, come in Mad Max: Fury Road, sia determinato, sempre e comunque, dalle donne, non implica, al pari delle grandi (e sciocche) contrapposizioni, la distruzione totale dell’uomo. In verità, non l’ha mai contemplato. Solo i fessi ragionano per contrasto e per assoluti.
È solo che… l’idea che si possa trattare, tra uomo e donna, alla pari, e che questo sia naturale e spontaneo, mi sembra, dopo i recenti fatti in Germania, ancora così lontana… da renderlo un miraggio, un’opera, per l’appunto, di fantasia. Un grido di speranza.

Che, in Mad Max, è ai limiti estremi. Sopravvive in un mondo che ha seguito fino ai suoi ultimi giorni lo status quo distruttivo. E che serba nelle donne il proprio futuro solo perché non può essere altrimenti, per uno stato di natura ben determinato.

Per cui Fury Road diventa importantissimo dal momento che sì, ci mostra il vecchio (o attuale?) prototipo di uomo, dominante, arrogante e, in definitiva, stupido, che tuttavia non morirà, non ancora, per molto, moltissimo tempo, che potrà ancora ferire questo mondo e piegarlo alle sue meschine esigenze e, a lui contrapposte, poche figure, donne per lo più, guerriere, madri, anziane custodi della speranza per ricominciare, come i germogli che portano in grembo o negli zaini, in spalla.
Accanto a loro, c’è Max.

nuxStrana figura, quella di Max. Probabilmente l’uomo del futuro. Forte, determinato, ma non assertivo, e nemmeno asservito se è per questo. È l’uomo libero, quasi un simbolo, un’icona. L’uomo libero dal giogo dei potenti che non mira a schiacciare, ma solo a continuare il viaggio, da solo, magari godendo di tanto in tanto della compagnia di individui eccezionali.
E non dimentichiamo, non c’è solo Max.
Max non è l’eccezione, è la conferma.
Nux, strana assonanza nel nome proprio, è l’uomo libero che, al contrario di Max vissuto ai margini, è stato allevato dal sistema. Ingannato, asservito al pari delle donne, costretto a distruggere i propri sogni sugli altari dei pochi potenti. Nux si risveglia, torna a determinare il proprio destino, da padrone di sé.
E c’è Furiosa, che è donna al pari delle spose tenute prigioniere e al pari delle anziane che vivono agli estremi confini, conservando i semi. Furiosa è come Max. Non c’è differenza di sesso, dopotutto, a ben guardare.

nux2Ecco, il vero messaggio: collaborazione tra uomo e donna, non il dominio incontrastato di una delle due parti. Collaborazione verso un sentire comune. Contro l’oppressione.
Nessun dramma, o conflitto, solo un rapporto di natura. Bellissimo, per quanto mi riguarda.

E che questo messaggio provenga da Fury Road e da un uomo di settant’anni ha del sensazionale. E no, non credo si tratti, come spesso capita, di sovrinterpretazione, dell’attribuire significati astrusi a immagini che non vogliono parlare al di là di loro stesse.
C’è intenzione, in Fury Road, e metodo. C’è un messaggio importantissimo, c’è la visione del futuro, fosca e opprimente, c’è la speranza.
Non sottovalutatelo.

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 9 anni ago

    Son d’accordo, tutto giusto. Solo una cosa… alla luce di tutto quello che scrivi, perché dici che non è un film (anche?) femminista?

      • 9 anni ago

      Perché secondo me il messaggio che contiene è “naturale”, non è solo dalla parte delle donne, ma anche degli uomini. Perché c’è di che vergognarsi a essere paragonati a dispotici dittatori.
      Quindi lo ritengo un film corale sull’umanità, non femminista. Ecco. 🙂

    • 9 anni ago

    Ammiratelo!

      • 9 anni ago

      😎