Naoto Hattori, dal Giappone, vive e lavora a New York.
Pittore classico, a cui piace sporcarsi le mani. In tempi recenti è approdato all’impiego di acrilici su pannelli di legno.
Qui abbiamo a che fare con un artista impegnato – quasi ossessionato – col dare forma ai suoi pensieri, ricordi, sensazioni, forse anche desideri.
Che, per caso, o scelta estetica ben precisa, assumono quasi sempre la forma di figure femminili astratte.
Concettuali, si direbbe.
Se da lontano appaiono semplici volti di burattini di legno lucido, encomiabile, a tale riguardo, la resa dell’epidermide in contrapposizione con la “cesellatura” – quasi si trattasse di incisione su legno – dei capelli, scendendo nel dettaglio li scopriamo essere composti di strutture complesse, ramificazioni, sezioni, proprio come immaginiamo essere strutturata la nostra memoria.
E la nostra memoria, insieme ai nostri sogni e speranze, possiede una forma incoerente e, per di più, mai uguale a se stessa.
In effetti, ciascuno di noi, pur richiamando più volte alla mente gli stessi ricordi, si rende conto che non sono quasi mai riprodotti con precisione, attribuendone la nostra coscienza di volta in volta i filtri del momento: abbellendoli, esaltandone i punti salienti, caricandoli di significati inediti.
Non mi stupirebbe, in effetti, sapere che tutti questi volti siano in realtà lo stesso soggetto, lo stesso ricordo – chissà quale – modificato di volta in volta dalla percezione dell’istante particolare.
Alcune volte esso appare levigato, ben determinato, altre volte più pregno di complicazioni, proprio come fossero rappresentazioni dei differenti stati emotivi dell’autore.
Oltre che, ovviamente, rappresentare una scelta estetica convincente.
Immaginate tutti questi volti esposti in una galleria, l’effetto scenografico è dirompente.
_______
*il sito dell’artista