Se non avete ancora guardato il calendario, oggi è Venerdì 13.
E sebbene da noi il giorno votato a tale sventura sia il 17, il primo è diventato immortale per il film di Sean Cunningham, datato 1980: Venerdì 13.
Classica acculturazione.
Ma tranquilli, non è l’ennesimo post su Jason, o su sua madre, anche se in futuro magari troveremo un angolino per parlarne.
Ho pensato che, tuttavia, tutti noi, oggi, abbiamo diritto a un bello spavento (cit.). E mentre girovagavo online a caccia di aneddoti particolarmente terrificanti, mi sono imbattuto in un bellissimo post su tumblr, che raduna le sedicenti “testimonianze” di genitori alle prese coi loro figli piccoli particolarmente fantasiosi.
Non discuto sulla bontà o meno di queste storie, che potrebbero essere l’ennesimo creepypasta. Eppure, alcune di queste le avevo già sentite, in altre circostanze e in luoghi all’apparenza più seri rispetto a un post su tumblr, citate a proposito degli amici immaginari, uno degli stadi più frequenti nello sviluppo psicologico di ogni bambino.
Quindi ho deciso di tradurre questi stralci e proporveli. Alcuni di essi, devo ammettere, danno i brividi.
Alla fine, ce n’è uno che mi riguarda di persona.
Buon venerdì.
***
Una notte ho fatto dormire mia figlia di tre anni con me, perché mio marito era via. In casa c’era un silenzio tombale, e a un certo punto lei mi ha sussurrato: “Ti ho portata qui, proprio dove volevo io, e adesso ti mangerò”.
Mentre vestivo mia figlia di fronte alla porta aperta dell’armadio, lei continuava a guardarsi intorno e a ridere. Le chiesi cosa ci fosse di così divertente. Lei rispose: “Quell’uomo”.
Al che, replicai: “Che uomo?”
Lei indicò l’armadio e disse: “L’uomo con il serpente attorno al collo”.
Mi voltai, ma nell’armadio non c’era nulla. Ora ho paura di scoprire, indagando sulla storia di questa casa, che qualcuno si sia impiccato nell’armadio.
Una volta mia figlia mi ha detto: “Papà, ti amo così tanto che vorrei tagliarti la testa e portarmela in giro, così potrei vedere la tua faccia tutte le volte che mi va”.
L’amico immaginario del mio fratellino, Roger, viveva sotto il nostro tavolino da caffè. Roger aveva una moglie e nove figli. Roger e la sua famiglia vissero felici e contenti insieme a noi per tre anni.
Un giorno, il mio fratellino annunciò che Roger non si sarebbe più fatto vedere da quelle parti perché aveva sparato alla sua famiglia e poi a se stesso.
Mia figlia una volta mi vide tirar via la pelle da una brutta ustione solare sulla spalla. Mi chiese se avesse potuto conservare i brandelli di pelle in un barattolo, così, una volta che fossi morta, avrebbe potuto ricavarsi una “maschera di mamma”, in modo da ricordarmi per sempre.
Quando mio figlio era piccolo, capitava spesso che s’infilasse nel letto con me e mia moglie, piangendo. Ogni volta gli chiedevo cosa non andasse. E una volta lui mi rispose che l’uomo grasso con un foro nella testa continuava ad aprire la sua finestra, impedendogli di dormire.
Quando mia figlia aveva tre anni, una mattina si svegliò arrabbiata. Le chiesi se fosse tutto ok, e lei mi rispose: “No! Papi Mike non mi ha fatto dormire perché continuava a pizzicarmi le dita!”
Mio padre, il suo Papi Mike, è morto otto anni fa, prima che lei nascesse, e quello era il modo che era solito usare per svegliare me e mio fratello, da piccoli.
Quando mio figlio aveva quattro anni, stavamo guardando un documentario in TV sul Titanic. In quel momento il filmato si era soffermato sul locale caldaie, con l’inquadratura che procedeva da sinistra a destra. Mio figlio indicò la TV e disse: “È tutto sbagliato, le caldaie erano dall’altro lato, e io ero proprio lì”. Indicò un piccolo spazio nel locale caldaia.
“Ero proprio là! Ecco perché ora ho paura dell’acqua…”
Mia figlia di cinque anni aveva incubi frequenti e gridava nel sonno. Una notte le andai vicino e sussurrai “È tutto ok, la mamma è qui”. Lei mi guardò dritto negli occhi e rispose: “Mamma? Chi c’è dietro di te?”
Lisa, la mia migliore amica, morì quando ero incinta di mia figlia.
Una volta, quando la mia bambina aveva compiuto tre anni, la sentii ridere. Le chiesi: “Perché ridi?”
Lei disse: “Zia Lisa mi fa le faccette e sta giocando con me”.
***
E infine, il mio aneddoto.
Credo avessi quattro o cinque anni. Una notte mi svegliai urlando: c’era un lupo, seduto sul mio letto.
Non un pastore tedesco, ma un lupo.
Seduto sul bordo del letto.
Che mi guardava.
No, non avevamo un cane.
Mia madre accorse preoccupata e mi chiese cosa diavolo stesse accadendo.
E io: “Mamma, caccia via quel lupo!”
“Quale lupo?”
E io continuavo a vederlo. Lì, tranquillo.
Dopo un po’, vedendo che mia madre non reagiva come mi aspettavo, mi riaddormentai.
Solo anni più tardi, ho appreso dalla storia, quale significato attribuissero, gli antichi, al cane che sorveglia i dormienti.
Si tratta di tutt’altro tipo di sonno, e di viaggio che i “dormienti” si apprestano a compiere nell’aldilà.
Ecco.
(fonte: sixpenceee)