Chiunque gestisca un blog e abbia un minimo di sentimento sa di cosa parlo: il lettore che non legge.
O meglio: che sostiene di aver letto il tuo post, ma che, alla prova dei fatti (leggasi “in sede di commento”) rende palese la mancata lettura.
Ce ne sono di diversi tipi. Quasi tutti dei pupazzi.
La maggior parte di essi, e quindi la sottospecie più comune di non-lettori, è costituita dall’utente medio di facebook.
Costui vive (letteramente, fino a germinare) nell’ombra della homepage, aspettando foto interessanti, foto che spesso accompagnano i link diffusi, in qualità di anteprima. Incapace di generare contenuti propri, perché mancante delle qualità necessarie, aspetta paziente che i link gli passino sotto il naso, ma… siccome è troppo scazzo prendersi la briga di cliccare sui suddetti e aprire così nuove pagine piene zeppe di lettere da leggere (a mente o a voce) e inserire in un contesto semantico/sintattico onde ricavarne un significato, preferisce limitarsi a dare una guardata alla foto, presumere e desumere il contenuto del post e sparare un commento “accazzo”, che nulla ha a che fare col post stesso.
Dare fiato alla bocca, sparare stronzate, inquinare l’etere. Scegliete voi la definizione per quest’atto inutile che entra a pieno diritto nella categoria di “entropia”. Cioè, l’inevitabile spreco.
Ora, il non-lettore è una delle cause dell’apatia del blogger. Che non solo si fa un culo così a mandare avanti – GRATIS – un blog (che nessuno gliel’ha chiesto, di scrivere un blog, tra l’altro, quindi NON HA NULLA A PRETENDERE dal lettore. Certo, certo… raccontiamoci ancora le favolette chic), ma al quale manco viene riconosciuto un compenso simbolico equivalente a “cinque minuti del tuo fottuto tempo per leggere PER INTERO l’articolo diffuso”.
Non parliamo poi di capirlo, il suddetto articolo. Cosa che non è affatto scontata. Ma non chiediamo troppo al destino. Quindi limitiamoci alla sola lettura, non esageriamo.
No. Nemmeno cinque minuti, per un atto di regressione allo stato selvaggio che consiste nel non leggere, ma impegnarsi soltanto a guardare le figure. Come facevano i cavernicoli che interpretavano le pitture rupestri.
Qua essere cervi, uomini con archi e frecce! Avere fame! Andare a caccia! Pancia piena! Augh!
Io affronto quotidianamente, da cinque anni, i non-lettori.
Gente fisicamente incapace di leggere.
Gente che è in drastico aumento.
Gente che non ha ancora capito che su questo blog, ormai, scrivono in tre o più persone. Perché naturalmente è troppo scazzo andare a sincerarsi di chi abbia firmato il post, lassù, nell’angolino in alto a destra del post stesso, no?
Gente che, nonostante abbia chiuso col cinema e le recensioni, proprio in questi giorni mi domanda pareri su film e domanda nuove recensioni.
Gente che, nonostante abbia scritto sette ebook, chiede: “Ah, ma tu scrivi?”.
Fino a giungere all’apoteosi: “Ah, perché, tu hai un blog?”. Ma… COME È POSSIBILE?!?
Naturalmente, costoro si definiscono “lettori”. Fieri lettori.
Tutti ridono.
Ma anche no. Perché, come sempre, subentra un leggero fastidio nel constatare che il non-lettore pretende un rispetto assoluto. Rispetto che non viene assolutamente restituito al blogger/autore. Che, in quanto tale, è un prototipo di nuovo sfigato a cui nulla è dovuto. Nemmeno cinque minuti di tempo per leggere un post del cazzo.
E non crediate che queste cose non capitino ai blogger celebri. Capitano in continuazione.
Ma d’altronde, non c’è di che meravigliarsi. In un paese in cui non esistono lettori e tutti si professano scrittori (e blogger), chiunque è percepito come “potenziale concorrenza”. Per cui, alla concorrenza non si dà scampo; è la regola d’oro del marketing, no?
Fino alla estrema e inevitabile conseguenza, ovvero contribuire al dialogo tra sordi, alla palude culturale italiana, nella quale tutti parlano (e scrivono), ma nessuno ascolta (e legge). Fatta di piccole invidie, leccate, polemiche assurde portate avanti per darsi un contegno da “mente superiore” e bambini troppo cresciuti che giocano alle lettere o con le tastiere, gnegneggiando a tutto spiano, su qualunque cosa, circondati da una potentissima aura di disfattismo, che porta pure sfiga. E che considerano chiunque abbia una connessione internet o un profilo su social network, una potenziale discarica di spam, o di odio gratuito. Perché con qualcuno bisogna pur prendersela, giusto?
Confidando che questo articolo non verrà comunque letto, piazzerò delle foto che non hanno niente a che fare col tema dell’articolo. A mo’ di esperimento sociale.
Vediamo cosa accade.