Quando si parla di Florida si pensa immediatamente a Miami, ai coccodrilli, agli uragani e alle Everglades. Personalmente penso anche a Horatio Caine di CSI: Miami e alla sua immane figonaggine. Ebbene, da un paio di settimane, se qualcuno mi nomina la Florida, il primo pensiero va ad American Horror Story-Freakshow. La quarta stagione della serie, sempre realizzata da quei due figuri stravaganti di Ryan Murphy e Brad Falchuk, è infatti ambientata a Jupiter, un paesino tranquillo della Florida nel 1952. L’evergreen della serie, la meravigliosa Jessica Lange, è Elsa Mars (memorizzate il cognome, grazie), protettrice e gestrice del suo circo di mostri.
La donna più alta e la donna più piccola del mondo, l’uomo granchio (un altro punto fermo della serie, Evan Peters), la donna barbuta (ritorna Kathy Bates in ottima forma) e tanti altri soggetti che, negli anni ’50, avrebbero scatenato sdegno e reazioni razziste se fossero entrati in una caffetteria. Oggi non accadrebbe mai una cosa simile. Vero?
Elsa Mars protegge il suo spettacolo, ultimo sopravvissuto in un’epoca in cui l’avvento del cinema e della TV sta prendendo il sopravvento. Il circo che Elsa mette in scena, con umani deformi che cantano e ballano, non interessa più. Ma l’arrivo delle sorelle siamesi Bette e Dot (fatica doppia, questa volta, per Sarah Paulson), due teste in un corpo solo, porterà nuovi stimoli al gruppo. E forse anche qualche guaio. Non tutti i disadattati fanno parte del freak show di Elsa, qualcuno se ne va a spasso in libertà, semina morti, sequestra donne e bambini, e probabilmente trova perfino un socio nella comunità di umani socialmente accettati. Il serial killer Twisty il clown (John Carroll Lynch, new entry graditissima) è forse il villain più disturbato e disturbante di tutte le stagioni di AHS. E da qui l’obiettività va a farsi benedire, vi avviso, e l’aMMMore per questa serie prende il sopravvento.
Twisty è un pagliaccio trucido, sporco, che ricorda vagamente Leatherface per la medesima passione di cucirsi addosso strati di pelle presumibilmente umana. L’eterno sorriso composto da luride zanne è talmente enorme che sembra quasi far parte di un teschio. Tuttavia ha un corpo gigantesco, un essere abominevole che si muove, pesante e indisturbato, per i verdi prati scintillanti della cittadina.
Insomma, Twisty è bellissimo e credo nasconda una storia interessante che attendo di scoprire nei prossimi episodi. Al suo fianco si aggancia un giovane imbecille ricco da far schifo che, per riempire le sue inutili giornate vuote, decide di aiutarlo nel torturare e trucidare. Ma è Gloria Mott, la mamma del giovane (una sempre strepitosa e fashion Frances Conroy) la vera psicopatica della stagione. Pochi elementi me lo fanno presupporre: vizia il figlio, ormai grande e grosso, facendogli bere cognac da un biberon, gli adibisce una stanza ludica con giocattoli, allo spettacolo dei freaks gli cede la sua sedia così ha il posto caldo e, cose che solo una vera sciroccata che si rispetti può fare, noleggia Twisty, incontrato casualmente per strada, per far divertire il pupo. Cioè, Gloria mia, ma lo guardi bene in faccia? Ti pare il caso? Sì, a lei sì. Ma si sa, una madre farebbe qualunque cosa pur di combattere la noia del figlio adorato.
Ecco, io trovo la figura di Gloria terribilmente inquietante. Aspetto anche l’arrivo di Emma Roberts, che io adoro. Immagino supplisca il detective morto, forse è la figlia, chi lo sa. Queste sono personali deduzioni, magari errate. Per il momento c’è molto materiale su cui fantasticare, forse più moderato della stagione precedente (Coven), pertanto mi aspetto moltissimo. Alla compagnia si è aggiunto anche Michael Chiklis, star della serie The Shield, che interpreta Dell Toledo, un vero e proprio stronzo, per farla breve. Accanto a lui torna la sinuosa e ipnotica Angela Basset, nei panni di Desiree Dupress, una donna con la bellezza di tre seni.
A Jupiter c’è un atroce serial killer che miete vittime in pieno giorno. Il cielo è terso, il sole brilla e illumina il paesaggio circostante, il verde dei prati, perfettamente tosati, i colori sgargianti del tendone del circo, le graziose abitazioni, le raffinate acconciature e gli eleganti abiti. È tutto visibilmente austero, incentrato in un rispettabile perbenismo.
Proprio qui, negli ovattati anni ’50, si insinua il male. Il circo di Elsa sporca la realtà semplicemente esistendo, issando il suo tendone e mettendo in mostra i suoi freaks. E Twisty insozza di cadaveri. Presto o tardi si incroceranno e, io credo, ne vedremo delle belle. Elsa è portatrice di ciò che Freud chiamava das Unheimliche: il Perturbante.
Elsa, di origine tedesca, conosce bene questo particolare sentimento. Elsa Mars. Colei che nella prima puntata si esibisce interpretando Life on Mars di David Bowie. Sì, canzone del 1971. Ho letto in giro che a qualcuno questa cosa ha infastidito. Nella seconda puntata le sorelle siamesi cantano un brano più recente degli anni ’50, suppongo, non ricordo con precisione. Qualcuno si sarà nuovamente infastidito, ma immagino che se ne debba fare una ragione.
Elsa Mars canta Life on Mars, non vi piace la citazione? Io a sentirla cantare mi sono quasi commossa. È evidente che canta di sé e dei suoi freaks. È limpido come il cielo di Jupiter che questa stagione è il racconto più diretto dedicato ai diversi. E come sempre scopriremo che da vicino nessuno è normale (cit).
The freakshow must go on. Buon divertimento.