Arte delle bambole.
Con tutta la carica di simbolismo e paura che esse, le bambole, recano con sé.
La teoria ispiratrice Mari Shimizu, da Amakusa (prefettura di Kumamoto, Giappone), la ricollega alla più profonda essenza di ognuno di noi.
Tutti cresciamo in gruppi, la famiglia, gli amici, la scuola, la vita. Per essere accettati in questi gruppi, o solo perché ci piace non mostrare proprio tutto, ognuno di noi serba nel proprio cuore un quid.
Nascosto, inaccessibile, segreto. Meglio ancora recondito.
È dentro di noi.
Mari Shimizu, classe ’36, non ha fatto altro che renderlo palese. La sua opera consta di innumerevoli bambole, ciascuna delle quali è in sé una wunderkammer.
Si tratta di busti, per lo più, realizzati con perizia eccelsa, busti di giovani figure femminili, spesso eteree, spettrali, non morte, che celano dentro di sé ricchezze inimmaginabili, o tesori perduti.
Tesori che per nessuno hanno valore, se non per colui/colei che li custodisce. Suggestioni, ricordi, emozioni, desideri mai confessati e custoditi sottochiave.
Possiamo trovare delle wunderkammer (nelle wunderkammer che le ospitano), piccoli laboratori, riferimenti a dipinti surreali,
creature delle fiabe, fate, cuccioli di creature non morte, tutto ciò che, per la sua stessa essenza meravigliosa, constribuisce a creare una cosmogonia di suggestioni e impressioni passate.
Storiche, immaginarie, reinterpretate, reimmaginate, modificate dalla nostra memoria, ma sempre care, tanto da custodirle nel luogo più inaccessibile, che a noi è dato di guardare.
*
link utile: