1) Il lettore che l’erba del vicino è meglio
Scrivete delle stesse cose, tu e il tuo vicino di cella. Cose di ottima qualità, però… lui è più… simpatico e diplomatico.
La diplomazia è essenziale in questo strano luogo che è l’internet.
O almeno, questo è ciò che crede il lettore. In realtà no, non lo è, diciamo che il vicino sopporta e fa finta di nulla. Non bada a certe cazzate. Non bada al fatto che voi lettori, spesso, diciate minchiate.
Risultato, ciò che scrivete voi viene letto, ma di nascosto, il vicino invece viene letto e vezzeggiato. Perché, diciamocelo, per i lettori che l’erba del vicino è meglio voi avete bisogno di una sana dose di umiltà, e saranno loro, i lettori, a darvela.
See, come no.
Io sono della scuola di Gianfranco Funari: “Se uno è stronzo, mica glie poi di’ ‘stupidino”, sennò lo fai confonne, je devi di’ stronzo!”.
Chi vuole intendere intenda.
2) il leguleio
Che non è il Grammar Nazi, ma solo un altro inutile rompicoglioni (non che i nazisti siano meglio, eh, ma almeno conoscono la grammatica e qualche volta c’azzeccano; ma sono nazisti, quindi bisogna sparargli in ogni caso). Solita vecchia storia. Faccio fatica anche a parlarne, ma esistono, quindi è giusto includerli.
“Sé stesso” scritto con l’accento è sbagliato. E questo è il loro unico commento su un libro di 50000 parole. E magari ci aggiungono pure la faccina solenne: U_U
Sì, ok, che poi avete pure ragione eh, ma… me voi di’ che cazzo t’ha detto la storia? T’è piaciuta, non t’è piaciuta? Cosa?
E a proposito, NON avete affatto ragione: “sé stesso” se pò di’, eccome.
3) il drammatico
È quello dalla lacrima facile. A cui piace piangere. Il che, questo fatto che gli piace piangere, già fa di lui una creatura strana, ma non maltrattiamolo troppo.
È che il drammatico è sinceramente convinto del valore della lacrima. E sul valore della lacrima lui basa il valore di un libro.
Se lo fa piangere, allora è un libro superiore. Perché il drammatico associa l’emotività solo ed esclusivamente al malessere.
Ciò che lo smuove e gli fa assumere la faccia del Dawson piangente è di qualità superiore. Così è stato detto, e così dev’essere. Con buona pace di tutto il resto.
Io dico che far ridere è molto più difficile che far piangere, ma tanto il drammatico non ascolta, impegnato a soffiarsi il nasino.
4) il fan
Che mi ricorda sempre The Fan, di Tony Scott. Così, me li immagino tutti con la faccia di De Niro ad affilare coltelli. E quello che, qualunque cosa scriviate: fighissimo!
E che poi se ne va, tornando nell’ombra, da qualunque luogo è uscito.
È quello che possiede l’opera di un autore, che rompe il cazzo su qualunque rappresentazione dell’opera stessa.
Spesso, è quello senza una vita.
Sì, ciao.
5) io l’avrei scritto così
Ecco, è quello che se una cosa non è scritta come piace a lui allora la storia fa schifo e l’autore deve imparare a scrivere e ascoltare i consigli. Poco importa che ad altri piaccia. Perché, a proposito, parla da un pulpito, convinto di saperne più degli altri.
E spesso…
…non è così.
+1) il leccaculo
È un falso lettore. Nel senso che vi ronza intorno, ma non è minimamente interessato a ciò che scrivete. Si può evincere dal fatto che i suoi commenti ai vostri scritti non vadano al di là di: “Bel post”, “Una recensione spettacolare”, “Bel libro, è tra quelli che leggerò”.
Non lo farà mai. Non pensa che siate bravi, non se ne frega un cazzo di voi e di quello che gli segnalate. Sta lì solo per apparire, o perché s’illude che voi gli restituiate quel poco di visibilità (già, la visibilità, ahahahahhaha) che lui vi sta donando. Gonfia i commenti dei vostri post, vi mette i like e condivide, vi dice sempre bravo, ma provate a non ripagarlo, e lo vedrete scomparire alla stessa velocità di “una studentessa che perde la verginità alla festa dei diciott’anni” (cit. Point Break)