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House of the Dragon: i supplizianti

Calma, non scalpitate.
Ho guardato quel poco che ad oggi è disponibile di House of the Dragon e non mentirò: m’è piaciuto. Per quel che vale.
Badate bene, m’è piaciuto, non mi sono tramutato in un fan con la bava alla bocca, né lo accetto in toto, perché com’era ovvio e dovrebbe tornare a esserlo: ci sono aspetti che ho gradito e altri meno.
Incredibile.


Prima, però, lasciatemi fare un accenno al buon vecchio George Martin.
Sembra che, ai tempi del Gioco del Trono, il nostro avesse chiesto alla produzione dell’epoca che da qualche parte, in qualche episodio, si potesse ammirare la sua testa fissata su una picca. Adoro questa ironia che sa di preveggenza.
Gli fu risposto picche, perché non c’erano abbastanza soldi per inserire un dettaglio così. A me pare inverosimile, ma questa è la storia come lui la racconta.
Sembra, altresì, che Martin abbia rinnovato la medesima richiesta alla nuova e fiammante produzione di House of the Dragon, e che questa volta gli sia stato detto di sì.
Quindi, occhio alle picche perché potremmo goderci la testa del vecchio George…

Ma non solo, sempre Martin, sul suo blog-capsula temporale degli anni Novanta, ha scritto che, com’era in principio (con Game of Thrones), anche stavolta la HBO l’ha coinvolto in grande misura nelle faccende riguardanti HotD e, chissà, magari riuscirà a sceneggiare direttamente qualche episodio: MA NON PRIMA DI AVER CONCLUSO quello che sapete tutti.
Eccolo, il supplizio di Sisifo: Winds of Winter.
Sisifo era quello condannato a spingere una roccia in cima a un monte e a vederla rotolare giù, e a ricominciare tutte le volte.


“I expect to be involved in [House of the Dragons] to some extent… and, who knows, if things work out, I may even be able to script a few episodes, as I did for the first four seasons of GAME OF THRONES. But… let me make this perfectly clear… I am not taking on any scripts until I have finished and delivered WINDS OF WINTER. Winter is still coming, and WINDS remains my priority, as much as I’d love to write an episode of HOUSE.”

George R.R. Martin

Se non altro, Martin ci ha regalato la storia: la storia di una storia che tutti avrebbero voluto vedere conclusa, soprattutto i produttori della serie TV, e che rotola di continuo giù dalla montagna. Per ricominciare con questi annunci, tutte le volte, dall’inizio. Ci ha fatto diventare dei supplizianti. A che punto sarà? Chissà.
E no, non ne parleremo su Chiodi Rossi.



House of the Dragon mi pare che nasca, più che altro, da questo vuoto insaziabile, generato non solo dal fatto che la serie libresca non sia conclusa, ma soprattutto dal finale orrendo della serie televisiva.
HotD nasce quindi come cerotto, ma non come quello messo sulla pancia di Jon Snow per farlo risorgere, un cerotto di classe, perché ormai i malvagi produttori attuali sono separati dai famigerati anni Ottanta da quarant’anni, e hanno imparato che, quando si maneggiano barre di uranio sotto forma di prodotti multimediali con annessi fandom ENORMI, è meglio fare le cose seriamente.

Quindi HofD esordisce in streaming, gli ascolti vanno benissimo, com’era prevedibile, e già nei primi minuti dà allo spettatore ciò che era tipico di Game of Thrones: intrighi di palazzo, violenza, nudi, regnanti pazzi e incestuosi, draghi, cinismo assortito.
C’è tutto l’armamentario, in questa insistita e ricercata somiglianza con la serie madre, la cui summa è Rhaenyra Targaryen, nei primi episodi ancora interpretata da Milly Alcock, che è il clone di Emilia Clarke/Daenerys.
Per cui, la serie è buona, e probabilmente riesce a venire incontro ai desideri dello spettatore, ma proprio per questa sua estrema e voluta prevedibilità, per ora, non mi fa impazzire.
I destini della prima regnante donna di Westeros non sono poi così interessanti. E non è poi ‘sta grande rivoluzione a livello di intreccio. C’è stata una tizia, di nome Elizabeth, che storicamente ha fatto di meglio, parlando di troni e reami. Potrei anche arrivare a dire che, in fondo, sappiamo già come andrà a finire, anche non avendo letto le fonti cartacee. Certi sviluppi, tipo lo “strano” legame che lega la giovanissima Rhaenyra allo zio Daemon (Matt Smith) genera una eco nella Forza che li vediamo – i due – già proiettati in danze proibite, col passare di adeguati eoni…



E poi, in fondo, a noi supplizianti non è la storia di Rhaenyra che ci interessa vedere conclusa, diciamoci la verità: e anche i titoli di testa del pilota di HofD ce lo ricordano. La serie è ambientata 172 anni prima di Daenerys Targaryen.
Che è lì dove tutti avremmo voluto essere, per poter guardare questa serie con la consolazione di avere già una grande storia in tasca, e non come magra consolazione di ciò che GoT avrebbe potuto essere.

Comunque, buon tentativo, un po’ noiosetto.

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