Underground

Hai inventato un mondo intero, prima

Già… Perché?
C’è questo filmato, su YouTube. Dura poco più di sei minuti. C’è Tolkien intervistato da John Bowen, per la BBC.
È un mondo a parte. Eoni e eoni fa, guardarlo è come aprire un forziere.
Prima di tutto, la voce di Tolkien. È la voce di un vecchio professore che non è abituato/non vuole/non ha interesse a essere sotto i riflettori, ad andare in TV. E forse non ha mai avuto voglia di parlare in pubblico, mai nella vita, ma ha dovuto, perché insegnava. Ho avuto insegnanti che emettevano un balbettio identico, mangiandosi interi periodi. Lo adoro, perché mi sembra quasi di averlo conosciuto.

John Bowen: “Hai inventato, letteralmente inventato, il mondo prima di scrivere Lo Hobbit.”
JRR Tolkien: “Oh sì, certo che sì.”
John Bowen: “Perché?”

Intevista di John Bowen a J.R.R. Tolkien per Bookstand (BBC, 1962)

Dall’altra parte, c’è quella smorfia snob di Bowen, col naso e la voce arricciati. No, non penso che fosse seccato, o annoiato dall’argomento, tutt’altro. È che certi nascono con quell’aria distaccata. E che Bowen non respingesse l’argomento è chiaro: Tolkien aveva scritto qualcosa per cui essere ricordato. Valeva la pena parlarne, e parlarci.
Ha letto e ha scritto, Bowen, molte altre cose oltre al Signore degli Anelli, ma quest’ultimo non l’ha letto benissimo, infatti fa confusione, e viene ripreso dal Professore, che lo corregge su un punto: Mordor non è un principio di Male Assoluto. Sauron non nasce malvagio, ma cade dalla grazia.
Come Lucifero, osserva Bowen.
In un certo senso, anche se il SIgnore Oscuro è diversi gradi sotto…
Sei fregato, Bowen, ma devo ammettere che hai incassato il colpo da professionista consumato.

Al di là del contenuto, trovo estremamente affascinante l’atmosfera. Inutile sottolineare la distanza siderale che ormai ci separa da un mondo in cui poteva essere invitato in TV un signore anziano, docente universitario, per nulla avvezzo ai riflettori, a discutere della profondità che sottende a un intero mondo creato prima di aver iniziato a scriverci le sue storie. Un romanzo fantasy, pensate un po’. Un fantasy trattato col rispetto e l’interesse con cui qui parleremmo di… No, non succede più.

E lei ha impiegato quattordici anni, per crearlo…
Già, quattordici anni per la stesura del Signore degli Anelli, più che altro perché Tolkien era un pignolo. O era un pignolo suo figlio, che si ricordava il colore delle porte e dei vestiti dei protagonisti, tra una favola della buonotte e l’altra. E di conseguenza costringeva lui, il creatore, a essere pignolo di conseguenza.
Quattordici anni.
Perché il Signore degli Anelli è stato scritto per piacere personale, morale e estetico. Poi sì, è diventato quello che è diventato. Oggi i dieci anni che ci hanno separato dalla conclusione di ben note saghe letterarie ci sembrano insormontabili e ingiuste.
Ma sono tempi diversi. Tempi porzione singola.

Ecco, il creatore di mondi che si schermisce quando gli viene rivolta la fatale domanda: Perché?
È una domanda impossibile. Nessuno sa/vuole rispondere. Lo stesso faceva mio padre, si schermiva quando gli domandavo perché avesse incominciato a dipingere. È una domanda che presuppone una risposta ineluttabilmente aleatoria. E l’aleatorietà non piace a questa epoca scandita da manuali che, al contrario, pretendono precisione millimetrica.
Non si crea mai, e mi trovo d’accordo col Professore, se non per diletto. Perché ci piace.
E al perché di Bowen, perché creare un intero mondo prima di aver scritto una storia, la risposta di Tolkien è gentile, cortese: perché non potendo, noialtri, esseri umani, creare come Dio ci limitiamo a sub-creare, imitiamo l’atto di creare mondi popolati da esseri senzienti perché ci piace.
E questo piacere di cui godiamo è bilanciato tra il morale e l’estetico, e comprende tutto: l’arte figurativa, la musica, la letteratura. Non è importante, probabilmente, il perché lo si faccia.
Si crea partendo sempre da se stessi, dal proprio bagaglio.
Non si crea un mondo – seppur fittizio – irresponsabilmente.

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