Antologia del Cinema

Guida galattica per Autostoppisti (2005)

La verità è che non so neppure da dove cominciare, per parlare di questo film. Esso appartiene a un genere ben preciso: quello che mai si vede su Book and Negative. E ciò per svariate ragioni.
Dicono trattasi di una commedia. Ah sì? Non lo metto in dubbio. Dicono sia divertente, anche se, cercando in rete, ho trovato reazioni tutt’altro che lusinghiere. Dicono che ci sia Zooey Deschanel.
E ok, su quest’ultimo punto ho mentito. So benissimo che lei c’era. Ma per quanto mi riguarda, venerare una cantante/attrice non implica venerare i suoi film o le sue canzoni. A volte, anzi, capita tutto il contrario.
Com’è ovvio, ormai dovreste saperlo, non ho letto il libro omonimo di Douglas Adams (1979) da cui Guida galattica per Autostoppisti (The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy) è tratto, per la regia di Garth Jennings. Però ce l’ho. È lì, su uno scaffale, a prendere polvere da non so quanti anni; più o meno da quando una ragazza gentile e carina me lo regalò.
Lo so: deplorevole da parte mia leggere così poco. Eh, ma io sono l’eccezione. E il fatto che sia persino laureato, in una cosa che mi lascia indifferente, la letteratura, fa di me un fattore unico. Criticabile quanto volete, ma reale. Ovvero, non ci potete fare proprio niente.
Me ne sto qui a parlare del film, quindi, senza alcun timore reverenziale verso un’opera che non conosco e che, verosimilmente, non conoscerò mai.
Come diceva un tale: certe cose esistono per restare sconosciute.

***

Fantascienza umoristica? Uhm… non è nelle mie corde. Ma non sono uno di quelli che spara a zero su qualcosa soltanto perché non rispecchia a priori il suo gusto. Allo stesso tempo, sono di gusti difficili.
E per la verità ho mentito: ricordo, solo ora che ne sto scrivendo (giuro), di aver letto le prime pagine del libro. Un libriccino, neanche tanto grande. C’è un tipo, Arthur Dent, a cui stanno per demolire la casa.
E mi sono fermato lì, perché era un periodaccio e rischiavo di perdere la casa anche io, ma per altre ragioni. Un libro non dovrebbe mai iniziare così, ferendo l’orgoglio del lettore.
Casualità e coincidenze a parte, ieri mi metto a guardarlo sul serio, il film, dopo una discussione su fb, con un paio di amici che potete trovare qui e qui, e ovviamente nel mio blogroll (ah, sì, sono su facebook, nel caso non lo sapeste ancora).
C’è Zooey, in questo film. E più di qualcuno (compresi quei due qui sopra), quando la vede, pensa ad altro.
Io no. Quando la vedo in un film la detesto. Perché le affidano sempre lo stesso ruolo. Quello della ragazza caruccia, un po’ bambolina, strana, o meglio “matta come un cavallo” (proprio come dice Arthur). Sorriso dolce e irresistibile, viso che a guardarlo più del dovuto ti fa sciogliere e battutine intelligenti e furbette. Senza mai sfociare in qualcosa di più della commedia romantica.
E infatti Dent la conosce subito, Trillian (fusione fantascientifica di Trisha McMillan), e lei parte con un invito in Madagascar. E pensateci, incontrate una ragazza carina a una festa e lei, dopo un paio d’ore vi invita a viaggiare in Madagascar e a mollare tutto: nessuna garanzia, ma romanticismo a pacchi.
Il bello è che, detto da lei, sia pure per finzione scenica, l’invito suona credibile. Ma è tutto lì. Finisce come cominicia, secondo un copione già scritto.

***

La Terra viene distrutta proprio come la casa di Dent, per far posto a una tangenziale. E ci si ritrova su un’astronave sferica, insieme a Ford Prefect (Mos Def), amico alieno di Dent che si presenta alle automobili, Zaphod Beeblebrox (Sam Rockwell), il Presidente della Galassia che oltre a fregare prototipi di atronavi se ne va in giro a rimorchiare ragazze terrestri, Trillian (Zooey Deschanel) che nel frattempo è diventata una specie di Spock, senza orecchie a punta, e Marvin (niente di meno che Warwick Davis, il leggendario Willow) che è uno spettacolare robot afflitto da depressione.
E allora, contrariamente alle aspettative, succede che resto a guardare. Non tanto per lei, badate, ché ormai conosco a memoria, quasi l’avessi vista di persona e ci avessi trascorso del tempo insieme. L’avete mai notato, tanto per dirne una, che quando parla solleva il labbro superiore verso destra?
Guardo questo film, invece, per Marvin, che è superiore: un robot dotato di personalità umana e quindi affetto da sindrome depressiva, che interviene sempre dandosi addosso e, per una volta, doppiato come si conviene. Per lo spremilimoni, un cappello che aumenta temporaneamente l’intelligenza di quel coglione del Presidente. Per il pianeta che ti schiaffeggia se inizi a pensare o avere idee. Per l’astronave e i viaggi della probabilità; per gli squarci della galassia, degni di Guerre Stellari. E sì, d’accordo, anche per lei, altrimenti non sarei Hell, lo sapete.

***

E perché, in definitiva, nonostante la pretesa o la finzione di riflettere sulla vita e sull’esistenza, questione affrontata in modo sobrio, proprio dalla risposta al quesito fondamentale: quel numero 42 che non significa un cazzo, oppure significa ogni cosa (e che, al contrario, comunica indecifrabilità e ineluttabilità di fronte a un interrogativo, quello del perché esistiamo, che non è necessario porre), in definitiva, dicevo, la trama è sempre quella, classica, amatissima e universale, alla base della vita stessa, in effetti: il ragazzo incontra la ragazza.
E su tali, ristretti confini si possono costruire poemi epici, romanzi d’avventura, e persino commedie spaziali a sfondo umoristico. E, quel che è incredibile, farle risultare persino più gradevoli di quanto ci si aspetterebbe vedendole.
Magari per voi questo film nasconde chissà quale profonda critica sociale. E non nego che possa essere così. Solo che, alla base della mia visione c’è tutto il delirio che avete letto finora. E poco altro.
Cosa c’è dietro i topi, volete sapere? O cosa ne penso del fatto che la Terra, in questo libro/film, sia solo il prodotto di una ditta che fabbrica pianeti? L’idea mi diverte, ma finisce lì, perdendosi dietro i motivi fondamentali che rendono grande una storia. Una storia qualunque. Il film continuo a trovarlo noiosetto, ma gli archetipi… E badate bene, non stereotipi, ma archetipi: motivi classici, universali, fondanti la narrazione, fin dai tempi in cui comunicavamo, in quanto specie senziente, tracciando segni su pareti rupestri.
Quelli valgono sempre e non annoiano mai. Tutto sta nel modo in cui li si presenta, nell’affabulatore di turno, che ci intrattiene, seduti intorno al fuoco.

Altre recensioni QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Il film mi è piaciuto, ma non rende giustizia ai libri.

    • 13 anni ago

    Mi accodo alle critiche del libro. Secondo me il problema è la comicità troppo inglese. Al pari di Terry Pratchett, con la serie Mondodisco. Da italiano, la trovo una comicità campata per aria, che cerca l’assurdo a tutti i costi. Non ho visto il film, ma non mi stupirei se la storia rendesse meglio in pellicola. Il romanzo mi è risultato addirittura noiosetto, a volte, e ho fatto fatica a leggerlo tutto. Ho provato a dare una seconda possibilità all’autore leggendo il secondo, ma non ce l’ho fatta, l’ho mollato subito.

  • […] il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista Condividi su […]

  • Io il libro l’ho letto, il film invece ancora non l’ho visto.

    Il romanzo non mi ha entusiasmato più di tanto, ne ho scritto una recensione poco tempo fa. E temevo che la mia opinione poco lusinghiera attirasse una marea di commenti da parte di uno stuolo di fan.
    Invece, con mia grande sorpresa, in tanti sono “usciti allo scoperto”, ammettendo che anche a loro non è piaciuto.
    Dai commenti ricevuti, pare che il film sia più gradevole del libro. E oltre alla tua Zooey, c’è pure Sam Rockwell, un attore che sa fare il suo mestiere.
    Prima o poi me lo vedrò, per ora però ho altre priorità 🙂

    Ah, anche per me il personaggio migliore è Marvin.

    • Ed eccone un altro! 😀
      Oh, sarà che la fantascienza umoristica non attira… bah.
      Più che ridere fa sorridere. Però devo dire che l’insieme non è male, come ambientazione, scenari etc…
      Forse per capirlo del tutto dovrò rivederlo almeno un paio di volte.

  • Buono a sapersi. E interessante la storia del 42… 😀

  • Ho visto il film e letto il libro, purtroppo entrambi tempo fa, quindi non ricordo moltissimo. Piú il libro (la serie, in realtà, anche se andando avanti scade) che il film: carino, ci sono varie uscite divertenti, l’ho letto volentieri. Di certo un approccio alla fantascienza che può annoiare, perché se non piace quella forma d’umorismo il libro automaticamente perde molto.
    Il film ha varie differenze e il finale è totalmente diverso, al punto da negare i libri successivi (salvo inserire altri cambiamenti per riallineare le cose); andando a memoria, l’ho visto volentieri, ma non è tra i miei preferiti.

    Chicca sul Giorno dell’Asciugamano: è il 25/5; considerando 25 e 5 esadecimali e sommandoli, danno 2A, che in decimale vale… 42.

    Nota (e anticipazione su una differenza libro/film): “cosa ne penso del fatto che la Terra, in questo libro/film, sia solo il prodotto di una ditta che fabbrica pianeti?”
    Nel libro non è solo un prodotto di una ditta che fabbrica pianeti.

  • La verità?
    Pensavo di attirarmi qualche critica con questa recensione. Invece, vedo che il suo essere noiosetto è cosa reale e condivisa.
    Eh be’, quando ci vuole ci vuole. Magari è l’umorismo inglese che non funziona…
    Chissà. 😀

  • Vidi il film anni fa.
    E mi lasciò, eccettuate un paio di trovate, freddino freddino.
    Poi, qualcuno mi regalò il dvd, e io me lo rividi.
    E mi lasciò di nuovo freddino freddino.
    Poi quel dvd lo prestai a qualcuno, non mi ricordo più chi.
    Non mi è mai più tornato indietro, ma me ne resi conto solo dopo parecchio tempo.
    Chissà se tutto ciò, su scala cosmica, significa qualcosa.

  • Ma in effetti non è un grandissimo personaggio. È l’altro fattore, quello d’interesse 😀

    Ah, ma l’associazione d’idee mi fa piacere! Non puoi capire quanto! LOL
    😉

  • Io sto leggendo il libro, in inglese. E’ strano, a me fa ridacchiare. Ti dirò, lì Trillian non mi è ancora sembrata sto gran personaggio, se non ricordo male è solo una bella donna molto intelligente, niente stranezze o proposte di viaggio in Madagascar…
    Magari prima o poi finirò il libro e vedrò il film 🙂
    Rimane il fatto che ormai l’associazione di idee è automatica al solo vedere la faccia di Zooey! 😉

  • Ah, almeno un parere sul libro è arrivato!
    Thanks!
    Insomma, pare proprio che tu abbia ragione. Il film (e forse a questo punto anche il libro) non è irresistibile, al di là delle trovate come quella del pesce-traduttore e compagnia bella.
    Meno male che c’è Marvin!
    😉

  • Invece, in teoria, il genere a me piace. Detto questo, non ha fatto ridere nemmeno me ed anch’io l’ho visto (due volte) per Marvin. Qualche idea buona, nel calderone, c’è pure… ma non è messa giù in modo significativo. Mi sembra più un’occasione mancata.
    Il libro l’ho letto un paio di mesi fa, dopo numerosi tentativi (lo aprivo, richiudevo, aprivo, richiudevo) e posso dire che non ci illumina un granché: lo spirito è lo stesso, ridere non fa’, è più una parodia dei classici libri di fantascienza che una satira sociale (avevo appena riletto la fondazione di Asimov ed avevo trovato diversi “punti in comune”, solo che derisori).

    Insomma, molto rumore per nulla. Probabilmente è famoso perché l’umorismo volontario, nella fantascienza letteraria, è poco utilizzato? Non saprei, comunque lo definirei più fantasy o commedia o roba romantica o grottesca… insomma, tutto meno che fantascientifico, anche se ambientato nello spazio.
    Va beh, comunque anche a me non piace la letteratura, quindi non faccio testo.

  • Il Babel Fish è il traduttore universale di Star Trek…
    Ma qualcuno l’ha letto ‘sto cavolo di libro?
    😀

  • Non ho mai pensato a “Guida galattica per autostoppisti” come ad un film sociale o con dei messaggi.Per me è un divertentissimo viaggio in mezzo a trovate tanto deliranti quanto geniali.(Il Babel Fish,che traduce ogni tipo di lingua ed è talmente utile da essere la prova della non-esistenza di Dio)Comunque il libro di Adams non l’ho letto nemmeno io…

  • Minchia.

    😀

  • L’asciugamano di Dent?

    E non mi tirate in mezzo la coperta di Linus, vi prego! Potrei dare di matto…
    🙂

  • coincidenze: oggi nel pomeriggio dovrei parlare anch’io di Adams per la giornata dell’asciugamano:-)

  • A me aveva fatto ridere la prima volta che l’avevo guardato. E mi ha fatto ridere anche la seconda volta, ovvero l’altro giorno, quando poi ti ho scritto quella cosa su FB. Per quanto mi riguarda quindi, essendo una commedia, il film ha raggiunto il suo scopo primario: intrattenermi e divertirmi per un’oretta e quaranta. 🙂

    Poi sui significati reconditi, temi sociali etc. Non mi pongo il problema, se ci sono vorrò vederli nei libri di Adams (esatto, pure io dovrei ancora leggerli!). Il film in sé è troppo spudoratamente comico per star lì a menarsela cercando significati nascosti. Del resto, non si può vivere sempre di film impegnati. 😉

    Ciao,
    Gianluca

    PS: Sì, Marvin è in effetti il personaggio migliore!
    PPS: Mi spiace per Zooey, ma in effetti è un problema che hanno un po’ quasi tutti gli attori, lo scontrarsi con la maschera del proprio personaggio tipico.

    • Sì, diverte.
      Per quanto mi riguarda il grosso problema è che con gradisco il genere. Ma non è malaccio, tutto sommato.
      Marvin è spettacolare! 🙂