Underground

Gli inferi di Suguru Tanaka

Una cosa su cui rifletto da molto tempo è la qualità della narrazione.
Che sia arte figurativa, letteratura, musica, per me ogni cosa è narrazione.
Parlando della prima, dato che ci troviamo nella rubrica artistica, cos’è che mi spinge a parlare di un artista piuttosto che di un altro?
Bella domanda.
Oggi gli artisti che con la qualità del loro tratto potrebbero impensierire i grandi nomi storici dell’arte sono migliaia.
Non decine. Migliaia.
La qualità non è più un problema. È diffusa, potente.
Eppure, continua per fortuna a sussistere differenza tra artista e artista. Là dove la qualità è indistinguibile è il soggetto a prevalere. O il dialogo.


Come diceva Zdzisław Beksiński:

Reagisco soltanto di fronte a immagini che non hanno una risposta ovvia al loro mistero.
Nel caso la loro chiave interpretativa sia palese, allora si tratta di semplici illustrazioni.


E quindi, mi permetto di aggiungere, perdono di interesse.
Il dialogo sottende, di solito, all’intera opera di un artista, non al singolo pezzo. È il messaggio, che si ripete tela dopo tela.
Come detto non è interpretabile, neppure intuitivo.
Ecco perché preferirò sempre una personalità come Suguru Tanaka alla maggior parte dei digital artist.
È sufficiente guardare questo per esserne catturati:


Suguru Tanaka s’è fatto notare nel mio feed perché a un certo punto, tra le tante magnifiche tavole concettuali e non, di decine e decine di artisti, lo schermo ha iniziato a macchiarsi di rosso.
Rosso sangue. Carne. Distribuite qua è là, in ordine casuale, colte dai pin di svariati utenti.


Ho aperto una delle tante e mi sono ritrovato da un’altra parte, quasi che fosse la dimensione della Nuova Carne e un televisore attendesse di essere frustato per il mio compiacimento.


La personalità dell’artista, poi, è sfuggente. Non sembrano esserci tante sue fotografie, e c’è sempre il legittimo dubbio che possa non essere lui. Ma la sua arte, composta per la maggioranza di tre colori, rosso, bianco e nero, e molto più raramente di giallo e blu, è ipnotica.
Potrei stare ore a guardare e fantasticare su queste tavole, immaginando di ambientarvi storie, suggestioni, di sentirne l’odore.
A tentare di dare un significato a queste figure composte di escrescenze pulsanti, che tuttavia continuano a serbare istinti umani.



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* il sito dell’artista, che stavolta dovete davvero andare a guardare.

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