Le gocce di cera lacca le ho già versate. Oggi pongo il sigillo ufficiale. Magari posso sperare di entrare sul serio al senato, nonostante le mie idee non troppo ortodosse riguardo le Direttive.
Lo faccio scrivendo e ricordando Gene Roddenberry.
Texano, aviatore decorato, pilota commerciale, poliziotto e sceneggiatore, nonché creatore dell’Universo Star Trek. Ecco.
Basta così, no? Che volete ancora?
D’accordo, vi confesso che lo invidio, lo invidio tantissimo. Se non altro perché chiunque abbia velleità artistiche, come me, desidera poter avere un giorno, si spera in tempi utili a goderne, un’idea come la sua. L’idea delle idee. Per alcuni essa arriverà, la maggior parte morirà senza averla mai neppure sfiorata.
Solo fortuna? Non credo di essere così arrogante da poter rispondere a questa domanda. Star Trek, anno 1966, era di per sé un esperimento coraggioso e rivoluzionario, folle per certi aspetti; in piena guerra fredda si proponeva la visione utopica di un mondo, di un universo dove le razze senzienti si erano unite sotto un unico principio, in nome del progresso scientifico e della logica. L’equipaggio, multietnico, con un componente alieno, viaggiava ai limiti della galassia esplorando nuovi mondi e spesso interrogandosi sul significato dell’esistenza, nel segno della migliore fantascienza e, sembra quasi banale, della ricerca filosofica. Concepita su basi realistiche, fa un certo scalpore, ancora oggi, pensare che, per molti aspetti Star Trek ha anticipato la realtà, come nell’evoluzione dei cellulari e dei computer, palmari in testa e che ancora risulti essere di stimolo per il progresso e la ricerca scientifica.
Senza precedenti, sicuramente, il sostegno tributato dai fan a questa serie, da quasi cinquant’anni, supporto che è riuscito a far sì che persino il prototipo dello Space Shuttle fosse battezzato con il nome Enterprise, lo stesso della nave celeberrima nave stellare.
Di minore importanza, altre due serie televisive tratte da soggetti di Roddenberry: Earth: Final Conflict (Pianeta Terra: Cronaca di un’Invasione, 1997-2002) e Andromeda (2000-2005).
La vita di un uomo si può riassumere in un’idea, se questa si tramuta e diviene ossessione. La visione di Roddenberry, utopica e insolitamente ottimistica e il successo col quale è stata accolta e considerata ti fa quasi credere in un mondo di infinite e legittime possibilità.
Dopo la morte, le ceneri di Roddenberry vennero spedite in una capsula nello spazio, in orbita attorno alla Terra, sulla quale poi si dice siano ricadute bruciando nel rientro.
(1921-1991)