Per il finale di stagione, GOT ci serve un minestrone alla saltapicchio d’antologia, ma discuteremo tutti gli ingredienti con abbondanti SPOILER nella recensione. Buona lettura.
Dopo averci servito una puntata dopo l’altra di videoclip in cui si saltava da Tizio a Caio per tornare a Sempronio nella puntata successiva, GOT decide che è ora di ribadire lo schema sublimandolo nel finale, così ci becchiamo un calcinculo di personaggi che esaurisce quanto scritto fin’ora da Martin. Ve lo confermo, a questo punto i libri sono finiti. Adesso si procede solo col lavoro degli sceneggiatori. La terra è finita, questo è il bordo del mondo. Hic sunt leones et dracones. Valar morghulis e tante care cose.
Stannis fa la fine di merda che merita, peccato che si porti appresso una figlia innocente e la moglie suicida, che giusto alla fine capisce di essere stata una madre di merda e che tutta questa storia è una follia. Pure Melisandre, dopo aver visto la disfatta nonostante il falò di principessa, se la fila! La faccia di Stannis non sa quale espressione prendere, ma visto che non ne ha mai avuta una, resta di gesso così com’era. Non so voi, ma io ho visto una mano strappare le pagine della storia fin qui scritta e pisciarci sopra. È l’occasione di Brienne, che riesce a vendicare Renly, anche se non ci mostrano il momento in cui colpisce Stannis. Beh, non ci mostrano tante altre cose, come la fine del tuffo di Reek/Theon e Sansa, che mi fanno accapponare la pelle per la prossima stagione. Tornando alla nostra Maiden of Tarth, Brienne riceve il Premio Paladino di Merda per essersi voltata proprio nel momento in cui Sansa accende la candela. Proprio non le riesce di salvare qualcuno, dovrebbe cambiare carriera.
Melisandre intanto raggiunge Castle Black, e neanche una parola su come siano andate le cose, che magari Davos le taglia la gola con una lama smussata (a ragione) mentre Sam ottiene il permesso di raggiungere la Cittadella per diventare un Maestro. Dopo avergli dato la sua benedizione, Jon va a finire in una trappola così stupida che neanche Will E. Coyote. Questa è la scena che chiude l’ultimo libro pubblicato, A Dance of Dragons, e leggendola sembrava decisamente morto. MA!… Ecco, quando ho visto arrivare Melisandre mi ha colto un MA allo sterno, di quelli con due maiuscole. Sì, perché ve lo ricordate Thoros di Myr? Era quel Prete Rosso che resuscitava Beric Dondarrion ogni volta che finiva i cuoricini sulla barra della vita. Ecco, e allora io mi sono domandato: perché non farlo fare anche a Melisandre con Jon Snow? In nome delle groupies di Kit Harington, si capisce. Oppure potrebbero pensarci i White Walkers, visto che gli basta alzare le braccia (che ascelle portentose, cariche di negromanzia). È che la morte di Jon mi puzza ancora di più nella serie televisiva che nei libri, perciò temo un ritorno di fiamma della Strega Rossa o un «Lazzaro, alzati e cammina!» dagli orchetti del ghiaccio, o qualunque cosa siano.
Cersei intanto è costretta alla marcia della vergogna lungo le vie di King’s Landing. Ve lo dico: già dalla cattura, non sono riusciti a ricreare un oncia di tutto il tormento di Cersei, neppure con questa camminata che anzi è stata girata male. Posso affermarlo perché quando ho letto questa parte del libro, nonostante amassi odiare Cersei, ho simpatizzato e empatizzato con lei. La storia parla della protagonista, di quello che subisce, delle umiliazioni continue, della sua paura, del suo odio, delle sue ansie… di lei, come dovrebbe essere. Qui invece ho trovato tutto portato all’esterno, più voyeuristico che altro. Le inquadrature, il modo il cui viene presentato più il suo corpo che il suo viso, tutto parla di umiliazione ma non di chi è umiliato. Mi rendo conto che sullo schermo non si può presentare un monologo interiore o ricostruire con una voce narrante, ma se avessero rinunciato al solito nudo frontale da HBO in favore di maggiori primi piani, silenzi e inquadrature più drammatiche, si sarebbe potuto fare. Non gli interessava, perciò non l’hanno fatto.
Mentre la madre è in queste misere condizioni, la figlia rivela al padre di aver sempre saputo che Jaime non è solo suo zio, così si abbracciano e lei… cade per mano di una vigliacca di merda, un personaggio detestabile come Ellaria Sand. Uccidere una ragazzina col veleno? Andiamo, questa può vantarsi di ciò che le pare, ma non del suo onore. Insieme a Stannis è il personaggio che odio di più. Perfino più di Ramsay, che sarà un depravato figlio di madre signorina, ma lo è fino in fondo e non si finge diversamente. Quello che mi fa incazzare di più però è che Ellaria non ha senso, e le sue figlie sono delle smorfiose fotocopie senza identità. A parte quella ninfomane che cerca di infilarsi nelle mutande di Bronn. Wow, che caratterizzazione!
Dopo la fuga di Daenerys col Fortuna Drago Drogo. Anzi, Fortuna Drogo. Si ritrova nelle steppe dei Dothraki, dove tutto un Kalazar la circonda. Che vogliono? Secondo me sono venuti a osannare la Madre dei Draghi, tanto questa ha più culo che anima e cade sempre in piedi come i gatti. Jorah e Daario si faranno una bella scampagnata per cercarla, mentre Tyrion, Verme Grigio e Missandei restano a Meereen per mantenere l’ordine. Per fortuna arriva Varys a dare man forte. Ecco, l’incontro tra Tyrion e Varys è stato il mio pezzo preferito. Quei due sono una forza, conto su di loro per la prossima stagione, sempre che abbia la forza di seguirla.
Dulcis in fundo, di punto in bianco Arya c’ha i superpoteri! Finalmente ammazza Ser Meryn Trant, poi torna a casa e c’è una lunga scena alla Scooby Doo con Jaqen H’ghar.
Vogliamo sprecare commenti su questa scemenza?
Valar affanculo!
Ci rileggiamo la stagione prossima, adios.