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Game of Thrones (2011)

Parlando di Game of Thrones c’è una cosa che farò: non prenderò in considerazione i libri. Primo perché non li ho letti, secondo perché trovo non sia argomento pertinente.
Sì, è vero, è una serie tratta da un noto ciclo fantasy. Ma è anche vero che il gradimento di questo telefilm non deve avere nulla a che fare col gradimento della carta. Sono due campi diversi, come Blade Runner e Gli Androidi sognano le Pecore Elettriche? Due facce della stessa medaglia, diverse, ma simili.
Vietato parlare dei libri quindi.
Ciò che resta è un telefilm solido, anche più osannato di quanto non valga in realtà, probabilmente a causa della sovrabbondanza di mediocrità generale che fa gridare al miracolo grazie a presunte scene scandalo che, in verità, se guardiamo alla storia, quella vera, quella dell’umanità, sono pur sempre una pallida rappresentazione di ciò che il mondo reale intende per crudeltà.
Game of Thrones cos’è, quindi? Un telefilm che si fonda su uno stuolo di fan adoranti, radunatisi intorno alla versione cartacea e immancabilmente scissi tra chi lo trova aderente e chi no, oppure mira a essere intrattenimento anche per neofiti, schiera alla quale io appartengo?
E poi, ancora, è intrattenimento per ragazzi oppure è intrattenimento universale, visti i quarti di nudità e il linguaggio sporco di cui fa sfoggio?
Tanto per cominciare è un prodotto valido, lento e migliorabile. E, trattandosi della HBO, non mi sarei aspettato niente di meno. C’è la Fox, se si vuole edulcorare una realtà già falsa, quale può essere quella fantasy.

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E, prima di tutto, è bene chiarire che non mi va di perdermi in discussioni sul genere. Sono noiose, così come le persone che dei generi fanno barriera invalicabile. La contaminazione è linfa vitale. E qui, in questo telefilm abbiamo contaminazione storica, intrigo politico e battaglie sussurrate, immaginate, ma non godute, che è il suo limite più grande; ma, si sa, le battaglie costano. E un telefilm, chissà perché, ha ritmi e costi ben precisi. Ma questo, ahimé, è un altro discorso ancora, quello sul marketing; ed è anche, allo stesso tempo, la ragione per la quale la carta, a meno di non essere scritta da un analfabeta, vince sempre sui telefilm. Sulla carta, un milione di uomini che si danno battaglia non costano nulla, eccetto il tempo che si impiega a immaginarli e a descriverli; portarli sullo schermo, persino oggi che la CGI “apre tutte le porte”, ha un costo. I soldi sono l’unico limite alla riuscita di qualunque trasposizione artistica.
Game of Thrones è un buon telefilm? Come ho detto, parte da una posizione privilegiata, la HBO, e questo già è sufficiente per collocarlo nella nicchia dei prodotti superiori, o per lo meno portati avanti con intenzioni un pochino più serie rispetto a chi serve minestra riscaldata, per non avere fastidi di sorta e per avere soldi facili.
Arricchito da un ottimo cast, in parte spaesato dalla novità della prima stagione, com’è giusto che sia, in parte già calato nei panni dei cospiratori, o partecipanti al Gioco dei Troni.

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Sean Bean (Eddard Stark) veste bene l’armatura e maneggia la spada. È un piacere vederlo. Peccato gli si conceda parti già finite prima ancora di iniziare. Lui è una presenza che rilassa e si fa guardare, così come la sua controparte, malvagia per definizione, ma che io trovo cinica, realista e opportunista, Nikolaj Coster-Waldau (Jaime Lannister). Per il resto, un sovrano che parla sporco, in spregio alla sua regalità, mito creato ad arte dai bardi, cavalieri violenti e puttane di corte non sono una novità straordinaria, ma una corretta rappresentazione, non tanto del libro, quanto della vita di corte, la vera corte, fatta di nobili e guerrieri, di dame che erano tali non già per il sangue, ma per le vesti ricamate che indossavano, e per aver letto qualche libro in più. Quando ci si spogliava, in camera da letto, si era tutti uguali.
L’incesto, questo tema scabroso, in realtà era tanto comune nell’antica Roma, tra i potenti, da suscitare quale reazione violenta uno scappellotto, più che la perdita del trono. E giustamente così è trattato da chi, all’interno della finzione storica, l’ha commesso, come un vizio tra nobili e poco più. Ma capisco che certi temi possano ancora far strabuzzare gli occhi e lasciare stupefatti.
Niente di ché, insomma. Ben più scioccante ai suoi contemporanei doveva essere Costantino V che, defecato in un fonte battesimale, fu chiamato Copronimo, dal nome di sterco. E questo signore divenne imperatore, mica cazzi… e Basilio II, uccisore di bulgari, che organizzava spedizioni di soldati accecati in dono al Re dei Bulgari suo nemico, per fargli capire che comandava lui. O ancora il cristianissimo Carlo Magno, capace di ordinare, in tempi non sospetti, la decapitazione di cinquemila uomini suoi prigionieri, in un solo giorno…

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La realtà, quindi, è ancora ben lontana dalla fantasia. O viceversa. Ma capisco anche che occorra, a un certo punto, vendere e guadagnare, e in qualche modo divertire. Game of Thrones diverte, nonostante l’espressione stanca e scazzata di Lena Headey (Cersei Lannister) cui non giova il biondo, o l’avere a fianco quel bamboccio di suo figlio, futuro Re, questo sì odioso, ma fin troppo, tale da incarnare il cliché del moccioso cattivo e viziato. E in generale, la storia è già scritta, non riserva grandi sorprese né colpi di scena. Qualunque svolta è perfettamente deducibile e attesa. E ciò nonostante, si lascia guardare. Personaggi preferiti sono Arya Stark (Maisie Williams) nel ruolo della ragazzina ribelle dal futuro incerto, allergica alle regole e alle formalità (stereotipo anche lei, ma con gusto), Tyrion Lannister, intrigante e manipolatore; e il fatto che si porti a letto una prostituta, che è anche una ex-pornostar (Sibel Kekilli) fa di lui il mio eroe.
Il resto, un mondo sull’orlo in attesa dell’inverno e minacciato da qualcosa che giace al di là di una barriera, be’, non è il massimo della vita fantasy, né di preciso una ventata di originalità, anche se apprezzabile è la totale assenza di magia sciocca e di razze e sottorazze la cui stessa esistenza è cagione di mancata sospensione dell’incredulità. Non tanto per la diversità, quanto per l’illogicità alla base della loro civiltà.
Niente di tutto questo, per fortuna, in Game of Thrones, a parte i draghi. Creature irrinunciabili che avrebbero più fascino se, come nel nostro mondo, fossero relegate al mito. Lontane nel tempo e, in fin dei conti, impossibili.

Altre recensioni QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Da lettore della saga mi sono approcciato al telefilm con la tua stessa forma mentis, lasciando i libri da parte.

    Credo che l’unico limite per chi non ha letto i libri e ha visto la serie in pari con la programmazione americana sia lo stare dietro ai mille mila personaggi e ai loro rapporti.

    Per il resto, io l’ho trovata la serie migliore di quest’anno. Probabilmente per demerito degli altri, sebbene di suo abbia comunque enormi meriti.

    • Ma, in realtà a me è piaciuta anche per il gran numero di personaggi… è un punto di forza. 🙂

    • 13 anni ago

    La spada spezzata è uno dei capisaldi della narrativa di Anderson; fortissimamente consigliato.

  • Ti perdono. 😀
    E poi La Spada Spezzata ce l’ho lì buttato da anni. Non l’ho neppure aperto. Quasi quasi…

    😉

  • Volevo dire Poul Anderson,non Paul…

  • Pur apprezzando Martin non ho nè letto i libri,nè visto il telefilm.In parte mi attira proprio per la crudezza e l’uso diluito della magia ma la lunghezza della saga mi fa scappare a gambe levate…
    Su elfi e nani consiglio a tutti “La spada spezzata” di Paul Anderson,con degli elfi squisitamente ambigui,più simili a quelli dei miti nordici che non a quelli descritti da Tolkien.

    • 13 anni ago

    La versione di fantasy che ci ha portato Martin è più dalle parti di Gemmel che da quelle di Tolkien. L’impressione che ne ho ricavato io è che all’autore americano interessi di più narrare per differenti POV che non riportare l’affresco di N civiltà differenti.
    In generale penso si possa narrare di un tot di razze o di sottogruppi solo se si è fatto uno studio mostruoso dell’ambientazione. Non a caso Tolkien si era fatto una specie di biblioteca per la sua trilogia con tanto di sourcebook (Silmarillion).

    • Che comunque è legittimo, narrare la storia privilegiando più i personaggi che il mondo in cui vivono. Bisogna vedere il risultato. E in questo telefilm trovo particolarmente insulsa la ragazza-drago. Si vede che non è albina. E poi gli albini stanno dalle parti di Elric di Melniboné…

      Mah…

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  • Volentieri. Quanti ricordi 😀

    Buonanotte a te!

  • p.s. d’obbligo. Ripeto che di letteratura so ben poco, non voglio ostentare cultura che non posseggo, è tutta roba videoludica, la mia… ed anche nel videoludico Dragon Age rappresenta un po’ un’eccezione perché moltissimo fantasy è come lo descrivi tu. Ma io non lo considero nemmeno, sarebbe come considerare storie d’amore i già bistrattati harmony… Se voglio una storia d’amore, di sicuro non scelgo quella roba lì.

  • Oddio, io con un elfo guerriero e parecchio incazzato ho fatto sesso… tanto puri non sono sempre! E uno l’ho visto prostituirsi (e farmi parecchie avance spinte…).
    E non è vero che gli elfi sono tutti buoni: ho visto elfi ammazzare “traditori”, elfi razzisti e addirittura elfi detestare determinati altri elfi… per la loro nascita.

    E’ questo che cerco di dirti: non vedo assolutamente questi stereotipi, se non nella letteraturaccia che per me può marcire sugli scaffali… tolkien merita una menzione a sé: lui gli elfi non li mette nemmeno tra i buoni o i cattivi, li figura quasi degli dei (e può pure farlo, considerato che all’epoca non si poteva parlare di cliché, il fantasy l’ha praticamente inventato lui…).

    p.s. Ma abbiamo sempre opinioni divergenti? non mi pare, considerato che praticamente mi sono scaricata l’intera filmografia da te vista ed apprezzata quasi in toto (o schifata, ma quasi sempre in linea col tuo pensiero… a parte Caccia ad ottobre rosso, Cannibal e Le ali della libertà, ovvio!).
    O forse abbiamo opinioni divergenti pure sul fatto che non abbiamo opinioni divergenti? 😀

    • Boh, può essere… 😀
      Ora vado a nanna. Riprendiamo domani, se ti va, così mi spieghi la storia del sesso con elfo incazzato. 😀

      Buonanotte!

  • Verissimo, troppo lungo… e poi non sono sicura di avere i mezzi intellettuali per una discussione del genere. Senza contare che credo che partiamo da due punti di vista differenti: più che realismo cerco una dimensione parallela, completa ma differente da questa (se fantasy fosse sinonimo di cavalieri e dame e re e violenza, sessuale o meno, e sangue… bah, non credo che mi sarei mai avvicinata al genere).

    Anche se, questo è chiaro, non sono d’accordo sul fatto che i personaggi non sembrino veri. Come potrei?
    Sul realismo, io continuo, a costo di sembrare noiosa e pedante e pure un po’ autistica, a consigliare Dragon Age origins… Lì c’è tutto il realismo che vuoi (e se non trovi realistico nemmeno quello, allora abbiamo un’idea differente del realismo e mi arrendo!).

    Oltre a questo, il fantasy che ho letto è scarso e da quel che ho visto sono poveri di spirito: brutte copie di Tolkien – quasi invariabilmente – e davvero tutti a bere birra o ad amoreggiare nei boschi, tra una ricerca e l’altra di qualche oggetto mirabolante.
    Ho provato diverse saghe famose ma mi sono sempre sembrati romanzetti harmony con qualche orecchia a punta sparso nel mezzo.

    • @Bruno
      E infatti, pure a me le scene-scandalo sembrano artificio sensazionalistico. Però è innegabile che certe cose riescono a far colpo sui ragazzini, e pure sul pubblico americano che, nonostante tutto, lo vedo a digiuno di medioevo (quello vero)…
      Quindi infastidisce un po’, ma più che altro per il clamore che se ne fa. Ripeto, trattasi di realtà edulcorata, in fin dei conti. Il medioevo vero e proprio era ben altro.

      Be’, anche le cronache della I Crociata sono piuttosto interessanti… 😀

      @Alice
      Be’, a questo punto credo che abbiamo come al solito 😀 un’opinione divergente. Tralasciando Tolkien e, come hai capito, andando a pescare da tutta la letteratura parallela e successiva, ecco, mi sarebbe piaciuto vedere un elfo discorrere di sesso e volgarità assortite, ad esempio. Possibile che siano tutti bravi e virtuosi?
      Ovvio che il mio è un discorso generico. Però l’idea generale è quella, elfi tutti buoni (a meno che non siano scuri, nero=cattivo, in una specie di simbologia razzista) e moralmente superiori agli esseri umani, nani tutti ubriaconi e bonaccioni… ecco, queste robe qua non le reggo proprio, insieme agli incantesimi e alle pietre magiche. Anche se, come dice Bruno, se si riesce a trovare un contesto adatto, pure gli stereotipi sono gradevoli, a volte.

      😉

  • (Per inciso: la magia a lucette e incantesimi non mi infastidisce di per sé, bisogna vedere come è descritta e che senso ha…ma questa è un’altra storia)

    Per quanto riguarda questa serie, la mia valutazione breve e negativa è qui per chi volesse leggerla:
    http://mondifantastici.blogspot.com/2011/04/game-of-thrones-la-serie-tv.html

    …e comunque non avevo grane opinione nemmeno della versione cartacea (ho letto 80 pagine del primo libro e mi sono arenato). In entrambi i casi devo dire che non mi prende e non mi convince, e la voluta scabrosità mi ha infastidito ancora di più per la sua gratuità. Il punto non è che il male esiste, non avevo dubbi, dico che in GoT è dozzinale, non si sa come farne rappresentazione artistica (fosse anche come si intende “artistico” in TV) e il dubbio che ci sia la ricerca dello stupore fine a se stesso, e dell’arrapo per i ragazzini, è consistente.

    Comunque all’elenco di momenti edificanti tratti dall’antichità andrebbe aggiunto *assolutamente* quello del sacco di Costantinopoli effettuato dai Crociati per motivi economici (conveniva ai Veneziani): grandiosa la scena della puttana che fu installata a cantare canzoni oscene sul trono di quello che era l’antico Impero Romano d’Oriente, mentre i cavalieri cristiani si ubriacavano nella sala.
    Altro che le multinazionali che ti mettono gli additivi schifosi nelle merendine!

  • Azz, se trovi pesante Tolkien allora il fantasy mi sa che non fa per te (è uno dei miei autori preferiti, forse il mio preferito, che telodicoaffare)…
    Però lui non si è mai occupato molto nel particolareggiare la stratificazione e la strutura delle società, è più un creazionista epico…

    E la mia cultura fantasy non è molto approfondita. Tutto quello che so, lo so tramite i videogiochi…

    • Preferisco di gran lunga un’ambientazione come questa, approntata tutto sommato sul realismo, che tutto il resto degli stereotipi fantasy. Qui almeno le persone sono rumorose, reali, volgari persino.
      Ecco, questa è una mancanza che di solito ravviso nelle altre ambientazioni fantasy. Tolkien compreso.
      In fin dei conti, non importa che i personaggi abbiamo orecchie a punta o siano bassi, quel che conta è che sembrino veri. E, di solito, non lo sono. Tutto qua.
      Tolkien è un discorso più complesso. Impossibile affrontarlo qui, in due-tre commenti. Ce ne vorrebberro duecento.
      😀

  • Poi va beh, per me il fantasy senza varietà di razze e culture radicalmente differenti non ha ragion d’essere…

  • Oddio, forse quello è il fantasy dei poveri, tipo da leggere in treno… nella mia esperienza i nani sono tutt’altro (divisi in caste, hanno una società talmente strutturata da rasentare la schiavitù) e gli elfi hanno un passato di schiavitù che li ha portati a dividersi in clan molto differenti tra loro…
    Gli elfi di Tolkien, poi, sono ancora diversi, essendo tra i primi popoli comparsi nel regno vivono in una realtà che realtà non è…

    Insomma, io non lo so cosa dicano nella Spada di Shannara e soci (tremo al solo pensiero, probabilmente sono una vaccata di romanzi) e in tutti i cloni che riempiono gli scaffali delle librerie… Però da quel che posso dirti io, le società non sono campate in aria come le hai descritte (e per fortuna, direi, altrimenti il fantasy dovrebbe implodere…).

    • @Alex
      Bentornato. 😉

      @Alice
      Be’, con me la vita è dura dal momento che trovo pesantissimo anche Tolkien. E un po’ campato in aria pure lui. Ma questa è un altra storia… 🙄

  • Sono uno dei fan adoranti. Più dei libri che del serial, ma in fondo anche di quest’ultimo.

  • Nel senso che, finora, la magia è gestita in modo discreto, senza lucette intermittenti e incantesimi.
    Stessa cosa dicasi per le razze: elfi, nani e compagnia bella infastidiscono non tanto perché sono elfi nani e compagnia bella, piuttosto perché le civiltà associate a essi sono illogiche, una più stupida dell’altra. Una nazione di elfi è, più o meno, una nazione di gente che non fa un cazzo dalla mattina alla sera e trascorre il tempo cantando e dicendo stronzate esistenzialiste. I nani, bevono birra e fanno i minatori. Mmmhhh, che gusto!

    😉

  • E’ un po’ che ci gira intorno ma proprio non mi ispira (come non mi ispirano i libri, dopo cinque righe ho mollato… sono una grande lettrice, io!)

    Piuttosto mi incuriosisce una frase:

    ()è la totale assenza di magia sciocca e di razze e sottorazze la cui stessa esistenza è cagione di mancata sospensione dell’incredulità. Non tanto per la diversità, quanto per l’illogicità alla base della loro civiltà.

    Che cosa intendi?