Cinema

Flight of the Living Dead: Outbreak on a Plane (2007)

Un giorno di questi, tornando sui miei passi (perché avevo deciso di non farne più), dovremo intavolare una bella discussione sulla scrittura, dal momento che le mie idee a riguardo sono sempre più confuse; in special modo, il discorso verterà sullo scopo della narrazione, però dal punto di vista dell’autore. Discorso che, come sempre, si può applicare anche alla narrazione cinematografica.
Si tratta al solito di zombie, o più precisamente d zombie outbreak. Il luogo è un aereo di linea, il tempo la durata di un volo, le motivazioni dei pretesti, la resa anche più piacevole di quanto ci si possa immaginare, nonostante gli ammericani, che degli zombie si sentono i padroni, l’abbiano distrutto su IMDb.
Questo Flight of the Living Dead: Outbreak on a Plane (per gli amici Plane Dead) è un B-movie. Non confondiamoci un attimo, su questo punto. Il ché vorrebbe dire low budget, come definizione vuole, ma anche e soprattutto trama sgangherata, qualche vezzo registico e un tocco trash che non fa mai male, ma impreziosisce il tutto. Come i nastri sui pacchi regalo. Non servono a nulla, ma quando li vedete sospirate.
Io i regali li odio.
Ma non tergiversiamo. La regia è di Scott Thomas. Lo conoscete? Nemmeno io. Ma sembra abbia prodotto una marea di roba per la tv, giungendo a regalarci questa ennesima variazione sul tema.
Ecco, lo scopo di narrare una storia come questa? Quale può essere?

***

Voglio dire, alle spalle c’è un investimento, che non sarà faraonico, ma con cui comunque ti ci potresti comprare una casa. Bruce Campbell dice che coloro che campano nella giungla di polistirolo dei b-movie mirano, tutt’al più, a restare in pari, quando si parla di produzioni e di uscite cinematografiche, puntando al guadagno, se introito ci deve essere, direttamente dal mercato dell’home-video. Questo andava bene appena un paio di anni fa. Poi c’è stato il fallimento di Blockbuster. E ora il mercato dell’homevideo è più deserto delle Terre Perdute di Mad Max.
La domanda riecheggia nella sconfinata solitudine: perché?
Trampolino di lancio per attori emergenti. Vero e falso. Anche perché i b-movie contano su un sottobosco di attori, spesso caratteristi, che non riescono a ricoprire altro che ruoli di scarso rilievo, ma che, come nel caso di Erick Avari, il capo clan in quel di Stargate, te li ricordi sempre, pur ignorando il loro nome.
Come fosse un universo parallelo, questo sottobosco si autoalimenta, confidando nel colpaccio del mercato domestico.

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Si mettono insieme un po’ di soldi, si costruisce l’interno di un aeroplano, visto che l’esterno è un modellino condito di CGI, si applica il canovaccio della zombie outbreak, con gusto sopraffino che avrebbe potuto essere superbo, se non si fosse caduti nel solito cliché che gli zombie sono una novità, ovvero che nessuno dei protagonisti sembra aver mai visto un film di Romero, come fossero tanti Barbie e Ken; si arruola un manipolo di attori giovani, e comparse e una bella protagonista, perché somiglia a Olivia Wilde e perché lei Kristen Kerr, è il momento che ci provi a far decollare la sua carriera, visto che Olivia c’è riuscita… dicevo, si mettono insieme questi fattori e la miscela esplode, proprio come l’outbreak.
Per non farci mancare proprio nulla, si diversificano i passeggeri. E ci si riesce. Infatti, bastano poche inquadrature e te li ricordi tutti, almeno quelli non destinati a essere tappezzeria: c’è il poker di fidanzatini che si mettono le corna a vicenda, il campione di golf nero, il Tiger Woods (non sbuffate, alla fine è un personaggio figo), il poliziotto in borghese che pare uno degli ACDC, voce a parte, le hostess carine, una suora, un Capitano che sembra quello dell’Aereo più pazzo del Mondo e, infine, l’equivalente di Kate di Lost, però maschio, un po’ effeminato e con un senso dell’umorismo notevole, che ti smorza qualsiasi scena, però ti fa scappare la risata, con mastino poliziotto ammanettato, seduto sul sedile accanto.
E il gioco è fatto.

***

L’aereo trasporta nella stiva una passeggera in stasi criogenica, ovviamente portatrice di un virus che… lo sapete già.
A dire il vero, del film ho apprezzato di più le dinamiche tra i passeggeri e il personale di bordo, pre-outbreak, che le scene action in seguito allo scoppio dell’epidemia. Per un motivo molto semplice, le seconde mancano di tensione. Non c’è, non è mai esistita, e non ci si è mai impegnati per tentare di crearla. Un’onestà che sa di povertà di mezzi. Apprezzabile, ma limitante.
Gli zombie/infetti sono realizzati bene, anche se basta davvero poco, ormai, per farne a dozzine. Efficienza acquisita sul campo, dopo decine di film sull’argomento.
Peccato perché, dal momento in cui si balla, e il film si trasforma in un bagno di sangue, con Tiger Woods, o il suo succedaneo, che si mette a giocare a golf con le teste degli zombie, col suo ferro 3, le buone introduzioni di tutti i personaggi svaniscono nel nulla, dimenticandosi delle loro individualità e relegandoli a una sorta di videogioco la cui trama è già scritta. Peccato, perché la Hostess Megan, il poliziotto, il criminale con la faccia ossuta che ci prova con lei potevano costituire un buon investimento per future apocalissi.
Così così, alla fine, con qualche momento topico e la domandona iniziale che resta senza risposta: perché narrare un film così?

Altre recensioni QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • L’idea potrebbe essere comunque efficace, hai ragione.
    Con tutti i suoi limiti, Snakes on a Plane era una genialata, un film della madonna, dannatamente trash e divertente da morire.
    Peccato sprecare una cosa così: se i serpenti fanno paura, gli zombie dovrebbero devastare!
    E invece…. per non saper né leggere né scrivere, però, me lo cerco.

    Erica/Bollalmanacco

    • Fammi sapere! 😀

  • Bhe io opterei per la motivazione religiosa xD
    Forse sono veramente convinti che quello che stiano filmando sia un capolavoro D:

    • Ma no, non credo. È il famoso diritto di fare merdate, purché siano dichiarate. È una roba importante. 😉

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Penso che alla fine la risposta sia semplicemente perché sì, perché dietro ai b-movie, almeno a livello teorico, c’è divertimento, un divertimento che genera ed è generato dalla passione, e immagino che chiunque “crei”, come dici qui sopra, voglia almeno una volta cimentarsi con qualcosa del genere. Che poi non ne abbia le capacità (registiche/narrative/ecc), è un altro discorso… 🙂

    Simone

    • Ah, ma chiariamo, io adoro i b-movie, e solo che visto che si fanno le Crociate sulla narrazione perfetta, mi chiedevo qual è la collocazione per questo tipo di lavori. Perché, come dire, trattasi, il più delle volte, di mediocrità annunciata in partenza.
      😉

  • Non so cosa rispondere alla domanda sulla narrazione. Cioè, sì in realtà, però magari è meglio attendere il post apposito.

    Sulla questione b-movie: non li disdegno. Alcuni sono molto appassionanti, pochi sono nel mio cuore, tantissimi sono da dimenticare. 🙂 Fa parte del gioco. 😉

    Ciao,
    Gianluca

    • Però, tutti ne vorremmo girare almeno uno, dì la verità! 😀

  • Bella domanda.

  • Sinceramente quando leggo un libro o guardo un film non mi chiedo mai che senso avrebbe avuto narrare una simile storia. Penso più che altro se il libro o il film mi è piaciuto o non mi è piaciuto. E in questo caso cerco di capirne perchè. Ma sul motivo per cui si deve narrare una storia, proprio non mi sono mai interrogato. Non saprei che dire , sul serio…

    • Sì, ma per chi scrive, filma, ci sarà un perché! O sono tutte stronzate? E, se lo sono, perché farla tanto lunga e fare tante chiacchiere? 😉

  • Secondo me alcuni registi e attori credono fortemente nel cinema di serie-B, che poi non vuol dire per forza lavorare a delle ciofeche immonde.
    Poi sì, la maggior parte storce il naso. Se ci pensi molti attori affermati hanno nel loro CV dei film d’esordio abbastanza allucinanti. Lode a chi li cita con fierezza (pochi, per la verità) 😉

    • Il guaio (o la fortuna) è che chi viene riconosciuto in tale cinema, vedi Bruce Campbell, poi non riesce a fare altro, perché gli vengono proposti sempre gli stessi ruoli. E anche il pubblico si affeziona.
      Però, oh, tu non andresti fiero di fare un film tipo My Name is Bruce?

      😉

  • (PS manco a farlo apposta stasera segnalerò anch’io un mediometraggio zombie che ho appena visto. Questo è europeo, però! 😉 )

  • Io i b-movie li adoro a fasi alterne. Diciamo che sono felicissimo che esistano, anche se alcuni sono di una bruttezza intollerabile. Come certi ebook 😉

    • Sì… occhio a parlare di eBook. ahahhaha 😀
      Mi riferisco al fascino dell’ambiente. Cioè, ci girano sul serio attori, registi, direttori della fotografia, però (almeno me li immagino io così) tutti senza la puzza sotto al naso di chi fa il cinema d’autove.
      Però, magari mi piacerebbe anche lavorarci. Perché poi capitano sempre i gioiellini. 😀

  • Bene, mi è sempre piaciuto essere in minoranza 😀
    Dovresti vedere che faccia fanno certi benpensanti quando gli spiego (su loro insistenza) cosa sono le cose che scrivo di solito. Probabilmente per loro sono uno spreco di tempo senza giustificazioni. Ca**i loro 😉

  • Già, perché?
    Forse perché esiste un mercato che sopravvive solo grazie a questa roba. E soprattutto il mercato americano è così sterminato che si può permettere questa roba.
    Ogni film è un investimento: se il film va a puttane, allora son soldi buttati, ma se già vai in pari, è un successo, perché puoi fare un altro film e così via, all’ infinito.
    E comunque io a questo punto devo vederlo: gli zombi sull’ aereo mi mancano.
    *O*

    • Infatti, e noi altri rassegnamoci, perché gli zombie americani sono diversi da quelli europei, e non li capiremo mai del tutto. 😉
      Però, per me è una figata il mercato dei b-movie. Un po’ come quello degli eBook, c’è gente che ci spende i quattrini sul serio.

  • Visto tempo fa, non mi ha lasciato granché, anche se lo spunto di base è intrigante. Ma del resto a me fa schifo anche Snakes on a plane, anzi, questo con gli zombie l’ho trovato più gustoso 🙂
    Il finale poi me lo ricordo molto carino e anche un po’ grottesco.

    Riguardo alla domanda, non me la pongo più da un pezzo. Esistono cose elevate, altre cazzeggione, altre del tutto inutili. Funziona così per quasi tutto, cinema e libri non fanno la differenza.

    • Ma infatti…

      *SPOILER*

      È così che la penso anch’io.
      Ma sembra che siamo una minoranza, peggio dei rinoceronti o delle Tigri del Bengala (poveretti loro).

      😉

    • 12 anni ago

    Se non ci fossero film così come faremmo a divertirci con le recensioni 😀

    • Credevo che le motivazioni fossero più complesse! Al limite dell’esistenzialismo! 😀