Eccoci al secondo appuntamento con Firefly. L’Affare del Treno (The Train Job) è ufficialmente il primo episodio, dopo il Pilota, presentato la scorsa settimana. Questo perché:
The two-hour Serenity was originally intended as the pilot for the show. The network (FOX) however, decided not to air it, citing that they wanted a pilot with a more action-packed feel to it. With exactly one weekend to write a new pilot, executive producers Joss Whedon and Tim Minear wrote The Train Job, which appeared first on the show. A slightly retooled version of “Serenity” was later showed as an ‘origins’ story after Firefly had been canceled (fonte IMDb).
The Train Job, quindi, scritto in un weekend, da buon primo episodio presenta una storia tipo, la classica rapina al treno, e si preoccupa di fornire un ritratto sfaccettato, senza risultare lezioso, di tutti i protagonisti. La storia fila via liscia, con un Whedon impegnato sia come regista che come sceneggiatore che raccoglie, letteramente, tutti i cliché dei generi che vanno a contaminare questa epopea, western e sci-fi sopra tutti, li fa propri e li riedita, con classe. Ecco, l’esempio, questo, dello stereotipo che non solo non infastidisce, ma appassiona, perché presentato con gusto.
Come in ogni western che si rispetti, siamo alla periferia, i margini, dei sistemi stellari governati dall’Alleanza. Si tratta di mondi selvaggi, spesso riadattati alla vita umana tramite sofisticate tecnologie in grado di fornire l’atmosfera a piccole lune altrimenti inabitabili.
Vita artificiale, insomma, o ricostruita, che causa il sorgere di malattie endemiche.
Si parte in un saloon dove, il giorno della vittoria dell’Alleanza, reduci di entrambe le fazioni, si radunano per bere e abbandonarsi a sane scazzottate. Mal, il Capitano, è un reduce, ma anche un uomo che segue le proprie idee, fino alla fine, anche se sono idee pessime.
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[contiene qualche piccola anticipazione]
Conosciamo l’origine del suo abbigliamento, quel soprabito in pelle scamosciata marrone che indossa, che fa tanto Han Solo, è segno d’appartenenza alla fazione Indipendentista. Cappotti marroni, venivano chiamati.
Joss Whedon ha un vero lusso a disposizione, in fatto di caratteristi, in questo episodio vediamo Tom Towles, che i più ricorderanno come Harry Cooper nel remake saviniano de La Notte dei Morti Viventi (1990) e Gregg Henry, solido attore, che si ricorda, tra gli altri, per il suo ruolo di antagonista in Omicidio a Luci Rosse.
Ecco, stiamo parlando, in fondo, di questo: di una carriera ormai certa, quella di Whedon, apprezzata. Di un tizio per il quale agli attori lavoravano volentieri. Di una serie, ancora una volta guardate la qualità delle riprese e degli effetti, che è di altissimo livello. E basta, mi fermo qui con le recriminazioni.
In questo universo sino-americano, dove nel classico villaggio di frontiera, raggiungibile solo da un treno, i vecchietti vanno in giro coi cappelli di carta a cono cinesi, ma vestono come cowboy, Mal ottiene la commissione per un lavoro sporco: la rapina al treno.
Un gentleman spietato gli illustra il piano e gli promette sangue, nel caso fallisca.
Sulla nave, intanto, River dà segni di squilibrio, vaneggiando in strani discorsi, all’apparenza privi di significato. Eppure, conosce a menadito le specifiche tecniche della Serenity, conosce il latino, infatti è lei che, in un momento di lucidità, ci rivela che Mal, in lingua latina, vuol dire “pessimo”.
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La rapina al treno va compiuta portando la Serenity in planata sui vagoni in movimento, e issando su il carico, attraverso un portellone.
La natura del carico, però, è tale da far sorgere in Mal quel senso di giustizia folle, sprezzante del pericolo, che lo caratterizza.
Ecco, non vi dico di più sulla trama. Gustosissimo è però il modo in cui si chiude la partita tra Mal e i suoi nemici. Come dicevo prima, cliché, con avversari che giurano vendetta, si dischiude un possibile scenario in tal senso, che viene subito risolto, nel giro di un’inquadratura, in un modo che definire brillante è poco. Unico, direi. E spiazzante. Ti strappa la risata nonostante, lo posso dire, la brutalità della scena.
Ma, in fondo, non era questo il western, o lo spaghetti-western, per essere precisi?
Non mi stanco di ripeterlo, questa è classe, al servizio dell’intrattenimento. È gusto e ironia. E no, non è una serie per ragazzi, ma un ottimo esercizio di stile. Joss Whedon è un autore, l’hanno voluto mettere a tacere. Ma di questo, magari, ne parliamo un’altra volta.
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