Parliamone, senza scannarci troppo.
È un bel film. Come detto sulla pagina facebook, ieri; al cinema ci sarei stato almeno un altro paio d’ore, pur di vedere come sarebbe finito. E invece finisce sul più bello, e dovrò aspettare due anni per sapere se Luke muove il culo dall’isola dei nuraghi, dove s’è rintanato.
Sì, c’è qualche spoiler
E questo mi porta immediatamente a una prima considerazione: che la dimensione cinematografica è avara. Oppure che siamo noi a esserci viziati con la TV, o con lo streaming, o peggio ancora, con Netflix, che adoro, ma che ti mette online, portata di clic, un’intera stagione, spingendoti a fare maratone di 12-18 ore e guardarti una quantità di vicende tali concepite per durare almeno quattro mesi, e che sono costate il lavoro di un anno intero, tra pre-produzione, riprese, montaggio, post, etc…
Parlando di sostenibilità, non è possibile il ritmo al quale divoriamo opere dell’umano ingegno.
E così, per conoscere le vicende dell’Episodio VIII di Star Wars, dobbiamo vedere scritto sul calendario 2017.
Cosa ci ha portato, l’Episodio VII?
Tanto per cominciare, cose belle. Quelle maltrattate dagli integralisti all’epoca della comparsa del primo teaser: lo spadone con la guardia laser, e BB8 che, ricordo, venne appellato col poco grazioso appellativo di “due palle”, una sull’altra.
E invece, il droide rotolante è proprio spettacolare, a partire dai colori, e dai suoni che emette.
Il droide è una delle poche cose che sfugge alla mania citazionista, e deleteria, di Abrams. Essendo, i droidi, una costante dell’universo di Guerre Stellari, ancor più dei cavalieri Jedi o dei Sith o delle spade laser. Il droide è come l’iperguida, l’apogeo della civilizzazione spaziale, forse il confine ultimo di sviluppo se, come sembra, è dotato di autocoscienza.
La spada laser: un esperto di armi su youtube ha riassunto così “meglio con guardia che senza“. Con la guardia, il guerriero che la impugna ha un minimo di protezione che la precedente forma a siluro non garantisce, essendo una puttanata cinematografica quei momenti in cui i due contendenti incrociano le lame e si spingono, guardandosi storto. Basterebbe una piccola spinta e zac, la lama scivolerebbe sull’altra fino a tranciare le dita dell’avversario. La guardia laser, in teoria, potrebbe salvare la mano di chi impugna dalla carbonella.
Tra l’altro, la costruzione di questo spadone laser non è così sciocca come sembra, al di là della guardia, sembra contenere elementi che la rendono più “aggressiva”, probabilmente ne sapremo di più se, nei prossimi episodi, rinunceranno a un minuto di azione per parlare un pochetto.
Sì, perché l’Episodio VII è l’eccesso opposto di The Walking Dead, non parlano mai, se non per dire stronzatine comiche.
E attenzione, ché la memoria ha giocato un brutto tiro a molti, là fuori, non è che la trilogia originale fosse Shakespeare o Kubrick. Erano tre storielle leggere, con colpi di cannoni laser, battutine, aerei che emettevano suoni inquietanti come gli Stukas tedeschi (la guerra psicologica innanzitutto) e tante, buffe creature. E a noi piaceva così.
Qui ritroviamo medesima leggerezza di intenti, e tante buffe creature.
L’unico problema è che se dovessimo sovrapporre l’episodio IV al VII, probabilmente risulterebbero tangenti.
Abrams, hai esagerato con le stronzatine.
E no, non ti perdono, stavolta. Soprattutto una cosa: ma c’era davvero bisogno della terza Morte Nera dopata?
Per di più distrutta quasi allo stesso modo dai caccia (gli X-Wing) di trent’anni fa?
È come se il suddetto Stukas potesse impensierire la De Gaulle. Ma de che stamo a parlà? Sul progresso tecnologico non si può cazzeggiare allegramente.
Comunque.
Rey (Daisy Ridley), download delle abilità Jedi da spada laser di Anakin a parte, mi piace. E sticazzi, grazie, direte voi.
Sì, ok, diciamo che la bellezza dell’attrice fa il suo. Ma, tralasciando per un momento il fatto che sia bellissima, è proprio un bel personaggio. Che si salva da sola. E questo è importante.
Finn, pure lui mi piace, in quanto a spessore psicologico è pari a una sottiletta, ma è perché, come detto, a Abrams e alla Disney gli piacciono le cose coreografiche piene di BUM BUM CRASH e ZANG! Sapevate a cosa andavate incontro, quando avete visto spuntare le orecchie di topo e il nome JJ… ‘nnamo su.. Purtroppo è così.
Che ne so, se l’avesse diretto Aronofsky avremmo visto Kylo Ren con la faccia da Mickey Rourke, se l’avesse diretto Refn, probabilmente sotto l’elmo ci sarebbe stato Ryan Gosling, che avrebbe corcato di mazzate tutti, o forse ne sarebbe stato corcato.
Insomma… Kylo Ren, un cattivo brutto e isterico. Complessato. Un adolescente dopato. Mi sta sugli zebedei, ma… forse… il bel ricamo fattogli da Rey con la spada laser del nonno gli gioverà, in bellezza, senza dubbio, e forse anche in cattiveria.
Che se ripenso alle faccette che faceva Hayden Christensen/Anakin per fare vedere che era cattivo nell’Episodio III, ancora mi ribalto dalle risate.
Han Solo e Chewbecca sono loro. Niente da dire. Con 25 milioni di dollari, Harrison Ford poteva pure ballare il ballo degli schiaffi, sarebbe stato figo lo stesso. Perché Harrison Ford. E perché è Ian Solo.
Il vero problema è quello di sempre. Sono loro: i Jedi e i (forse) Sith (o quello che sono adesso, boh).
Non so perché, ma al cinema, il vero motore dell’universo Star Wars, la filosofia della Forza, e i suoi maggiori interpreti diventano macchiette.
Troppo buoni o troppo cattivi. E con troppo intendo ridicolmente buoni o cattivi.
L’unico jedi che al cinema mi sia mai piaciuto è Qui Gon Jinn (dico al cinema perché in altri media dedicati a Star Wars, al contrario ce ne sono, di fighissimi). Primo perché Liam Neeson è stata una scelta azzeccatissima, alto possente, pervaso dalla Forza. Finalmente un jedi credibile. E poi perché il modo che il personaggio aveva di intendere la Forza stessa era credibile, esulava dalla ingenuità e dal laissez faire tipico, al contrario, dei venerabili maestri, Yoda in primis. Che essendo di un inattivismo rivoltante ha permesso a Palpatine di fare quello che ha fatto. A suo disonore va pure il fatto di aver preso legnate da Palpatine stesso, lui che traboccava di midiclorian e che pareva poter distruggere una galassia con uno starnuto.
Tale maestro, tale discepolo: Luke è il trionfo del pavido inattivismo.
Non fa un cazzo.
Allena dei Jedi e poi, quando il più fesso tra di loro, suo nipote, alza la cresta e fa il galletto cosa fa? Preferisce fare gne gne gne e ritirarsi in un remoto angolo della galassia, permettendo che i cattivi giochino al tiro al bersaglio contro i pianeti della Repubblica.
Salvo poi lasciare dietro di sé una comoda mappa componibile sparpagliata in due droidi per farsi trovare e implorare di entrare in azione.
Non so, muovere il culo prima no, eh Luke? Dillo che a te e al tuo maestro piace farvi supplicare.
Ma a quanto pare è questo che piace: il jedi buono che si fa un miliardo di pippe mentali prima di menare mazzate, lasciando uccidere milioni di innocenti, e quello cattivo che è cattivo quanto un bambino, quindi cattivissimo, senza un briciolo di classe, che frigna.
Detto questo, è stato un piacere rivedere la faccia barbuta di Mark Hamill.
E vabbé, queste le impressioni. Nel frattempo, mi rigioco i due KotOR.
Al 2017.