Uno deve pur cominciare da qualche parte se vuol parlare di cinema, ma da dove? Sì, ecco, apriamo un blog. Ti svegli la mattina con questa idea, dopo averne scherzato la sera prima con gli amici. Sì, ma che non sia il solito blog, il nostro deve essere speciale, un blog di cinema, ma diverso dal solito. A sentirla sembra sempre l’idea delle idee, quella vincente, quella che cambierà tutto.
Per cominciare serve un nome cazzuto tipo: Book and Negative©.
Ma perché proprio Book and Negative? Perché tutto ciò che di malsano evoca la parola negativo è stimolante, suscita sensazioni ambivalenti. Tanto valeva, allora, chiamarlo Book and Fetish©! Non so se ho reso bene l’idea…
D’accordo, allora! Lo chiamiamo Book and Negative! E poi? E poi devi scrivere qualcosa di carino, ma non scontato, che sia originale, ma non ovvio, che faccia ridere, ma anche riflettere, in tre parole: qualcosa che catturi!
E inizi a prenderci gusto utilizzando wordpress, scrivendo che il film di tal dei tali fa vomitare persino gli Sgorbions, compiacendoti di quanto scrivi bene, illudendoti da gran coglio*e che, magari, finirai per fare le scarpe a Mollica o alla Praderio e che diventerai l’Autorità in materia, guardando il contatore delle visite che ti dice che non si è visto ancora un cane da queste parti e a capire che ci vorrà molto più tempo e impegno del previsto a emergere, sempre che lo si voglia davvero, e che, come tornaconto, hai comunque, finché paghi la bolletta del telefono, la possibilità di scrivere quasi tutto quello che vuoi, come vuoi, per mandare chiunque tu voglia dovunque tu voglia… senza tralasciare il fatto che è divertente, almeno per certi soggetti, me incluso.
Vuoi inserire un video da youtube, ma qualche genio ha bloccato l’incorporamento. Poi arriva il secondo genio, scarica il suddetto video e lo reinserisce su youtube, questa volta senza bloccare l’incorporamento. Adori questo tizio! E il discorso vale in generale per tutti i suoi simili. Perché ti dà l’opportunità di mettere il trailer di Alice in Wonderland (2010) di Tim Burton e di dire che non ti piace per niente.
Come!?! Sì, non mi piace per niente. E allora?
Prima di tutto, più sento magnificare l’IMAX 3D dai media e più m’incazzo perché mi puzza di banderuola segnavento, secondo perché l’equazione tecnologia=buon cinema non è mai stata lineare e terzo, e fondamentale, perché il Paese delle Meraviglie sa troppo di pixel art e di CG. Alberi densi di fronde e fogliame, funghi dai cappelli perfetti, erba dalle sfumature di verde impeccabili, ombre sapientemente spalmate, uno Stregatto sorridente e vuoto, animazione che sa di cattivo gdr per pc e sfondi chiusi che fanno tanto studio cinematografico, fondali verdi e gente appesa ai cavi che fa finta di volare e si procura vesciche grosse così per il frizionamento delle imbragature.
Il genere di film alla Alice in Wonderland non mi piace perché sa di tecnologia. Un paesaggio che è perfetto, ma finto non crea illusione, imprigiona lo spettatore in un pacco regalo elettronico perfettamente confezionato, è vero, ma che non dà meraviglia. Insomma, è tutto pulito, preciso, graficamente incredibile. Alice ha creduto di entrare nel Paese delle Meraviglie, ma è precipitata in TRON Legacy, sempre della Disney, sempre in 3D, ma è il Paese sbagliato; ma mentre per Tron, il fatto che si veda che è elettronico ci sta tutto, per il Paese delle Meraviglie no!
Prima o poi passerà di qui il solito furbo che mi farà osservare: “Ma… ma, ma è il paese delle meraviglie, tutto è fantastico lì dentro! – gne gne gne! – E poi, – rullo di tamburi – questa è solo la tua opinione!“. Ora a questa mente brillante e alle sue simili io dico che me ne fotto. Io voglio vedere Alice col vestito sporco di fango e terra, dopo essere ruzzolata nella tana del bianconiglio, voglio vedere che si fa male dopo uno scivolone del genere, non dico che muoia per la caduta, ma che almeno si faccia qualche livido, voglio vedere alberi veri e paesaggi veri ed erba vera e sì, vorrei davvero vedere un vero Bianconiglio, o almeno che sembri vero e che non mi suggerisca all’istante il nome del programma di grafica col quale è stato creato. E, infine, pare incredibile, ma ci si deve pure preoccupare di ribadire ciò che è il trionfo dell’ovvio, cioé che quanto scritto finora è solo ed esclusivamente la mia opinione. Ma come potrebbe essere altrimenti? Insomma, Alice deve uscire da quel fottuto paese eletTRONico! E basta!