Cinema

Due parole su Gravity

astronauta_terra

Quest’articolo è destinato a coloro che hanno già visto Gravity. Gli altri si astengano dal leggere, a meno che gli spoiler non li disturbino.

In questi giorni ho parlato molto del film, in luoghi che non esistono, in conversazioni interessanti.
Ho anche più tempo per stare dietro al blog, e per leggere quelli altrui. Per cui mi vedrete in giro più spesso. Non so quanto durerà, ma finché dura ci sono. Per cui abbiate paura.

Ho letto stamattina la recensione di Simone Corà, che è un’interessante stroncatura.
Interessante perché, diversamente dalle altre, non si limita a fissarsi sulle cosce di Sandra Bullock (che trovate nella foto qui sotto), ma esprime disappunto circa la caratterizzazione dei personaggi.

Comunque leggetela.
Letta?
Ok.

Questa tesi, che è contrapposta alla mia, mi interessa parecchio. Ma non come recensore/barra critico cinematografico. Cosa che non sono e che non voglio essere, ma come autore.

Perché sì, sono un autore (Gne gne gne, autoprodotto, tutty amyketty, bla bla bla, casa editrice, roghi nelle piazze. Sì, ok, le solite storie, le conosciamo tutti. Ma sempre autore resto).

Venendo al sodo: a me la caratterizzazione dei protagonisti di Gravity piace. A Corà no.
Benissimo, sono felice perché ne è nata un’altra discussione interessante.

***

Questo è il tizio che forse è sulla luna, ma potrebbe anche essere in uno studio televisivo (vero che adorate le mie didascalie? ^^)
Questo è il tizio che forse è sulla luna, ma potrebbe anche essere in uno studio televisivo (vero che adorate le mie didascalie? ^^)

Per un attimo mettiamo da parte l’infelice (non per me) scelta del cast. Fingiamo che a interpretare Gravity non ci sia Clooney e Bullock, ma Giorgio e Sandra. Due astronauti qualunque.

E a me/voi autore/i spetta caratterizzarli.
Come lo facciamo?

Dettaglio iniziale, dopo aver stabilito il sesso, pensiamo alla nazionalità.

S’è detto che in Gravity i due sono troppo americani. Allora facciamoli italiani. E che siano italiani, eh, non italiani americani. Nel senso, io toglierei, prima di tutto, qualunque riferimento alla cultura nerd. Per cui niente italiani che vanno nello spazio e vagheggiano di Cthulhu o di Guerre Stellari o Star Trek.

Un italiano che sta lassù a fare l’astronauta in Gravity a cosa pensa?

Vediamo un po’…

Al processo Berlusconi?
Alla crisi economica italiana?
A evadere le tasse?
Alla pentola col sugo che ribolle a Casa Italia? A cosa?
Al cinese che gli ha venduto una sola, gettandogli maledizioni spaziali quando passa sopra la Cina?
Alla partita della Juve o dell’Inter?
A quanto sono stronze le banche americane ad aver causato la crisi economica?
Alle teorie del complotto di Adam Kadmon a Mistero (con l’immagine di Raz Degan sullo sfondo che sussura “sono fatti miei” e tracanna Jegermeister?)

***

È un astronauta, il nostro italiano, ma è soprattutto un italiano che, per quanto preparato e iper-addestrato, vive una propria quotidianità, per non impazzire. Altrimenti avremmo a che fare con un robot (che pure nello spazio esistono, ne ho parlato QUI).

Perché la scelta, da autori, è nostra: se vogliamo dare ai nostri Giorgio e Sandra una caratterizzazione realistica, allora devono pensare necessariamente, oltre a sostituire i pezzi del satellite guasto, anche al quotidiano.

E dunque, quali sono i pensieri di Giorgio e Sandra in orbita attorno alla Terra?
Io, perché l’ho sperimentato e ci rifletto spesso, da autore: credo che i pensieri sciocchi non ci abbandonino mai, neppure quando siamo alle prese con eventi sconvolgenti. Basta riflettere sul fatto che pensiamo alla materia fecale almeno una volta al giorno, quando andiamo in bagno. E magari dieci secondi prima stavamo leggendo un articolo sul bosone di Higgs.
Esempio radicale? Sì, ma serve a inquadrare immediatamente la situazione.
Quindi che la Bullock pensi alla scarpetta rossa nel modulo m’è parso normalissimo. Forse un po’ banalotto come ricordo (chi cazzo indossa scarpette rosse nel 2013?), ma banale quanto basta, a livello teorico.

Oppure, c’è la seconda opzione. Giorgio e Sandra sono sì personaggi reali, ma inseriti in contesto di narrazione, quindi devono essere strumenti, per quanto verosimili, necessari all’efficacia del tutto. Come credo siano i personaggi di Cuaron.
Ragion per cui, le loro reazioni appaiono (non a me) poco verosimili. Perché non sono personaggi reali, ma di carta (scritti sulla sceneggiatura).

I Rammstein sulla Luna
I Rammstein sulla Luna

***

Infine, perché il film non spazia pur essendo nel cosmo, da autori ci occupiamo del contesto.
Il contesto è una serie di incidenti orbitali, collisioni, emergenza, e i nostri Giorgio e Sandra che, più di una volta, rischiano la pellaccia.

A questo contesto si applica il ragionamento di poco fa. Ovvero, quanto devono essere realistici, i personaggi?
Devono apparire superuomini, e quindi lottare e basta contro le avversità, in una sorta di sfida contro l’ignoto, sfida soprattutto narrativa?
Oppure apparire fragili, e pensare al cane che abbaia e alla scarpetta rossa, nel momento in cui, dopo averle tentate tutte, la morte sembra ormai inevitabile?

Da qui, la domanda nata da un’osservazione di Matteo: come parla un personaggio in punto di morte?

Eh, se lo sapessi con assoluta certezza sarei il più grande autore vivente, solo che il mondo non se ne accorgerebbe (cit.).
Per parte mia, propendo perché i personaggi, anche in punto di morte, abbiano un rapporto ineluttabile con le piccole cose, coi ricordi sciocchi, futili, passeggeri. Ricordarsi, che so, dove s’è riposto l’orologio creduto perduto per anni. Dubito, in effetti, che di fronte alla morte, l’uomo salga in cattedra, parlando dei massimi sistemi.
Quindi mi trovo d’accordo e col simbolismo materno di Cuaron, che è scelta comunque dell’autore, e con l’interrompere l’angoscia con ricordi sciocchi.

Sandra Bullock in Gravity (clicca per ingrandire).
Sandra Bullock e le sue cosce in Gravity (clicca per ingrandire).

***

Giorgio e Sandra ricorderebbero un servizio di Lucignolo, prima di avviare i retrorazzi e tentare una salvezza disperata? O penserebbero a Briatore e alla Gregoraci? Alle veline o ai velini?

Diciamo che no, non farei loro un torto del genere. Se pensieri “sciocchi” devono essere, tenterei di non renderli anche ridicoli. E gli italiani, in ogni caso, partono svantaggiati, perché o i giornali scandalistici, o i film sulla disoccupazione e la droga, o le preghiere di Don Matteo. Andremmo nello spazio con una sindrome depressiva che levati…

Quindi voi, da autori, come li caratterizzereste, Giorgio e Sandra?

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Riesco a scrivere solo adesso, perdona il ritardo. 🙂

    Guarda, per me non è per nulla una questione riguardante la nazionalità dei personaggi. Sono americani, okay, parlano di cose americane e vivono di emozioni americane, ma il bello sta nel rendere tutto questo interessante, coinvolgente, anche emozionante. Prendi per esempio Aaron Sorkin: lui è profondamente, profondamente americano in tutto ciò che scrive, eppure ogni sua opera, da The Social Network al bellissimo The Newsroom e passando per L’arte di vincere, trasuda passione, sentimento, profondità, attenzione, ricerca dei dettagli, realismo, credibilità, e per quanto i suoi personaggi a volte possano avvicinarsi a modelli di persona che odio profondamente in realtà lui sa sempre coinvolgere ed emozionare perché sono personaggi creati con cura e che recitano dialoghi curati all’interno di una storia/situazioni curate.

    Gravity è semplicemente il contrario di tutto questo. Personaggi standard e poco credibili, tirati su con un cliché dopo l’altro, che parlano per cliché.

    Cosa sarebbe servito? Come li avrei resi io? Non è questo l’importante (anche se lo so che lo chiedevi nel post ehehe 😉 ), la cosa necessaria era rendere interessante la loro quotidianità fatta sì di particolari anche inutili, come dici tu, ma che non devono trasparire come tali – siamo pur sempre in un film. Quindi ok, entrambi esperti come diceva qualcuno sopra (ma che non per questo lui deve farsi i giretti a zonzo e sorridere i nquella maniera), e basta, il resto sta solo all’abilità narrativa di chi scrive.

    Cosa che Cuaron e figlio non possiedono assolutamente.

    E questo è il più grande difetto che possa esserci in un film.

    • Ma quindi, scusami, la banalità è quella dei giretti a zonzo, tra le tante?
      Cioè, un astronauta non può fare giretti a zonzo?
      No, perché in realtà, a me quel dettaglio, insieme all’altro simile dell’esperto che si mette a ballare attaccato al filo mi son piaciuti. Fare le cose che vanno contro i protocolli è una caratteristica tipicamente umana. 😀
      Sarà che mi accontento di poco. Ma non mi pare.

      Io più che ai dettagli citati, e quindi ai contenuti degli stessi, ho badato alle scene. Soprattutto perché in verità, in questo film i personaggi non mi sembravano importanti rispetto al contesto.
      Per cui credo che siano stati creati in questo modo, ovvero per clichè, per raggiungere il vasto pubblico.
      Che è un’operazione che detesto, e l’ho anche scritto innumerevoli volte, quella di imbruttirsi di proposito per arrivare a una platea più larga possibile (e fare più soldi).

      Ma in generale, non li trovo scritti male. Perché ben inseriti nel contesto. Forse decorati male sarebbe meglio, ma non un disastro quanto dici tu. Per questo invitavo a dire la propria, nel senso: “io li avrei scritti così”.
      Quindi il mio giudizio su Cuaron scrittore non è così nefasto come il tuo. Anzi, sta sul 7 (dato soprattutto da quel simbolismo materno che tu credo odi profondamente XD), mentre il resto del film ha un 9.

      Per il resto, visto che da molti altri è stato tirato in ballo, mai detto che è “il nuovo Odissea nello Spazio”. Kubrick è ancora là, da solo. Ma Cuaron mi sento di difenderlo lo stesso.

      Grazie dell’intervento. 😉

  • Come dici nel tuo ultimo commento, è forse più una questione di sensibilità personale che di congruenza con determinate regole.
    A me entrambi i personaggi sono risultati odiosi, dalla Bullock che sembrava essere stata passata alla stessa CGI dello spazio, a Clooney sopra le righe (dai su la gita a cazzeggio nello spazio) e con un insostenibile modo di fare.
    Ovviamente in punto di morte tutto può succedere, eppure a me quei monologhi, quell’abbaiare, quel discorso all’astronauta morto perché si prenda cura della figlia defunta, sono apparsi eccessivamente lunghi e quindi peggio che inutili, mi distoglievano da quello che il resto della pellicola era riuscito a comunicarmi.

    Come fare personaggi credibili?
    Sono la persona sbagliata, nelle mie storie non ci sono quasi mai personaggi veri.
    Però magari per una volta uno che non abbia subito un trauma, ad esempio. Un veterano che oh avrà anche vissuto di tutto eh, però cavolo stai morendo nello spazio, davvero non c’è un filo di umanità che ti fa cambiare voce per il dolore?

    • Sì, il mio discorso sui personaggi credibili non è obbligatorio, eh? Ognuno è libero di creare i personaggi che desidera, ci mancherebbe.
      La curiosità era legittima, dal momento che leggevo che proprio i personaggi di Cuaron erano detestati, di sapere come li avreste creati. Credibili o meno.

      Per quanto riguarda il fatto che lui non emetta un fiato, quando va alla deriva… è una bella riflessione. E sinceramente, bisognerebbe fare un grande sforzo di immaginazione. Ovvero, secondo me è credibile sia il personaggio di Europa Report, che se non ricordo male si lamentava o era scosso da fremiti mentre andava alla deriva, che invece l’altro che se ne sta in silenzio. Non è mancanza di emotività, per me, è vivere la cosa dentro di sè.
      Poi ripeto, la semplice prospettiva di perdermi nello spazio è terribile, ed è difficilissimo ipotizzare una cosa così.

      Grazie del commento. 😉

      PS: piccola curiosità riguardo l’impressione che hai avuto circa il viso di Sandra Bullock. Quella è in effetti CGI. 😀

    • Ecco a cosa serviva la figlia morta, per il discorso all’astronauta morto, me l’ero dimenticato…
      Concordo, troppo lunghi.

  • Signori e signore, mi assento per qualche ora, quindi la risposta a eventuali commenti che arriveranno tarderà, non me ne vogliate.
    A dopo. 😉

  • Secondo me il problema dei personaggi non è tanto quello che pensano o fanno, che a me il pezzo con la Sandra che abbaia non è nemmeno dispiacuto (sebbene fosse troppo lungo).
    E’ solo che è stata caratterizzata con particolari inutili. Il fatto che abbia perso la figlia o che suo padre volesse un maschio non mi sembra avesse nessuna attinenza con la trama, e secondo me si potevano tranquillamente evitare.
    Il personaggio di Clooney, poi, l’ho trovato sommamente antipatico. Cioè, ripensandoci a mente fredda non è irrealistico, un veterano di missioni spaziali potrebbe benissimo comportarsi in quel modo (con tutti i dovuti distinguo, tipo che nessun astronauta se ne andrebbe a passeggiare a cazzo nello spazio col jetpack solo per divertirsi, credo che ci siano dei protocolli ben precisi per le attività extraveicolari), sta di fatto che questo “eore tutto d’un pezzo” mi ha dato un po’ sui nervi, così, istintivamente. Ma credo che sia anche colpa del doppiaggio, che ho trovato troppo piatto, incapace di trasmettere le sensazioni che probabilmente dovrebbe provare un uomo in quei frangenti: la paura, anche se dissimulata, si dovrebbe sentire.

    • Il fatto che abbia perso la figlia sta a giustificare i suoi pensieri. Ovvero, anziché pensare alla famiglia rimasta a casa (e quindi fornire un motivo, questo sì banale) per rientrare, è sola, e quindi diventa una gara di sopravvivenza uomo-natura.

      Ma il punto, secondo me è che sono le nostre vite, a essere piene di particolari inutili. Quindi, mostrarne qualcuno nel film non mi sembra questa calamità, né mi secca più di tanto. Anzi, fa parte del realismo, come i giocattoli che fluttuano fuori del modulo dopo l’incidente. Gli astronauti non sono automi.

      Per me, errori nel caratterizzare i personaggi non ce ne sono. Che questi stiano o meno antipatici o simpatici, sta a ciascuno di noi.

      • Sì, sì, io ho chiesto proprio di ipotizzare vostri personaggi, infatti. E adesso ho capito il tuo punto di vista, e lo condivido.

        Grazie dell’intervento. 😉

      • Tu però hai chiesto come li avrei caratterizzati io, no? 😉

        Io non avrei sentito il bisogno di fornire particolari sul personaggio della Bullock. Per me, andava benissimo sapere semplicemente che è un’astronauta non esperta. Basta. Probabilmente, come dici tu, è meglio così che non con la figlia che l’aspetta a casa, ma io avrei preferito omettere i particolari.
        Va bene che le nostre vite sono piene di particolari inutili. Ma se sto guardando un film e non un documentario, allora i particolari che mi vengono narrati devono avere una qualche attinenza con la trama. Stephen King nei suoi romanzi ti stracarica di particolari apparentemente inutili sui suoi personaggi, particolari che però contribuiscono a delinearne il carattere, e di conseguenza ci fanno capire perché agiscono in un certo modo. Invece, secondo me, anche con un backgrund diverso Ryan avrebbe fatto nè più nè meno le stesse cose, quindi quelle precisazioni servivano solo a creare un’empatia con un personaggio che dimostra una sfiga pazzesca, cosa di cui io non sentivo il bisogno avendo già le immagini, il vuoto dello spazio la solitudine ecc., a creare tutta l’empatia necessaria.

        Come ti dicevo, il personaggio di Clooney è valido se ripensato a mente fredda. Al momento, mi è stato antipatico. Ovvio che è una considerazione assolutamente personale. Ribadisco, forse non doppiato è meglio, non lo so. Così esprime una sicurezza di sè eccessiva. Sa sempre cosa fare, offre rassicurazioni che suonano come promesse, sicuro che non saranno disattese. Avrei preferito vedere qualche volta tutta la sua sicurezza incrinarsi, sentire la sua voce tremare. Tutto lì.

        Non sono grandi cambiamenti alla fine…

  • Non è sicuramente mia intenzione smontare Gravity come ha fatto Corà ma…

    1)
    Sempre i russi devono combinare casini? E ovviamente gli Americani ci vanno di mezzo?
    2)
    Da quando in qua un medico ripara l’elettronica di un satellite artificiale? (Ok è successo davvero, l’Hubble fu riparato da un medico qualche annetto fa, ma qui Sandra rappresenta l’unica dell’equipaggio in grado di riparare un pezzo del telescopio e… viene detto nel film… è lì proprio per questo, mentre nel mondo reale, il medico che riparò Hubble era il medico della missione, e ovviamente aveva avuto un addestramento eterogeneo per poter agire anche da tecnico in caso di necessità…). Questo dubbio è stato posto su diversi forum americani, tra cui anche quello della NASA.
    3)
    Possibile che l’esplosione di un satellite possa “fare filotto” ed eliminare in un sol colpo tutto ciò che abbiamo in orbita? Alla faccia del tanto decantato realismo… A me pare una situazione piuttosto estrema per poter essere accettata, anche con il beneficio del dubbio.
    4)
    La situazione descritta è temporalmente impossibile. I cinesi hanno messo in orbita la loro prima stazione orbitante un annetto più tardi della messa a riposo dello shuttle, e da quello che ho letto, è molto più piccola di quanto ci viene mostrato nel film… fai conto che dovrebbe essere una roba tipo Skylab. Mentre ciò che si vede (a spanne) sembra grande come la vecchia (e defunta) MIR. Alla faccia del tanto decantato realismo… e due!
    5)
    L’addestramento da astronauta di Sandra è imbarazzante. Lei è stata mandata lì con lo scopo di riparare Hubble, per cui ha passato solo 6 mesi per addestrarsi alla missione… Mmh… Dubito che mai nessuno sia andato in orbita con un addestramento così breve. In genere gli astronauti ricevono un addestramento ben più lungo, a cui si aggiunge quello specifico di missione che dura solitamente 10 mesi (cit http://www.astronauti.com/astronauti/addestramento/laddestramento-degli-astronauti.html). Nella STS-61 del dicembre 1993, la prima servicing mission di Hubble, l’allora astronauta NASA Story Musgrave collaborò alla riparazione del telescopio nonostante fosse un medico. Anche un veterinario, l’allora astronauta NASA Richard Linnehan, ha riparato il telescopio Hubble. Nella quarta e penultima servicing mission, STS-109 nel marzo del 2002. Ma lui era in orbita per altri tipi di esperimento, visto che l’equipaggio dello shuttle è limitato, tutti devono essere in grado di svolgere più compiti. Sandra, nel film, era andata in orbita appositamente… boh!
    6)
    Faccio finta di niente quando sento qualcuno definire Gravity un Docu-film…
    7)
    Sandra che abbaia in un momento di disperazione… oddio, ci può stare, ma pare una scena un po’ assurda!

    Alla fine è un’opera sci-fi piacevole da vedere, ma con tanti limiti su cui sorvolare!

    • Chi ha definito il film un docu-film ha sbagliato, che ti devo dire.

      Ma l’argomento del post era un altro: ovvero la caratterizzazione dei personaggi, che ti pare assurda perché? Un gusto personale?
      Legittimo, ma nulla toglie al lavoro che è stato fatto nel film. E nessuno credo, possa ergersi a esempio e dire se abbaiare come un cane sia un modo logico o adatto per reagire a una situazione limite.

      Questo è lo scopo della mia riflessione. Cioè, come costruire due personaggi credibili.

      Riguardo le restanti obiezioni, lo scopo del film è che sembri verosimile, non vero. Proprio perché non è una ripresa di attività orbitali, ma un film di fantascienza. Quindi la logica di certi eventi deve essere piegata alle esigenze dell’intrattenimento. Lo sai meglio di me.

      Senza l’alieno piovra con le lucette addosso, pure Europa Report sarebbe stato molto più noioso, per quanto ben fatto. Ma non voglio sollevare paragoni di comodo, anche perché ho gradito tanto entrambi i film.

      Circa i russi colpevoli, questa è una questione politica, o puo essere strumentalizzata come tale. E non voglio entrarci.
      Nella Pandemia Gialla è colpa dei nordcoreani, nessuno ci ha messo in croce per questo. ^^

      Grazie dell’intervento. 😉

  • Secondo la testimonianza di Rutger Hauer, confermata da vari testimoni, l’attore cassò completamente il monologo finale di Roy Batty, nella sceneggiatura di Blade Runner, tenendo un paio di riferimenti e mettendoci i Raggi B e tutto quel genere di cose.
    Quando Ridley Scott gli chiese cosa diavolo stesse facendo, Hauer rispose qualcosa del tipo (cito a memoria) “Ridley, questo stronzo sta morendo – credi davero che perderebbe tempo con queste idiozie?”
    In punto di morte, sostiene Rutger Hauer, parli di ciò che è davevro importante, per te.
    In Blade Runner, ovviamente, sono le memorie, le esperienze.
    In Gravity… non lo so, perché non l’ho visto.
    Però concordo con Rutger Hauer.

    Come autore, come caratterizzerei Giorgio e Sandra?
    Non lo so.
    Li caratterizzerei come professionisti – persone molto addestrate, per affrontare un ambiente ostile.
    Con degli automatismi inculcati dall’addestramento (controllarsi vicendevolmente le tute, ad esempio), e un linguaggio quasi in codice, perché quando si lavora molto da vicino con una persona, si crea un linguaggio.
    E si parla di sciocchezze, perché tutto il resto lo so io come lo sai tu, non abbiamo bisogno di parlarne.

    So anche che un mio personaggio – un personaggio di cui potrei aver voglia di scrivere – in una situazione di emergenza, e in punto di morte, nello spazio, parlerebbe per aiutare chi rimane.
    Perché sono astronauti, e la vita di uno dipende dalla vita degli altri, è parte dell’addestramento, quindi in punto di morte, per te, ciò che è importante è la vita degli altri.
    Giorgio si sforzerebbe di sconfiggere la paura, e cercherebbe di tranquillizzare chi rimane nei casini, magari facendo discorsi banali, o battute sceme.
    O, potendo, fornirebbe tutte le informazioni utili ad aiutare chi rimane a sopravvivere.
    Sarebbe irrealistico?
    Più irrealistico di morire nello spazio?
    Cristo, direbbe il mio personaggio, sto morendo io, e parlo di quel cazzo che mi pare.
    Gli servirebbe per farsi coraggio.

    Ma naturalmente non sto parlando di Gravity.
    Io Gravity non l’ho visto.
    Sto parlando di come sarebbe un mio personaggio, in una simile situazione.
    Era quella, no, la domanda?

    • Ecco. Sembra proprio che tu abbia visto Gravity.

      Tieni presente che il film tutte le cose che hai scritto tu all’inizio (correttissime, secondo me) le salta, perché inizia che i casini arrivano quasi immediatamente.
      E George, per far distrarre Sandra, racconta aneddoti, fa battute sceme e dà informazioni. Come dici tu: bello liscio.

      Ora, è sulla scelta delle battute e dei pensieri banali, che secondo me pesa moltissimo la matrice culturale dei personaggi.
      Tenendo presente due cose, se tu autore vuoi trasmettere al personaggio parte di te o della tua esperienza, oppure se vuoi fare del personaggio un simbolo. E, se simbolo, cosa deve comunicare a una platea mondiale.
      Mica facile.

      Grazie per l’intervento. Se mai vedrai il film ne potremo riparlare. 😉