Dredd è uno di quei fumetti che non ho mai letto. Per cui mi fido delle cose lette in giro.
Al solito, si è ignorato il background di decine di ottimi albi a fumetti per creare una sceneggiatura nuova, che li ignori tutti.
Nessuna meraviglia, l’hanno sempre fatto e continueranno a farlo. Probabilmente perché gli sceneggiatori hanno bisogno di lavorare, e non vogliono farsi fregare il lavoro da quelli dei fumetti che, per inciso, sono anni e anni e anni (cit.) che svolgono il loro lavoro egregiamente.
Detto questo, il Dredd di Pete Travis soffre di diversi problemi:
a) la storia
b) i costumi
c) la sceneggiatura
Chiariamoci, non è il disastro che sembra, è un film con difetti evidenti, ma che si lascia guardare. Negli anni ci hanno imboccato con robaccia peggiore. Un nome su tutti, L’Ora Nera, che è davvero lammerda. E non sto nemmeno a spiegarvi il perché. Sia messo agli atti che, al confronto con L’Ora Nera, questo Dredd (in 3D!) è un capolavoro degno di Orson Welles.
Non ricordo nemmeno così bene il Dredd del 1995, con Stallone, avendolo rivisto pochissime volte, in questi anni. Indice, quest’ultimo, di scarso entusiasmo da parte mia, che i film di Sly e Zio Arnold me li vedevo e rivedevo: quella spacconata di Demolition Man l’avrò visto almeno venti volte, Dredd La legge sono io forse solo un paio, e non ricordo quasi più nulla se non i costumi sfavillanti al pari delle uniformi, con abbondanti verniciate d’oro.
Curiosamente, questo Dredd di Travis sembra adottare una scelta minimalista, uniformi sporche e logore, moto che, al confronto, la linea dell’Apecar è più aerodinamica e caschi enormi, ma a questo ci arriviamo.
Metto a confronto però, i budget…
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Dredd di Stallone costò 70.000.000 di dollari.
Dredd di Travis e Urban è costato 50.000.000.
E probabilmente state pensando che quei venti milioni in più (o in meno) dipendano da Stallone. E, invece, sono segno della crisi economica odierna.
Perché Danny Cannon, regista di Dredd con Stallone, è del 1968, quindi è stato messo alla regia a ventisette anni. Un perfetto sconosciuto a cui vengono dati settanta milioni e uno degli attori-macchine da soldi di Hollywood.
Di Travis ignoro la data di nascita, a quanto pare è notizia riservata, ma a giudicare dalle foto è giovincello pure lui. A lui ne vengono dati cinquanta e Karl Urban.
Il protagonista è sempre il Giudice Dredd, personaggio interessante, insieme Giudice, Giuria e Boia, personaggio in cui le major di tanto in tanto credono, ma che, come se una macumba gravi sulle loro teste, al momento di gestire le cose, finiscono sempre per affidarlo a un piccolo regista, insieme a tanti soldi. Non una garanzia di successo, secondo me. E anziché The Rock, oppure Vin Diesel o Statham, (tanto è uguale, avrebbero portato comunque il casco in testa per fedeltà al personaggio) si prende Urban, che costa meno, con tutto il rispetto.
Ora, dicevo dei problemi…
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La storia
Come tutte le storie che si rispettano, quella di Dredd dovrebbe avere dei percorsi “classici” obbligati, altrimenti non è una storia, ma un documentario.
Mi spiego: quello che manca è il personaggio.
È un film che si intitola Dredd. Dredd è il nome del suo protagonista. Solo che, chi è Dredd? A quanto ci viene mostrato è un’uniforme (con un casco enorme) indossata da un tizio che si vede che si sta sforzando a portare quel grugno, che non è naturale, e basta.
Non ha un passato, non ha personalità, ma solo un carattere sbrigativo, e non ha un futuro. Un altro po’ e in effetti non ha una storia nemmeno la città e il perché s’è ridotta così.
Il personaggio non evolve di un millesimo di millimetro nell’arco del film. Tra Dredd e una puntata di Cops non c’è alcuna differenza.
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I costumi
E veniamo al casco:
Ha in testa un pitale, praticamente, se piove ci si affoga, tanto è grande. La faccia di Karl Urban scompare, là dentro.
E le moto non è che siano minimaliste, sono delle Apecar truccate da moto, una roba oscena.
E le tute sembrano le tute fremen riciclate da Dune di Lynch.
Ok, scelta stilistica, vogliamo dire? Oppure mancanza di fondi? Non so, certo che cinquanta milioni di dollari sono davvero tanti per un film che ha un solo set, il palazzo dove si svolge lo showdown. Sì, ok, c’è anche l’inseguimento iniziale. Quindi diciamo che ha una strada e un palazzo. Ok.
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La sceneggiatura
E veniamo al punto citato all’inizio dell’articolo. La sceneggiatura ha debiti pesanti con quella di The Raid: Redemption.
Anzi, diciamo che è simile in modo imbarazzante, con alcuni momenti (persino dello storyboard) spaventosamente identici: la sorveglianza elettronica da parte dei nemici verso ciò che succede nell’edificio, la comunicazione agli abitanti tramite l’interfono chiedendo collaborazione nell’ammazzare i giudici, le sparatorie tra un piano e l’altro, la fabbrica di droga.
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In sostanza, ammettendo che, diversamente da quanto si racconta in giro, il film è colmo di citazioni dal fumetto, pur non riprendendone alcun intreccio (qui la pagina delle curiosità di IMDb, con decine di citazioni), si è voluto, “ispirandosi” in maniera pesante a The Raid, rispettare le unità aristoteliche: di luogo (grattacielo), tempo (il tutto si svolge in una notte) e azione (la missione di Dredd e della sua pupilla in prova).
E il film devo dire che diverte, perché è la struttura stessa a renderlo divertente. Ovvero l’idea di un massacro su scala ridotta, di una lotta senza tregua tra assalitori e difensori è sempre divertente. Questa non è brillante, e messa a paragone con The Raid scompare nell’oblio, ma non è pessima.
Solo che il Dredd del titolo non c’è. Al suo posto ci poteva essere Kenshiro, un Terminator, persino Freddie Kruger o Jason di Venerdì 13, il risultato sarebbe stato identico.
Poi c’è la questione droga, la Slow-Mo, che è un pretesto del regista per utilizzare tecniche di ripresa dettagliatissime, al rallentatore, con telecamere ad altissima definizione. E sì, ok, si apprezza il gesto tecnico, ma alla fine ci si domanda, essendo il rallentamento della percezione uno degli effetti della droga, perché mai non è stata effettuata una ripresa in soggettiva, mentre si è preferito far assistere a scene rallentate dall’esterno, come se ad assumere la Slow-Mo fosse stato l’operatore.
In conclusione, direi che mi è pure piaciuto. Ma non è Dredd, è un action-movie con costumi brutti, che ti fa venir voglia di recuperare il Dredd di Stallone per vedere com’era.
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