Qual è il bello di Draculea…
Quasi tutto. Almeno quasi tutto ciò che concerne l’oggetto libro.
Quel quasi è da imputare solo alla copertina, deep black come la copertina del Black Album dei Metallica, che consente di intravedere le immagini su di essa stampate – come sulla quarta e sul dorso – solo a una certa angolazione di luce, o sotto una lampada da lettura. Il libro di ABeditore quindi rivela la sua natura solo all’atto dell’impugnazione. Ma il difetto, lungi dall’essere questo, è che la carta tende a sbiadire lungo i bordi, dando un effetto di smarginatura bianchiccio. Tutto qua. Ma certi troveranno questi segni dell’età anche più intriganti.
È un libro che tratta di vampiri, ma non solo. I racconti – tutti tradotti da donne, ndr – di autori celebri che vanno da Hawthorne a Davanzati a Blavatsky, sono intervallati da stralci di documenti coevi, di saggisti impegnati a raccogliere e studiare tutte le testimonianza locali del cosiddetto fenomeno dei ritornanti.
Folklore, credenze popolari, fiabe e superstizioni, che volevano la sfortuna, e soprattutto le malattie del sangue e la tubercolosi, responsabili dello sterminio di interi rami familiari, causate dai vampiri; congiunti dipartiti che, per qualche ragione oscura, non ne volevano sapere di restare sepolti e che, notte dopo notte, tornavano alla loro casa natia per angustiare i familiari ancora viventi, e portarli con sé.
Superstizioni e mitologia tramandatesi nei secoli, persino in quello dei Lumi, fino ad arrivare al punto di dissotterrare i defunti ritenuti non-morti, alla presenza delle autorità di paese, medici e sedicenti esperti in materia, per constatare la ritardata decomposizione, il colorito innaturale delle carni, la posa ambigua del cadavare, a cui venivano di solito spezzate gambe e braccia, incaprettato e ri-sepolto, questa volta per sempre. O così si sperava.
Quindi è interessante alternare, racconto dopo racconto, quando già ci si è pasciuti delle immagini classiche, rarefatte e morbose, repellenti, dei vampiri così come immaginati dagli autori in Draculea presenti, alle testimonianze e ai resoconti, e trovarvi analogie. La narrativa saccheggiava giustamente a piene mani la documentazione disponibile, per adornare il testo fantastico di risonanza col mondo reale. Anche se accostare il reale al vampiro pare un ossimoro è così che era: il vampiro era un essere reale dal momento in cui in esso si poneva assoluta convinzione, ci si muoveva per distruggerlo, si compivano azioni per impedirgli di nuocere. La meraviglia della storia umana.
Ma non solo testi. Draculea è un’edizione impreziosita da illustrazioni gotiche meravigliose. E sebbene il libriccino possa apparire fragile – trattasi di edizione con copertina flessibile, tascabile – devo constatare come abbia resistito a una lettura energica da parte mia, con apertura ampia, onde poter ammirare il testo illustrato in ogni angolo. Le pagine appaiono ancora saldamente legate e, cosa migliore, il dorso non presenta segni verticali.
Il costo di quindici euro netti, per un’edizione cartacea che merita di collocarsi nella vostra libreria. Un pezzo da collezione, che vi regalerà una visione nostalgica, cui non siamo più abituati, del vampiro. Che vi saprà trasmettere, alla presenza di un uomo robusto, dallo strano odore di sepolcro e fiori marci, quel contatto con la zona perturbante, che nasce alla presenza di un essere che imita soltanto la natura umana. Che vi suggerirà tensione, allorquando leggerete di un casolare di campagna abbandonato, dov’è possibile scorgere, dietro i vetri, la sagoma di una fanciulla scalza, dalle vesti bianche e dal viso pallido, ignara del freddo della sera. Un’incongruenza che suscita desueti e piacevoli brividi.
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