Cinema

Dietro le quinte di Halloween

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Oggi leggiamo le curiosità su Halloween di John Carpenter. Che nacque d’estate, quasi per scommessa: quella di poter girare un buon film con pochi spiccioli.
Carpenter certe cose le sapeva fare davvero. Partendo dalla maschera del Capitano Kirk.


E forse, impregnando la trama col sovrannaturale: non a caso infatti Michael Myers, l’assassino di Halloween, è immortale. Rammenta in un certo senso quel Jack O’Lantern, rifiutato dal diavolo dopo la morte, condannato a vagare al buio (l’ombra della strega), i suoi passi illuminati solo dalle braci infernali messe dentro una lanterna ricavata da una zucca….

Ma veniamo alle curiosità:

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A causa del budget ridotto, il reparto trucchi dovette comprare la maschera di Michael Myers in un negozio di costumi. Si scelse la più economica, costava appena 2 dollari: una maschera di William Shatner, in Star Trek (1966). La verniciarono di bianco, alterarono i capelli e i fori per gli occhi. Shatner dichiarò, tempo dopo, che non aveva mai sospettato che la sua immagine fosse stata utilizzata nel film; lui stesso lo venne a sapere per caso, quando il fatto venne menzionato in un’intervista. Si è sempre dichiarato onorato dell’accaduto.

All’interno della camera di Laurie c’è un poster di un dipinto di James Ensor (1860-1949). Ensor è stato un pittore espressionista belga che era solito ritrarre figure umane con indosso maschere grottesche.

Il tema Halloween è scritto in 5/4, un metro raro. John Carpenter lo apprese da suo padre.

Poiché il film venne girato fuori sequenza, John Carpenter creò un fear meter (un termometro della paura, o indicatore della paura) così che Jamie Lee Curtis potesse sempre sapere quale livello di terrore avrebbe dovuto mostrare in scena.

Esiste un libro scritto da Curtis Richards, anteriore al film, che rivela l’origine della rabbia di Michael. Il libro oggi è quasi introvabile.

Donald Pleasence recitò le sue scene in cinque giorni, percependo 20.000 dollari, per un totale di 18 minuti di riprese.

Lo script originale, intitolato “The Babysitter Murders”, prevedeva un arco temporale di diversi giorni. Il budget ridotto fece propendere per l’unità di tempo, un singolo giorno per tutti gli eventi, in questo modo riducendo anche le spese per i cambi di costume; a quel punto, avendo un unico giorno di narrazione, si decise di ambientare la storia durante il 31 Ottobre, Halloween, la notte più spaventosa dell’anno.

John Carpenter era piuttosto intimidito da Donald Pleasence, di cui era un grande fan, anche perché era la persona più anziana e con più esperienza sul set. Pleasance si rivelò, tuttavia, un uomo gioviale, simpatico e disponibile, tanto che i due divennero buoni amici. Pleasance ha lavorato in altri due film di Carpenter.

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Tra le protagoniste femminili (che interpretavano liceali), solo Jamie Lee Curtis era davvero un’adolescente, al momento delle riprese.

Donald Pleasence rivelò a John Carpenter che il motivo principale per cui si era tanto impegnato a ottenere la parte di Loomis era che sua figlia Angela amava Distretto 13: le brigate della morte (1976), sempre di Carpenter.

Carpenter considerava la scelta di Jamie Lee Curtis un ultimo tributo ad Alfred Hitchcock, che dal suo canto aveva dato alla madre di lei, Janet Leigh, lo status di leggenda con Psycho (1960).

John Carpenter “dipinse” Michael Myers con il preciso intento di impedire al pubblico di relazionare con l’assassino. Proprio per questo motivo viene inquadrato – brevemente – in viso solo due volte, ogni volta quando gli viene tolta la maschera: la prima da bambino, la seconda da adulto.

Il film in TV, mentre Laurie fa la babysitter, è La Cosa da Un Mondo Altro (1951). John Carpenter ne avrebbe poi diretto il remake nel 1982.

Il film venne effettivamente girato in primavera nel sud della California (non in Illinois, a fine Ottobre, come compare nei titoli di testa); furono così acquistate centinaia di foglie di carta dipinte poi da un decoratore coi colori autunali, foglie utilizzate in varie riprese. Per risparmiare denaro, le foglie venivano raccolte alla fine di ogni scena e poi reimpiegate nelle successive. Gli alberi, tuttavia, come Jamie Lee Curtis e John Carpenter notano nel commento audio al film, sul DVD, sono rigogliosi e verdi, e sono visibili persino alcune palme, di certo non la vegetazione tipica dell’Illinois nel mese di Ottobre.

Primo lungometraggio di Jamie Lee Curtis, che percepì 8000 dollari, per il suo ruolo.

Halloween venne girato in soli 21 giorni, nel mese di Aprile del 1978.

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Secondo lo sceneggiatore / produttore Debra Hill, il nome Laurie Strode, dato alla protagonista, era quello della prima fidanzata di John Carpenter.

Il film si svolge a Haddonfield, Illinois. Haddonfield, NJ, è la città natale di Debra Hill.

Tutti gli attori indossavano abiti propri, dal momento che non c’erano soldi per un reparto costumi. Jamie Lee Curtis comprò da JC Penney il guardaroba di Laurie Strode. Spese meno di cento dollari.

Il personaggio di Michael Myers deve il suo nome all’omonimo distributore europeo del precedente film di Carpenter, Distretto 13: le brigate della morte (1976); fu una sorta di strano ringraziamento da parte di Carpenter verso Myers, per il successo riscosso dal film all’estero.

La prima scena, che sembra essere un piano sequenza, contiene in realtà tre tagli. Il primo quando la maschera viene indossata, il secondo e terzo dopo l’omicidio e l’uscita dalla stanza. Si optò per questa scelta per dare maggior velocità. La scena, alla fine, venne completata in due giorni di riprese.

La “casa dei Myers” era un locale trovato a South Pasadena, in pessime condizioni, come mostrato nel film. Tuttavia, dal momento che la casa doveva apparire ordinata e arredata per la sequenza iniziale con il giovane Michael Myers, venne ripulita dallo stesso cast e dalla troupe, arredata con mobili di fortuna, presi in prestito, e con carta da parati, e addirittura vennero allacciate acqua e elettricità. Alla fine delle riprese, i mobili vennero restituiti e si procedette al taglio degli allacciamenti abusivi.

Jamie Lee Curtis era così delusa della sua performance dopo il primo giorno di riprese, che si convinse che sarebbe stata licenziata. Quando il suo telefono squillò, la notte successiva, e capì che dall’altro capo del filo c’era John Carpenter, Curtis era certa che fosse arrivata la fine della sua carriera cinematografica. Invece, Carpenter l’aveva chiamata per congratularsi con lei e dirle di essere molto soddisfatto di come stavano andando le cose.

John Carpenter compose la colonna sonora del film in 4 giorni.

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Carpenter e Debra Hill hanno dichiarato molte volte nel corso degli anni che la scelta di rappresentare la verginità come un modo di sconfiggere il serial killer non è stata assolutamente conscia. Il motivo per cui gli altri ragazzi, tutti impegnati in relazioni sessuali, muoiono dipende solo dal fatto che sono così intenti a cercare di perseguire il sesso da non accorgersi dell’assassino. Laurie Strode, invece, passa molto tempo da sola ed è quindi più allerta.
Ciò nonostante, in parecchi hanno ravvisato in questa scelta il rispetto di una delle regole non scritte, ma fondamentali, dell’horror: sesso uguale morte. Regola citata esplicitamente in Scream di Wes Craven (1996), proprio mentre i protagonisti sono intenti a guardare Halloween.

Debra Hill scrisse la maggior parte dei dialoghi per i personaggi femminili, mentre John Carpenter si concentrò sugli interventi del Dottor Loomis.

Poiché il film venne realizzato in primavera, la troupe ebbe enormi difficoltà a reperire le zucche.

Costato 320 mila dollari, il film incassò 47 milioni dollari al box office statunitense. Uno dei film indipendenti di maggior successo di tutti i tempi.

Per anni, dopo l’uscita di ‘Halloween’, la gente ha confidato a John Carpenter l’orrore causato dalla visione del viso di Michael Myers grottescamente sfigurato, intravisto quando Laurie gli tira su la maschera per un attimo, verso la fine del film. Ma in realtà tutto ciò che si vede in quella scena è il vero volto dell’attore, perfettamente normale, più la piccola ferita, infertagli da Laurie quando è rifugiata nell’armadio, e creata con un abile make-up. Carpenter cita sempre questo episodio come prova del potere della suggestione nel cinema: il pubblico vede un mostro sullo schermo aspettandosi di vedere (e poi vedendolo) il mostro anche sotto la maschera.

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Nel documentario, Halloween 2000: Unmasked, è stato rivelato che la troupe aveva due maschere tra cui scegliere, per caratterizzare Michael. La prima era una maschera da pagliaccio, Don Post Emmett Kelly, sorridente e coi capelli rossi (il piccolo Michael veste in effetti proprio una maschera da clown, quando uccide la sorella Judith), ma venne scartata perché, oltre a sembrare inquietante, sembrava anche stupida. La scelta andò su quella del Capitano Kirk di Star Trek, che si rivelò perfetta, perché appariva, dopo le modifiche, priva di emozioni.

Nessuno dei grandi studios all’epoca si mostrò interessato a distribuire il film, quindi il produttore esecutivo Irwin Yablans decise di distribuirlo attraverso la sua società (Compass International).

Le mani del piccolo Michael Myers, all’inizio del film, appartengono in realtà a Debra Hill.

Moustapha Akkad dichiarò che Carpenter capitò nel suo ufficio proprio mentre lui stava lavorando a un progetto con Lawrence Olivier, che gli stava costando la bellezza di 320 mila dollari al giorno. Carpenter lo guardò e gli disse che quella era proprio la cifra che aveva in mente per finanziare il suo prossimo film, per intero. Akkad gli firmò immediatamente un assegno.

La voce del fidanzato di Annie, Paul, è di John Carpenter.

Nella scena in cui perde la maschera, Michael Myers non è interpretato da Nick Castle, ma da Tony Moran. Castle era un compagno di cuola di John Carpenter, e capitò sul set per caso. Fu John Carpenter a offrirgli il ruolo di Michael Myers, in quanto era alto e aveva, secondo il regista, un portamento interessante.

(ulteriori approfondimenti QUI)

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    • 10 anni ago

    *O*

    Inutile dire che mi aspetto altri Dietro le quinte dei lavori di Carpenter. 😉

    Ciao,
    Gianluca

      • 10 anni ago

      Ci saranno, ci saranno… 😉