Antologia del Cinema

Die Hard (1988)

Avrei dovuto intitolare il post Trappola di Cristallo, ovvero il titolo italiano. Ma non importa. Così come non importa si tratti di un film che avete visto almeno venti volte e non una prima visione.
Io ho scoperto quanto ci sono affezionato, a Die Hard, solo da poco. M’è sempre piaciuto, questo è sicuro. Ma Bruce Willis, col suo fisico che non è mai stato ipermuscolare, come quello di Sly e Schwarzy, ecco, era un po’ il parente povero, nella mia mente di ragazzino. Poi c’era il fatto che se andava in giro scalzo, e si feriva di brutto, con schegge di cinque centimetri conficcate nelle piante dei piedi, che solo a guardarle ti fanno venire un male cane. Era invulnerabile, è vero, ma a modo suo. Di botte ne prendeva.
Io, a quasi trentacinque anni, passata la fase dei muscoli, Bruce e il Nakatomi, e la moglie e Hans, e il giornalista ficcanaso, e il poliziotto preso da una sitcom (Reginald VelJohnson) che compra ciambelle e guida alla Stevie Wonder, be’… li trovo uno spettacolo grandioso.
Arriva per caso, quest’articolo su Die Hard, come per caso, ricordo, lo vidi in tv, prima visione in prima serata (all’epoca la prima serata erano le 20.30), e fu amore a prima vista per il grattacielo, quartier generale della Fox, infatti è il Fox Plaza, prestato da Murdoch (proprio lui) a McTiernan perché lo “demolisse” a dovere. Nella mano di Rupert, un assegno da cinque milioni di dollari per Bruce Willis, sesta scelta per il ruolo del poliziotto John McClane, dopo i soliti noti e persino qualche sorpresa, tipo Tom Berenger e Richard Dean Anderson (McGyver). Ok, immaginatevi McGyver che striscia nel circuito d’aerazione del Nakatomi e ditemi che effetto vi fa. E non solo lui, anche Zio Arnold.
Inutile, c’è Bruce nella vostra mente. Come nella mia. Certi ruoli ti si cuciono addosso.

***

E in particolare, John McClane, oltre che scalzo, perché i terroristi/ladri fanno irruzione mentre lui se ne sta alla toilette a stringere a pugno le dita dei piedi, per combattere lo stress del viaggio in aereo da NY a LA, ce lo ricordiamo in canotta lurida e sempre più sporco di sangue; che vola da un piano all’altro attaccato a un idrante e fa di quei salti nel vuoto che pare di doverci cadere, tanto sono reali.
Vigilia di Natale, Holly Gennaro, donna in carriera presso la Nakatomi, ha invitato il marito John a raggiungerla a Los Angeles, per recuperare il loro matrimonio. E lui arriva con un orsetto di peluche, regalo per le figlie.
“Insomma, lei ha pensato: mia moglie non sfonderà e tornerà strisciando a casa, quindi, perché scomodarsi?”. La filosofia di McClane, poliziotto, rubando le parole da Danko, specialista in incasinamenti. L’uomo giusto.
Per una volta, i cattivi, i terroristi, sono tedeschi, europei. Non sovietici, ma biondi e teutonici. Non fosse passato tanto tempo… ma ricordiamo che, all’epoca del film, di anni ne erano trascorsi ancora una quarantina. E i tedeschi cattivi ci stavano ancora alla grande, tanto che in Germania vennero inglesizzati i nomi, facendoli passare come terroristi inglesi: Jack Gruber è Hans, uno dei cattivi degli anni Ottanta che giganteggia per classe, eleganza nel vestire e spietatezza. Quando fa saltare la testa al vecchio Takagi, leader della Nakatomi, non solo non te l’aspetti, ma ci godi, perché è subito chiaro che sei finito in un film di classe, quell’action dei maestri, poco pensiero e tanto movimento, fino allo sfinimento. Con grandissimo gusto e nessuna pretesa di moralizzazione. Una delle tante coscienze che abbiamo perduto in quest’epoca ipocrita.

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Alan Rickman, il cattivo europeo, abbiamo detto. Che disprezza il modo di fare del cowboy McClane, ma che apprezza tantissimo i soldi nel caveau del Nakatomi. Per seicentoquarantuno milioni di dollari, tanto vale fare una strage, passare per morti e goderserla in qualche paradiso tropicale.
Set unico, il grattacielo. Fatto esplodere per finta, ovviamente, tramite l’ausilio di modellini, ma… anche per davvero, simulando i lampi delle esplosioni al primo piano, quando John fa cadere la bomba nel vano ascensore, con l’impiego di decine di flash di decine di telecamere, all’epoca tra i più potenti disponibili sul mercato. D’altronde, per questo film, che McTiernan non voleva girare, si giocava proprio in casa della Fox; i mezzi tecnici non erano un problema.
Curiosità, Schwarzenegger fu la prima scelta per John McClane. Perché Die Hard, che poi divenne il capostipite del ciclo omonimo, doveva essere il sequel di Commando. Tutt’altra azione, per tutt’altro humour. Ci sarebbe piaciuto lo stesso, credo, ma staremmo qui a discuterne in maniera molto diversa.
In fondo, il vecchio Bruce, un po’ stempiato e in canotta, sofferente per le ferite, ma inarrendevole, è un’immagine che colpisce, diventa empatica, fa ridere quando dà a Hans del coglione, perché confonde John Wayne con Gary Cooper (Yippee-ki-yay, pezzo di merda!). Schwarzenegger non è mai stato un cowboy, Bruce, che iniziò la sua carriera entrando in scena mentre Sinatra ne usciva, poteva permettersi di esserlo persino senza cappello. Non fosse per il piccolo dettaglio che lui, al posto del berretto, aveva un’arma automatica (a machine gun), HO HO HO.

***

Ok, alla trentesima visione, forse di più, con la musica di chiusura fissa in testa, è proprio il caso di dire che il film lo si può recitare a memoria, senza bisogno di copione, anticipandone stati d’animo, espressioni, battute. Amando tutti i personaggi, a cominciare da quel coglione di Harry (Hart Bochner), barbuto e cocainomane, che vuole trattare con Gruber. Altra comparsa, per un personaggio al quale vengono affidate poche scene e ancor meno battute. Eh, ma intanto ce lo ricordiamo ancora mentre spazza via la coca con un gesto frettoloso della mano dalla scrivania, mentre ci prova con Holly, mentre suda freddo, perché Hans ha caricato la sua pistola, la stessa con cui ha fatto saltare la testa a Takagi.
Oggi abbiamo Drive, ed è un bene. Ma è solo un piccolo miraggio. Qua stiamo parlando di stato dell’arte. A cominciare dal doppiaggio italiano. Ve lo ricordate, almeno, il doppiaggio italiano? Cioè, diciamocelo, noi i nostri beniamini li abbiamo conosciuti che parlavano italiano, con voci che, a sentirle ancora adesso, le riconosciamo subito.
Ecco perché poi, ti prende la nostalgia, quando lo riguardi per l’ennesima volta, Die Hard, fresco e avvincente come fosse la prima, e stai lì a chiederti cosa ne è stato di questi professionisti che bastava inarcassero un sopracciglio o facessero l’occhiolino, e stiamo qui ancora a decantarne le lodi.
Per chiudere, un aneddoto, tra i tantissimi, del backstage: Alan Rickman che cade, nel finale. Immagine vivida, al rallentatore, una volta tanto benedetto rallentatore. Sembra vera. In realtà, l’attore fu fatto cadere da una decina di metri d’altezza, in studio, al riparo e assicurato da funi. Lo stuntman che lo sorreggeva e doveva mollarlo rilasciò la corda al due, anziché al tre, come concordato; ecco spiegata la faccia sorpresa e convincente di Hans. Quale deve essere quella di uno, arreso, che capisce che sta per sfracellarsi al suolo.
La sorpresa. Quella che manca al cinema, oggi.

Altre recensioni QUI

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  • Quando si parla di Bruce sono anche troppo di parte, ma la saga Die Hard è una pietra miliare. Il primo e il terzo, in particolare, sono inarrivabili: divertenti, cinici e al cardiopalma. E lui è un fico terribile U___U

  • Sì, sì, condivido tutto:-)

    • Tutto tutto? 😀

  • Ma bella questa cosa di Alan Rickman e del salto, mica la sapevo!
    Stasera quasi quasi mi guardo il secondo capitolo, ce l’ho lì da questo inverno, quando ero immersa in una maratona da action anni ’80-’90.
    Die Hard è immenso.
    Però io il doppiaggio proprio non lo ricordo, la fortuna-sfortuna di avere un cervello privo di memoria a lungo termine… (fortuna perché ogni volta che vedo un film è come fosse la prima volta, sfortuna perché sembro sempre ignorante, non c’è scampo, ignorante per mestiere).

    • Il doppiaggio quand’era bello. 😀
      Che poi, come te, preferisco ormai la lingua originale. 😉

  • Siii !!!! Facciamola la rubrica sugli action anni’80!

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Un piccolo classico. E un amore a prima vista.
    Per tutti i motivi che hai mirabilmente raccontato tu.
    E anche il secondo funzionò altrettanto bene.
    Al terzo, cascò l’asino: peccato.
    Il quarto fu un pelo meglio, ma ormai c’era puzza di franchising, di sequel montato su per alzare qualche milione di dollari. E poi, quella faccetta di culo di Justin Long, che se gli piantavano una pallottola in fronte nel primo tempo, metà sala si alzava in piedi ad applaudire.
    Ma oggi si riesce ancora a fare un film così?

    • Non fare domande che atterriscono… 😀

  • Bella l’ idea della rubrica! la lovvo!

  • Ahahaha! 😀

  • Il fulcro della frase in realtà era “prima o poi”! XD La rassegna di non aprite quella porta ha prosciugato le energie, quindi per un po’ di tempo niente saghe.

    Però quando inizierò ti farò un fischio. 😉

    Ciao,
    Gianluca

    • Io non faccio autopsie dei commenti. 😀

  • A me il tre era piaciuto… :/

    Il quarto è quello che ca*a fuori, ma c’è McClane quindi è da vedere! (Sono molto obiettivo con Die Hard, già!)

    Sì sì, rubrica action! 😀

    PS: Mi sa che prima o poi rassegnerò anche la saga di DH, come ho fatto con non aprite quella porta!

    • @Cristiano
      Ah sì, ora mi informo. 😀

      @Gianluca
      E vai con la multirece! 😉

    • 12 anni ago

    faccimola!

    il 4 è da vedere solo per la protagonista femminile

  • E anche in questo post c’è tanto amore 😀
    Bruce era l’ eroe empatico, con cui fraternizzavi e non sembrava poi così distante.
    E gli volevi bene proprio perché se ne stava in canotta ricoperto di sangue.
    Ma poi i tempi action di McTiernan sono del tutto inarrivabili.

    • Lovvo! <3
      Che dici, allora? Anzi, che dite? La facciamo 'sta rubrica sull'action '80? 😉

    • 12 anni ago

    Nel terzo ci sono degli spunti interessanti ma la trama è tirata per i capelli!

    • Il Quarto non l’ho visto. È grave? 🙄

    • 12 anni ago

    Gran film e grande serie! …dal terzo è diventata una boiata.
    Il buon Arnold non ci sarebbe passato dentro il condotto 🙂

    • @Cristiano
      Il terzo l’ho rivisto ieri, in parte. Non è malaccio. È che hanno messo il duo Willis/Jackson e non capisco che bisogno ci fosse…

  • Bravo ! Hai anche ricordato di come il film dovesse essere in origine il sequel di “Commando” ( progetto saltato perchè Schwarzy dopo il fiasco di “Conan il distruttore” non voleva più fare seguiti). “Die hard” è uno di quei film che si guardano con piacere , non stanca mai !

  • Volevo che vincessero i tedeschi, come in quei film di guerra dove arriva l’americano tanto buono che mette tutte le cose a posto.
    I soliti desideri irrealizzabili…

    • @Bruno
      Soprattutto quando in patria li fanno passare per inglesi, tanto per… 😀

      @Roberto
      E infatti Schwarzy era rimasto così scottato che non voleva fare neppure T2. Poi gli diedero quindici milioni di dollari. 😀

  • Faccio mea culpa.
    Die Hard è uno di quei “cult” che mi manca e che non ho mai visto… Ma stasera, quando torno, giuro che me lo scarico!

    • Un mio amico non ha mai visto Guerre Stellari, un certo blogger famoso non aveva mai visto i Goonies (se non sbaglio si chiama Elvezio 😀 )… non credo sia a questi livelli, la tua mancanza, ma ci manca poco!

      😉

    • 12 anni ago

    McClane ha le palle!
    L’ho sempre detto e sempre lo dirò: è il duro fra i duri, quello che, umanamente, si avvicina all’eroe che tutti potrebbero essere (forse…).
    Questo film lo presi in vhs poi, quando i tempi furono maturi, venne anche la versione in dvd, con annesso cofanetto dell’intera quadrilogia.
    Che dire?
    Yppieee-Ki-yaY!!!

    • Eh sì, è quello che ha i muscoli normali e persino un accenno di panzetta… ma solo un accenno. 😀

  • Applausi, Hell, appluasi! *_*

    Non ho mai nascosto la mia adorazione per questo film e in generale per la saga di McClane. Anche da piccolo era il mio preferito, nonostante tutti gli altri film fracassoni con Schwarzy e Stallone. Per me McClane era l’eroe massimo, sporco, scorretto e scalzo. Inarrivabile ma allo stesso tempo tremendamente umano. 🙂

    Chi sta seguendo le mie ultime top 5 sa che si è assicurato la palma del miglior action e quindi entra anche di diritto tra i miei dieci film preferiti di sempre. Ho ho ho. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    • ahahah 😀 Lieto che ti sia piaciuto.