La Stanza Bianca

[Di incipit si muore, il podcast]: L’incubo di Hill House

Sarò sincero: per la prima puntata di Di incipit si muore mi aspettavo a stento una decina di ascolti. Chi avrebbe mai voluto ascoltare due tizi che blaterano su incipit e scrittura?
Ne sono arrivati molti di più. Molti di più di quanto mi aspettassi.
Per cui grazie.



Ed eccoci alla seconda puntata.
L’ospite di oggi è Lucia Patrizi, de Ilgiornodeglizombi (tutto attaccato, se lo scrivete staccato non avete capito niente) e di Paura & Delirio.
L’incipit da lei proposto è L’incubo di Hill House di Shirley Jackson.
Ci siamo collegati, qualche sera fa, e abbiamo fatto una bella chiacchierata, da persone ciniche e disilluse quali siamo. E cattive, oh sì.

Hill House, detto La Casa degli invasati da gente molto più cattiva di noi.
Una storia di fantasmi, e di luoghi brutti, senzienti.

Abbiamo parlato di Shirley, una che avrebbe potuto scrivere anche con un solo dito, fumando e bevendo allo stesso tempo, e anche in quel caso avrebbe insegnato come si scrive alla maggior parte di noi.
Ecco, lei misantropa, agorafobica, sposata a un docente di materie letterarie. Più volte ho ribadito, lo faccio anche in questo podcast, che la scrittura non è attività romantica o affascinante in sé.
Eppure, l’immagine di Shirley, scapigliata e acciaccata, seduta a scrivere attorniata da una nuvola di fumo di sigaretta è potente, perché comunica tutto di lei.
Lo scrittore scrive. Questo è quello che fa.

Due parole sul podcast, a beneficio di chi lo stesse ascoltando per la prima volta: è ancora in esclusiva su Mixcloud.
Non è parimenti escluso che decida di caricarlo anche su Spreaker o altre piattaforme, si vedrà. Tutto dipende da quanto vi piace.
E, se vi piace, non è che mi faccia schifo un like o una condivisione. Se avete il potere di far realizzare film, avete pure il potere di far crescere questo podcast, sempre che vogliate usarlo, il vostro potere.

Di incipit si muore è e resterà informale. È – e sarà – ciò che ho detto: una chiacchierata.
Ogni puntata un ospite diverso.
L’ospite propone un incipit.
Ne parliamo.
L’editing a cui sottopongo la registrazione è minimo, perché l’intenzione è conservare tutto ciò che lo rende spontaneo, divagazioni, risate, persino i vaghi rumori di sottofondo.
Anzi, se potessi registrarlo in un locale pubblico, lo farei. E chissà che a fine pandemia non lo faccia davvero, vedremo.

Buon ascolto.



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