Underground

Dark Eclipse – Jia Ma

Poco o nulla si sa di quest’artista concettuale, se non che le sue creazioni sono un mix ben dosato di fotografia, CGI e arte digitale.
Il mezzo impiegato non muta il giudizio sulla qualità dell’opera, ma rispecchia soltanto il mutare delle epoche, la sperimentazione costante, le opportunità, virtualmente infinite, di raffigurazione.
Dark Eclipse è il nome del ciclo, o anche la suggestione che da esso ne deriva.

Surrealista nell’interpretazione, Jia Ma, laddove a paesaggi consci e possibili si sovrappongono contenuti ad alto valore simbolico e, a ben guardare, anche luoghi della mente.

Come questa biblioteca colossale, che di certo è ambivalente: sia collezione di tomi, del sapere, che memoria, collezione di ricordi.

Le dimensioni degli spazi comunicano sia rassegnazione che volontà d’esplorazione, che magnificenza.

Come la figura di questo moderno traghettatore che attraversa un mare d’ostacoli raffigurato da migliaia di mani protese. Brutti ricordi, o radici da spezzare.

O questo cavaliere/astronauta, che attraversa una selva oscura ferito a morte. Appare un martire, trafitto dalle frecce come San Sebastiano, unicamente per non rinnegare la sua fede, qualunque essa sia.
Forse, trattandosi, per antonomasia, di simbolo della modernità, il dio in cui l’astronauta crede è la Scienza.

O ancora, di grande effetto, la figura di questo anziano viaggiatore, con accanto la valigia, nell’atto di riagganciare una telefonata appena conclusa, o di farla. Accanto a lui un orologio e sullo sfondo i balconcini di un teatro affastellati di mobilio e cianfrusaglie, messe alla rinfusa, quasi fossero i ricordi accumulati da un’intera vita…

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