The Labrys è il titolo di questo quarto episodio che si concentra interamente su Leonardo e il Labirinto. Intrigante e piacevolmente fuori dagli schemi, questa puntata incuriosisce e getta luci e ombre sul futuro del nostro eroe. Attenti agli SPOILERS e buona lettura.
La puntata si apre con un flash forward di dieci anni sull’Italia dominata dal Labirinto.
“Eretici” vengono arsi e crocefissi lungo la via (Nico), amici di un tempo sono costretti a fuggire e ribellarsi (Zoroastro e Vanessa), mentre altri sono morti nelle mani del nemico (Giulio, il figlio di Vanessa, e il di lei marito di cui non viene fatto il nome).
Leonardo è sposato con Lucrezia e hanno un bambino, Andrea, educato fin da piccolo alla dottrina del Labirinto come vuole il nuovo ordine guidato dall’Architetto a Roma.
Si parla di nuovo del famigerato Libro delle Lamine che sembra tornare con un ruolo importante. Ma è davvero così? Neanche un po’. O quasi.
Nella caverna del Labirinto, Carlo continua a educare/torturare Leonardo col metodo Arancia Meccanica, perciò il futuro da lui sognato è un’ipotesi, o una proiezione statistica della sua mente geniale, di quello che potrebbe accadere se questa gente lo piegasse al suo volere e conquistasse il potere.
Leonardo resiste e alla fine lo vediamo condotto in salvo da Riario, che per tutto l’episodio ha mostrato perplessità e sospetto nei confronti dell’Architetto e degli scopi del Labirinto. Ma è davvero così? Di nuovo “nì” oppure boh.
Quando Leonardo apre il suo libretto degli appunti trova una croce disegnata nello stile del Labirinto che ci pone nuove domande. Sta ancora sognando o è sveglio e si tratta di una rivelazione su qualcosa che si era appuntato in passato? Sì, è il reame dell’inconoscibile, ma dopotutto questi soggetti definiscono se stessi come “le corna dell’increato” e altre belle cose.
Beh, non so voi ma a me questa puntata è piaciuta. Stavo un po’ smarrendomi e annoiandomi negli intrighi appresso a questo e quel personaggio, invece il monografico su Leo/Icaro (vi rimando alla locandina della stagione) e il Labirinto mi ha infuso nuova curiosità per la serie.
È un episodio che va seguito con un po’ di pazienza, senza pretendere di capire tutto e subito al volo ma ragionando con calma e godendosi lo spettacolo, partecipando da spettatore non passivo alla comprensione di ciò che stiamo guardando. Seguendolo mi sono domandato in quanti lo abbiano apprezzato o si siano stizziti per la “confusione” e quindi se il pubblico lo abbia gradito. Un problema rilevato spesso con la letteratura, come mi è stato fatto notare da amici autori.
Sembra infatti che alcuni lettori e spettatori moderni, in assenza di indicazioni precise, si ritrovino spiazzati. Incapaci come sono di riempire i vuoti con la loro immaginazione o formulando ipotesi. Parlo di gente che letteralmente perde il protagonista tra la cucina e il bagno se non l’accompagni per mano lungo il corridoio. Poi dicono “è confuso” o “è scritto male, non si capisce”. Forse perché un certo tipo di narrativa fin troppo descrittiva (alla nausea, aggiungerei) li ha abituati male, impigrendone le menti e rendendole passive alla lettura. È una cosa a cui questo episodio mi ha fatto pensare, perché The Labrys è da ragionare oltre che da seguire. Questo però non lo rende confuso ma intrigante e suggestivo. Non so voi, ma se devo ragionare su quello che sto guardando, io ne vengo coinvolto di più. A me è piaciuto. E a voi? Se vi va, potere scriverlo nei commenti. Altrimenti aloha e alla settimana prossima.