Antologia del Cinema

Cyborg (1989)

Devo ammettere che quest’estate di b-movies comincia a piacermi. La trovo rilassante, semplice, seducente quanto può essere un paesaggio post-apocalittico e l’umanità allo sbando.
Se poi al mix ci aggiungete una cyborg, una da cui dipende la salvezza di tutti, una gang di guerrieri che si fanno chiamare “i Pirati”, degna del miglior Shin di “Hokuto no Ken”, scene di violenza esasperata, ma sempre divertente e Jean-Claude Van Damme che, sulla rampa di lancio della sua carriera da star degli action-movies, sgambetta e si produce in spaccate vertiginose meglio di Heather Parisi mentre, con lame a scatto che vengono fuori dalla punta dei suoi stivali, si dedica a tagliare la gola e le viscere dei suoi nemici, capite bene che la vita, una sera d’agosto senza pensieri, non può essere migliore.
Devo sottolineare che Cyborg, del 1989, ha anticipato di pochi mesi il successo internazionale di Van Damme, sempre nello stesso anno, con l’ultraviolento “Kickboxer”, capolavoro di carta vetrata, la stessa dei guanti dei combattenti, quelli con cui si sfracellavano gli addominali, che ricordo ogni volta con le lacrime agli occhi: uno di quei film che ti indirizza in una sana adolescenza [di fantasie, ndr] fatta di combattimenti, fanciulle contese, vendette trasversali e compagnia bella. Praticamente ti getta direttamente nel videogioco “Double Dragon”, come questo film qui.
E “Double Dragon”, o meglio, la sensazione di deja-vu che se ne ricava, insieme a tutte le altre suggestioni ipnotiche, videoludiche e fumettistiche, e poi anche il fatto che sì, ci si diverte e non ci si annoia, rendono questo “Cyborg” un piccolo culto. Uno di quei film che, non si sa come, continuano a godere in internet del favore degli dei.

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La Peste

XXI secolo, il mondo è sconvolto da guerre, carestie e, last but no least, la Peste, quella bubbonica, quella che non è da prendere sottogamba, quella che ti fa fuori la gente a milioni. E tuttavia, come al solito, la razza umana è sopravvissuta…
Se siete lettori affezionati di questo blog, sapete che non posso resistere a una trama del genere. Nelle apocalissi ci sguazzo.
La stessa apocalisse che travolse la Cannon Films, casa produttrice, che, poco tempo dopo, finì in bancarotta.
Pensate che, in origine, Albert Puyn (il regista, ndr) aveva in mente per “Cyborg” un’opera di spessore di alta fantascienza, da girare con pochissimi e misurati dialoghi e in bianco e nero. Proposta rifiutata dalla produzione perché, probabilmente, non avrebbero saputo come impiegare le doti da ginnasta del protagonista. Un guerriero che fa la spaccata ha senso solo in un certo tipo di film, oppure in qualche contenitore televisivo domenicale di dubbio gusto.

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A Fender il mondo piace così

In questo mondo sconvolto dalla peste, Pearl Prophet (Dayle Haddon) è una scienziata che ha scoperto una cura. Rimedio che, tuttavia, per essere pienamente operativo, necessita di un viaggetto da Atlanta a New York, attraverso le cosiddette Terre Perdute (Wastelands). Pearl, non si capisce bene per quale motivo, prima di affrontare il viaggio, si sottopone a un complicato intervento chirurgico che la tramuterà in un cyborg.
Giunta a destinazione e in procinto di intraprendere il viaggio di ritorno, Pearl è catturata da Fender (Vincent Klyn), il boss criminale di New York e dalla sua banda di “pirati”. Costui, venuto a sapere dell’esistenza della cura, decide di prenderne possesso in modo tale da divenire il Signore assoluto del mondo.
Dalla sua, devo ammettere, Fender vanta una logica infallibile: 1) se solo io ho la cura, tutto il mondo è costretto a scendere a patti con me; 2) quelli che vogliono cambiare il mondo, come il cyborg Pearl, non considerano che c’è gente, come me, a cui il mondo piace così com’è, devastato e preda della violenza, e non è disposta a farselo cambiare.
Gibson Rickenbacker (Van Damme) è un avventuriero che casualmente viene coinvolto nel rapimento di Pearl e nel tentativo di salvarla.
Ciò che non è casuale è che Gibson ha un conto in sospeso con Fender che, in passato, non ha trovato di meglio da fare che sterminare la famiglia del primo. Gibson, com’è ovvio, se l’è legata al dito.
Il cyborg inutile, perché non è un terminator ed è completamente indifeso, finisce così per essere coinvolto nella faida tra Fender e Gibson che per tutto il film se le suonano di santa ragione, nel presente e anche nei numerosi flashback.

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Termo-valorizzazione (con qualche piccolo spoiler)

Albert Pyun (sempre lui, sempre il regista, ndr) avrebbe dovuto dirigere contemporaneamente due film: il sequel di “Masters of the Universe” (1987) e un film su Spiderman. Come abbiamo visto la Cannon fallì e così si trovò costretto a scrivere un terzo soggetto, questo in esame, proprio per impiegare i costumi di scena e i set approntati per gli altri due.
Capite bene che “Cyborg” nasce, quindi, da una colossale operazione di riciclo. Pensate che, come armi “da fuoco”, gli attori impiegano fucili ad aria compressa caricati a palline di vernice.
Un film termo-valorizzatore dove, però, gli attori non hanno dormito sugli allori e si sono sprecati, se, com’è vero, Van Damme finì addirittura sotto processo per aver accecato involontariamente una comparsa con un fendente di spada.
I combattimenti sono in effetti, non fosse altro per le doti atletiche del protagonista, nota positiva, con sequenze spesso lunghissime, compiaciute, di inseguimenti; e altrettante soluzioni coreografiche, se non proprio realistiche, almeno non risibili.
Le scenografie non sono memorabili, ma regalano alcuni scorci di notevole impatto, specie quando utilizzano armature di edifici in costruzione come scenari di lotta.
Giusto sadismo nei flashback per giustificare e cementare l’odio di Gibson verso Fender, tipico cattivo del periodo, forte, violento, ma sciocco, dal momento che ha avuto e continua ad avere lungo tutto il film, decine di occasioni per uccidere Van Damme, ma non ne sfrutta neanche una.
Due le scene che proiettano “Cyborg” nella dimensione culto dei b-movies: 1) la crocifissione di Gibson all’albero maestro di una nave arenata e 2) Fender che lega la famiglia di Gibson ad una corda sospesa su un pozzo, affidando l’altro capo di essa (di filo spinato) alla figlia maggiore che, per sostenere il peso, si scortica le mani e, ovviamente, fallisce nel tentativo.
Sorpresona estiva, questo “Cyborg”, passato in sordina, resta film poco dialogato e molto sgangherato a livello d’intreccio, “ispirato” a tutta una serie di film di genere più famosi e anche più riusciti, ma a suo modo divertente e imperdibile, dove finisce per diventare inevitabile, data l’antipatia dei protagonisti buoni, fare il tifo per i cattivi.

Fonti e approfondimenti:

Sezione “Trivia” della scheda del film su IMDb

Wikipedia (ENG)

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    • 14 anni ago

    Credevo di aver visto tutto del Vendemmia, ma questo mi deve essere sfuggito.
    Double Dragon invece lo ricordo bene. Anzi, li ricordo bene. I primi due li ho giocati su un pc di un amico, mentre il terzo sulla NES in coppia con mio fratello. Che figata! Ginocchiate in faccia a tutti! XD

    • Io, invece, da buon vecchio, Double Dragon l’ho giocato in sala giochi, alla modica cifra di 200 Lit. a partita! 😉

    • 14 anni ago

    E sarei io quella che le spara grosse…… 😀

  • Mi chiedevo quando sarebbe apparso quel cialtrone di Van Damme sul tuo blog… 😀
    Questo Cyborg non l’ho visto, ma in compenso custodisco gelosamente una copia di TimeCop e soprattutto una vecchia Vhs di Universal Soldiers, entrambi trash movies di tutto rispetto, a mio avviso.

    • Ma quei due confrontati con questo sono capolavori, te l’assicuro. 😀

    • 14 anni ago

    Un film del genere con Van Damme nel cast…
    sarà sicuramente un mega cult :O

    @Tutti imparate a rispettare Jean Claude, perché lui è figo, lui è forte, oltre a essere stato un vero campione, una leggenda narra che in una festa tenuta da Stallone, si siano sfidati lui e Steven Segal, ma quest’ultimo ha avuto paura e non ha combattuto 😀

  • ‘Sta cosa che “vista la recensione” gli si dà una possibilità non mi convince. Mi sembra di vendere i capolavori di Teomondo Scrofalo. 😀
    La prossima rubrica sarà “l’Asta Tosta”.

    teomondo scrofalo

    @ Cyb
    No, guarda, ho ancora i brividi per la scena di “Kickboxer” in cui Van Damme, legato a una panca, si fa sciancare, con l’ausilio di corde e carrucole, dal maestro di arti marziali Xian. Quando la vidi, all’epoca, non dormii per due notti. 😀

  • Questo film l’ho sempre evitato come la peste, proprio per la presenza di Van Damme, ma vista la recensione, gli darò una possibilità 😛

    @cybsix quei pantaloni di Van Damme, sono degli artefatti utilizzabili solo da lui 😛

  • Ma vogliamo citare i pantaloni con le pences di Van Damme?!
    Non so se hai mai riflettuto sul valore intrinseco di tale capo di abbigliamento?
    Cioè. Prova tu a fare le spaccate volanti coi jeans attillati, prova! Van Damme ha avuto un colpo di genio!

    • 14 anni ago

    A me piace il modo in cui racconti e ti soffermi sulla creazione del film. Tutte le storie, le curiosità, i problemi.
    Dei b-movies e di Van Damme non me ne può fregare di meno, ma mi piace leggere tutte queste cose!

    • Dei b-movies e di Van Damme non me ne può fregare di meno

      Ma, lo vedete con quali sobillatori ho a che fare? 😉

  • Se ti può consolare l’ho scoperto anch’io da poco. E ricorda, stiamo parlando sempre di ultra-trash…

    😉

    • 14 anni ago

    Questo Van Damme non lo conoscevo proprio! E’ il benvenuto come tutti gli altri suoi film!