Underground

Come ca##o l’hai girato, quello

Io volo sempre di fantasia, perché questo è quel tipo di storia che adoro. Perché noi possiamo vantarci di scrivere sui nostri bellissimi blog e crederci autorità in materia, ma, rispetto a chi quella materia la possiede, siamo niente.
Né più, né meno. Non importa quanto siate bravi a strepitare.
Allora immaginate una sala di proiezione buia, qualche scena di un nuovo film che viene proiettata, perché si sa, il lavoro è quasi completo, sono filtrate immagini dal set, Margaret Sixel è riuscita a mettere ordine in oltre 470 ore di riprese e il risultato comincia davvero a mettere i brividi. Di quelli buoni.
Capita sempre, a quelli del mestiere, di avere i brividi. Meglio lavori e più paura hai. Uno strano bilanciamento karmico.
La paura accompagna colui che il mestiere, innanzitutto, lo rispetta. E che ne ha consapevolezza.

Nel mezzo di quella sala buia, si alza la voce di un uomo:

Come cazzo l’hai girato, quello?

Quell’uomo è Robert Rodriguez, regista. Ha appena visto qualche scena di Mad Max Fury Road.
L’ha montato Sixel, quel film, su richiesta di George Miller, suo marito.
Perché, se l’avesse montato un uomo, MMFR sarebbe stato come tutti gli altri film d’azione, visto dagli occhi di un uomo.
Invece noi sappiamo quanto MMFR sia stato fondamentale per la piena parità di generi. C’è voluta l’apocalisse futura, perché pari importanza fosse attribuita ai protagonisti.

Un’apocalisse, per contratto, coloratissima. Niente desaturato. E anche bella, perché Miller suppone che, in un futuro di devastazione, l’essere umano si terrà stretto, giustamente, qualunque cimelio di una certa bellezza. Dovremmo prendere appunti, visto che ci siamo quasi, lo stiamo per incontrare, quel futuro.
Quindi ipercromia, continua ricerca del bello, adorazione della cinetica.
Perché il culto del motore, della potenza dei cavalli e dei cilindri è la nuova religione. Il culto del V8.

Energia cinetica che porta confusione e delirio.
Charlize Theron s’incazza con George Miller sul set, perché non le è chiaro che cazzo stia facendo. Lei per prima, e poi lui.
Proprio così.
Il motivo è presto spiegato: il film è girato in sequenza. Si parte dalla prima scena. Poche battute, pochissime. Inseguimenti a cinquanta gradi di temperatura. A un certo punto, uno qualche idea sulla storia se la dovrebbe essere fatta. E invece niente. Come ho detto, il delirio.
Tom Hardy, poi, s’incazza sia con Charlize che con George. Uno non lo farebbe così, ma Tom è spigoloso. Tutti a dubitare della tenuta mentale del nostro. Tutti a dubitare che il film sia una merda.

Poi entrambi i protagonisti hanno assistito, con paura, alla proiezione, e si sono scusati pubblicamente. MMFR è qualcosa di unico. E io credo che siamo ancora lontani dal comprenderlo appieno. Ne riparleremo tra una ventina d’anni.
Nel frattempo, registi di mezzo mondo continuano a guardarselo e ad apprendere, come fosse un corso di cinema.
Come cazzo ha girato quelle scene?

Se lo chiede pure Steven Soderbergh, che MMFR se lo vede a ciclo continuo. Chissà a quante visioni è arrivato. E, da professionista, non manca e di chiedersi come si sia arrivati a girare quelle scene, e come non sia morta della gente, girandole, e di ammettere che lui a tale complessità, forse, non ci arriverà mai.

George Miller ha avuto paura quanta deve averne avuta la moglie a editare quella mole enorme di girato.
In sala, accanto a lui, alla prima c’era Mel Gibson. Che pure lui, lo sapete, in barba ai critici… Ci siamo capiti.
Non si vedevano da tanto, George e Mel.
Mentre il film andava, Mel ridacchiava. George dice che, in un certo senso, Mel è incapace di mentire.
E lui quella risatina la conosceva bene, ne conosceva soprattutto il significato.
Dopo la risatina sono arrivate le gomitate, complici.
Perché, lo dice lo stesso Miller, Mel è un grande attore, ma è soprattutto un grande regista.
La prospettiva che ne ebbe, da quelle gomitate, fu grandiosa.

Siamo, come se non l’avessimo capito subito non appena l’abbiamo visto, di fronte alla storia del cinema.
E la vera e unica meraviglia è saltare tutte le ovvietà, le banalità del sistema, che si regge sui complimenti reciproci e l’esaltazione, sulle leccate di culo, in una consacrazione quasi unanime da parte di professionisti, colleghi, e soprattutto avversari. MMFR è stato capace pure di questo. Prendete appunti, vi ho detto.

***

Sì, prendete appunti, perché poi capita che Miller faccia causa alla Warner Bros perché non gli ha versato “cospicui guadagni”, mettendo a rischio eventuali seguiti. Ma questa è un’altra storia.

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