Sono trascorsi cinque mesi dalla pubblicazione di Madonna Nera. Come sono stati?
Intensi, direi. E divertenti.
Ho partecipato a podcast, dirette streaming, interviste. E fiere. Sono stato a Bookpride, a Marginalia, al Salone del Libro. Cinque mesi fa non l’avrei mai creduto possibile.
E non perché dubitassi del mio lavoro. Il libro mi piace, mi è piaciuto fin da subito. Da quando ho scritto l’incipit:
Suo padre era morto il giorno che era nato. Tante grazie, papà.
Madonna Nera, capitolo I
Mai scritto prima un incipit che resistesse fino alla pubblicazione. Di solito lo cambio, e il vecchio incipit diventa il capitolo 2. Non per Madonna Nera.
Stesso discorso vale per il finale. Scritto e mai più toccato.
Doveva finire così. Per forza.
E allora perché non lo ritenevi possibile? Perché pensavo a un’accoglienza buona, ma niente di eccezionale. Mi conoscevano in pochi, la maggior parte gente che mi segue, che ha letto le pagine di questo blog, per anni. E poi sì, avevo pubblicato con Acheron Books, un editore non proprio piccolo, ma il discorso era lo stesso: non mi conosceva nessuno.
E invece…
E invece la copertina con Santa Feba ha fatto sfracelli, la sinossi idem. Sono arrivati i primi pareri entusiasti. E sì, anche le stroncature. Inevitabile, ma non mi lamento. Sapevo che ciò che avevo scritto, per come l’avevo scritto, avrebbe polarizzato il pubblico.
Quindi niente che non avessi previsto. Tranne l’accoglienza calorosa.
La mia vita da scrittore è identica a quella che facevo prima, a parte qualche trasferta in più: le fiere.
Sono state tutte e tre bellissime esperienze: ho rivisto in primis vecchi amici, e conosciuto tanti nuovi lettori. Ci sono state persone che mi hanno aspettato perché potessi firmare loro il libro. È stato bello, e li ringrazio.
Cos’è cambiato dunque? Tutto, pur restando lo stesso.
Nei mesi di stesura e durante l’editing ho imparato tante cose nuove, sono cresciuto a livello professionale. E anche umano, perché no. Un amico non se l’è passata tanto bene (- Ciao, Davide, ti aspetto), ho messo in pausa Chiodi Rossi, ho lavorato tanto sistemando romanzi altrui, ho sviluppato una passione per l’horror. Che ho sempre avuto, ma che avevo messo da parte perché la vita s’era messa di traverso. C’è Curioso, la rivista che mi sta tenendo in allenamento e mi sta facendo passare la ritrosia verso i racconti. Mi preparo all’ennesima trasferta. Perché torno a Vinci.
E sto continuando a scrivere. Cose nuove. E cose che devono essere concluse.
Questo posto ha ormai compiuto quindici anni. Si può dire che questa carriera sia nata con lui. Quindi è giusto, in tempi di social network sempre più esosi e che tiranneggiano finanche il linguaggio, tenersi un posto dove poter parlare. Custodirlo.
Dunque rieccoci.
Su queste pagine troverete, nel prossimo futuro, aggiornamenti sulle cose che scrivo, articoli su editing ed editoria, e riflessioni sparse (com’era una volta).
Per cui, di nuovo, bentrovati.