Cinema

The Mothman Prophecies (2002)

“Se queste entità sono superiori a noi, allora perché non ci parlano con chiarezza?”
“Lei è superiore agli scarafaggi. Ha mai provato a parlare con chiarezza a uno di loro?”

Lo score di The Mothman Prophecies è perfetto. Distorto, livido, angosciante.
È vero, quando tento di descrivere le sensazioni che l’ascolto di un brano musicale mi suscita, divento una specie di sommelier, distinguibile dall’utilizzo di termini impropri, a volte iperbolici. Quel che è certo è che è difficile descrivere la musica a parole. Il motivo che potete udire mentre scorrono i titoli di testa di questo film è suadente e riesce ad evocare visioni oscure. Questo, almeno, va detto.
E ho scritto almeno perché, poi, leggete il nome di Richard Gere e ve lo ritrovate tra i piedi per quasi due ore a vaneggiare della sua dolce mogliettina che non c’è più e di telefonate ricevute da parte di uno stalker sovrannaturale chiamato Indrid Cold.
La questione davvero incredibile è come possa Gere aver conservato la medesima espressione facciale per tutta la durata del film. Il vero uomo falena, dagli occhi rossi che ti scrutano siete voi che, allucinati sul vostro letto, vi state domandando perché.

Va anche detto che la leggenda dell’Uomo Falena, la creatura ripetutamente avvistata a Point Pleasant, tra il 1966 e il 1967, mi cattura.
No, non c’è il rischio che divenga un Seguace di Giacobbo. Al di là della presunta veridicità celata dietro questa storia, gradisco, e molto, la portata di alcune considerazioni che da essa potrebbero derivare, alcune delle quali, presenti anche in questo film, ma non sviluppate.

***

John Klein (Richard Gere) è un figo. Sì, diciamocelo, o almeno colui che gli dà anima e corpo e volto paralizzato [Gere], insieme al regista Mark Pellington, ne sono sinceramente convinti. Contenti loro… lasciamoglielo credere.
John fa il giornalista, il giornalista di successo, ovvio, di quelli che si permettono di dispensare consigli ai colleghi necessariamente analfabeti, di quelli che da soli mandano avanti un grande giornale, una grande penna, che scrive pezzi al veleno che fanno tremare i salotti della politica e si concede comparsate televisive intervistando senatori, futuri candidati alla Casa Bianca. È sposato, disgustosamente fedele e innamorato della moglie Mary (Debra Messing). Mai, dico mai, che ci mostrino un tizio depresso, con una moglie cicciona che lo odia, che annaspa tra difficoltà economiche e colesterolo e che, magari, va anche a puttane…
Un bel giorno Mary, a seguito di un incidente, si scopre malata. Prima della dipartita, ella ha disegnato in modo ossessivo una creatura di tenebra, simile ad un angelo, ma ben poco rassicurante.
Questo particolare inizia ad avere senso per John Klein due anni dopo quando, durante un viaggio di lavoro, egli si ritrova a Point Pleasant, una cittadina del West Virginia, senza il minimo ricordo di come ci sia arrivato.
In città, a quanto sembra, non è stato l’unico ad esser stato protagonista involontario di avvenimenti ai limiti del paranormale. Insieme allo sceriffo locale Connie Mills (Laura Linney), John decide di far luce su questi strani episodi.

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A parte Richard Gere, ciò che disturba di “The Mothman Prophecies” è il senso di spreco che ti attanaglia dopo circa un’ora di visione. Un’ora abbastanza intrigante. Sì, avete capito bene. Il film, nonostante i suoi ritmi e intermezzi da videoclip, le paranoie romantico-sentimentali di Klein/Gere e la forzatura titanica che fa di quest’ultimo il predestinato, tiene.
E lo fa con quella serie di disegni del “mostro” [nelle foto], in occasione dell’arrivo di Klein a Point Pleasant, quando si scopre il paradosso spazio-temporale di cui è stato vittima e, più in là, quando subentra il solito scrittore/stralunato/ghettizzato/esperto di paranormale in esilio dalla comunità scientifica di cui faceva parte, un po’ imbarazzato nel parlare di “certe cose” con estranei, eppure del tutto convinto della bontà di quegli stessi fenomeni che ne hanno cagionato la rovina professionale.
Ricalcando le atmosfere di X-Files, la costruzione che Pellington ci offre delle apparizioni della “creatura” è tanto efficace, accompagnata com’è dal suddetto, splendido score, quanto ben ritmata. L’Uomo Falena è mostro, sussurri al telefono, voce innaturale nella notte, occhi luminosi nel buio, ma soprattutto, foriero di sventure.
Vi dirò che in qualche punto riesce persino a divenire inquietante.
Ma sono soprattutto le ragioni della creatura ad affascinare. Sarebbero state perfette se opportunamente approfondite, se non ci si fosse persi dietro all’odissea personale della superstar di Hollywood che ha marcato il suo protagonismo come i cani il loro territorio.
Le ragioni di queste intelligenze superiori non sono umane, così come sospetto non siano quelle dei baroni del marketing. Le loro motivazioni sfuggono, perché di certo non possono essere le basilari e ovvie, quelle attaccate al vil denaro.
I film devono essere rovinati per motivi che sfuggono all’umana comprensione. Siete d’accordo, no? ehehehehe

- Interpretazione di Mothman a cura di PanZerkorps (da horrorscopeentertainment.wordpress.com) -
- Interpretazione di Mothman a cura di PanZerkorps (da horrorscopeentertainment.wordpress.com) -

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“The Mothman Prophecies” vorrebbe presentarci fenomeni trascendenti che si vestono di un alone classicista, che sa di templi e filosofi, sfiorando il concetto di anima e spirito, della conoscenza suprema, dell’intelligenza di un essere che si crede un dio solo perché “gode di una visuale migliore”. Temi a dir poco spettacolari che deragliano tra un fotogramma e il successivo dai quali la creatura fa capolino, come una certa altra visione pelosa nel finale di “Fight Club”, che dura il battito d’ali di un colibrì, mentre questa suprema intelligenza si riduce a fare il cocco di Richard Gere per risolvergli, tra una catastrofe e un’altra, il suo dilemma personale con la defunta moglie, Debra Messing, altra attrice sprecata. Ma non è troppo tardi, perché Cupido ha in serbo per il bel giornalista la sceriffa locale, campagnola e rustica, si sa, ma sana… Squallore, tanto più se mescolato alla solita morale finto-ambientalista. Ombre di temi importanti, in questo “Mothman Prophecies”, intelligenze superiori, autodeterminazione, fede, speranza, evoluzione nel momento in cui l’uomo vede quelle creature che, a loro volta, si accorgono di lui;  o, almeno, a me sarebbe piaciuto vederci tutte queste cose che invece finiscono vittime di una storiella alla “Love Story”, ma postuma e di qualche cattivo residuo di script a suo tempo cestinati da Chris Carter per “X-Files”. Peccato.

Approfondimenti:
Scheda del Film su IMDb
L’Uomo Falena su Wikipedia

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    • 14 anni ago

    Grazie a te!
    Ah, la storiella è vera eh, seriamente!
    Ciao ciao 🙂

    • 14 anni ago

    Io ho provato a parlare chiaramente agli scarafaggi.
    Una volta, dopo averne trovato uno (e fatto uccidere da qualcun altro perché io ne ho schifissimo), ho cercato un contatto telepatico con i suoi eventuali amici, dicendo loro:
    “se proprio dovete farvi un giretto in casa mia, uscite quando sto dormendo e non posso vedervi… e tornate nelle tane prima che io mi svegli! Graaazieee!”
    Non si sono fatti vivi.
    Ecco, fateci un film: “la donna che sussurrava agli scarafaggi”…

    Ca**ate a parte, ciao El! È sempre un piacere leggerti. 🙂

      • 14 anni ago

      Bella storiella, della quale condivido lo schifo assoluto per gli scarafaggi. A differenza tua, però, io riesco a ucciderli da solo. Anche perché, altrimenti, la mia reputazione di macho ne risentirebbe parecchio… ahahahahha

      Per me è sempre un piacere averti da queste parti! Grazie mille! 😉

    • 14 anni ago

    Ma non è che ci creda, eh. Però, la storia di questo mostriciattolo con gli occhi rossi che se ne va in giro a predire sciagure non so perché ma mi intriga…
    Con i debiti scongiuri.

    😈

    • 14 anni ago

    Come alcuni “saggi” (chi e dove?) hanno detto, :”Gli alieni ci osservano e navigano su internet” LOOL 😀
    Io aggiungo questo, l’uomo falena, quello vero, ci osserva e se la ride sonoramente.

    Il film l’ho sempre scansato per la presenza di Richard Gere, l’eterno grigio foriero dell’amore, della fedeltà e del Tibet libero, che però reputo adatto solo per certi tipi di film e la fantascienza (credo ma potrei cambiare idea) non è tra questi.

    • 14 anni ago

    Gli anni ’60… gli anni dell’LSD 😀
    Scherzo!
    Dai, magari qualcosa di vero ci sarà, però ovviamente ci avranno anche marciato su.
    L’hanno scorso qualcuno ha rivelato che a Chernobyl è stato avvistato un UFO, nei giorni dell’incidente. Si vede che c’era traffico in quei giorni!
    Non prendermi per cinico. Io credo a una realtà trascendentale, ma quando Hollywood ci mette la mano, ecco, divento subito uno zinzino più scettico.

    • 14 anni ago

    Mmm, ricordo che questo filmetto non mi era dispiaciuto, anche se alla fine è né più né meno che una specie di episodio di X-Files 🙂
    Comunque non ho mai capito se la storia a cui si ispira è vera come dicono (pare di sì), o se siamo ancora dalle parti del metacinema.
    Però non è senz’altro una pellicola memorabile, rovinata da una certa lentezza che dovrebbe accumulare tensione e invece spesso accumula sbadigli.

      • 14 anni ago

      A Point Pleasant, in West Virginia, ci hanno fatto pure una statua all’Uomo Falena. Certo è che negli anni ’60 parecchia gente ha dichiarato di averlo visto. E, se non sbaglio, è stato rivisto anche altrove. Si dice addirittura Chernobyl.
      Ma, come al solito, ci hanno marciato su ‘sta storia.
      Certo è che per me rimane fascinosa. Ecco, un altro film, ben fatto [si spera], su quest’argomento non mi dispiacerebbe affatto. Magari con un attore meno belloccio e più nella parte…

    • 14 anni ago

    “Mai, dico mai, che ci mostrino un tizio depresso, con una moglie cicciona che lo odia, che annaspa tra difficoltà economiche e colesterolo e che, magari, va anche a puttane…”

    BWAHAHAHAHAHAH! 😈
    So’ d’accordo!

    😎

      • 14 anni ago

      Adoro i tuoi commenti analitici.

      😉