Cinema

Orphan (2009)

Comunicazioni

Carissimi,
detesto sfruttare lo spazio dedicato alla disamina di un film per darvi tutt’altro tipo di comunicazioni, ragion per cui cercherò di essere sintetico.
Il presente è un articolo speciale: il numero 400. Non so perché, ma quando ho aperto il pannello di controllo per cominciare a scrivere e l’ho notato, quel numero mi ha sorpreso e mi ha dato una piccola gioia. Spero che almeno uno di questi quattrocento post ne abbia dato un po’ anche a voi. Molti altri vi avranno fatto incazzare, altri ancora deluso, la maggior parte, me lo dicono le statistiche, vi sono piaciuti.
E ora, veniamo a noi. È vero il contrario di ciò che diceva Nick, in uno dei commenti all’articolo di ieri: non mi diverto più a scrivere sul blog da un pezzo.
Problema mio, senza dubbio. Si tratta di fattori esterni alla rete, ma anche interni. Dei primi non voglio parlarvi, perché sono faccende personali.
Dei secondi, i fattori interni alla rete, vi posso dire solo che sono stanco di essere frainteso [ah, voi che considero amici non c’entrate nulla, ovvio, ndr]. Chi vuol intendere intenda.
Che cosa accadrà?
Niente, per il momento. Book and Negative andrà avanti come sempre. Io andrò avanti come sempre. Forse dando meno peso alle critiche, pur mantenendo il necessario e imprescindibile rispetto verso tutti, e con maggior sicurezza di prima. Forse anche il divertimento tornerà. Ora, se volete, parliamo del film.

***

Bambini

Orphan (2009) è un motivo di soddisfazione ulteriore per l’articolo numero 400. È un film che fa pensare, non riflettere, badate, ma pensare. Poteva essere migliore? Probabilmente sì. Ma è tuttavia un buon film, pur non mancando di tempi morti.
L’argomento è di quelli che non appena si annusa fa accendere fuochi di paglia. Attizza gli animi pronti alla polemica. Senza andare a pescare lontano, citando critici cinematografici e studiosi, persino mia zia (quella vera, non Agonia), semplice spettatrice, ritiene sia discutibile affidare determinati ruoli ad attori bambini. È un misto di prudenza atavica e buon senso, qualcosa che induce a ritenere che un bambino, nel caso si trovi a interpretare ruoli scomodi o scene violente, possa esserne danneggiato di conseguenza, forse nella personalità, un vero e proprio danno emozionale.
Io non ho un’idea precisa a riguardo. Il mio turno è la generazione di mezzo, abbastanza incasinata, più o meno vitale, alla quale viene sottratto il sangue dai datori di lavoro. Forse sono persino un uomo di buon gusto. Non sono un critico cinematografico.
Gli attori bambini di oggi sono straordinariamente bravi. Più le bambine dei bambini, se devo essere onesto. Le ragazze, si sa, si impegnano maggiormente in tutto, si intestardiscono e, trovato il binario, vanno avanti a testa bassa  lanciate come locomotive. Dai loro una sceneggiatura e ne estrarranno, rendendolo reale, proprio il personaggio che fino a quel momento tu, regista, hai solo immaginato.
È stato così per Dakota Fanning, per la sorella minore Elle, per Lina Leandersson e per il suo clone americano Chloe Moretz. Tutte attrici eccezionali. E tutte che hanno dovuto affrontare, chi più chi meno, ruoli al limite.

***

[contiene qualche anticipazione]

Esther

Il ruolo di Isabelle Fuhrman, oggi tredici anni, in questo film è quello di Esther. Personaggio ambiguo e magnifico, cui non ha giovato il ritmo blando dell’azione, in alcuni casi soporifero, e la prevedibilità di alcune scene.
“Orphan” è quindi solo un film sui pupi inquietanti, come direbbe l’altra mia zietta preferita?
Sì, anche se è stato capace di suscitare reazioni inneggianti alla censura già dal trailer, da parte di associazioni di genitori, centri d’adozione e altri, indignati da una frase pronunciata da Esther e spavaldamente inserita nel trailer: “It must be hard to love an adopted child as much as your own” (“Deve essere difficile amare un figlio adottivo come fosse un proprio figlio”).
Esther avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni degli autori, una bambina bionda. La versione ridotta del simbolo americano. Oppure un richiamo a certi odiosi episodi di cronaca nera. Un simbolo forte e immediato.
Parlando di dedizione e professionismo, Isabelle Fuhrman, capelli corvini, si presentò ai provini indossando un abito dal taglio classico, collegiale e nastrini sul collo e tra i capelli. Diede forma e vita a Esther. Perfetta.

***

Madre

Alla maternità si associa la simbologia e il leitmotiv di “Orphan”.
Esther e Kate (Vera Farmiga) sono le due madri in conflitto per il controllo sulla vita che possono o non possono generare, sulla vita che hanno perso, sulla famiglia che la prima vorrebbe costruire nel suo delirio, la seconda stenta a mantenere unita.
Si inizia con una fase onirica avente Kate come protagonista. Tutto in questa breve sequenza iniziale è prevedibile. Il travaglio di una gravidanza che sta per concludersi nel peggiore dei modi, il dottore dalla voce accondiscendente, le infermiere impassibili che commettono errori, la puerpera, vittima innocente, che è ignorata e trattata come un oggetto.
Kate non è una buona madre. Le colpe che lei tenta di esorcizzare tramite i sogni sono solo una piccola parte dei suoi demeriti. Anche senza lo spettro dell’alcolismo, la sua negatività si percepisce dai piccoli gesti, dal tormento interiore, dalle reazioni spropositate che ha nei confronti dell’altra sua figlia, Max. Ha, però, un marito paziente, che continua ad aspettarla.
È per sua moglie che John (Peter Sarsgaard) decide di adottare un’altra figlia, sostituta destinataria dell’amore inespresso che Kate dice di voler donare.
Esther è quella figlia. Ma, paradossalmente, è una madre anche lei.

***

Nucleo

Sapiente, a mio avviso, è stata la gestione dello script. Epurato dalle ridondanze della versione originale che cadeva più volte nell’errore di voler rivelare ogni minimo dettaglio. La versione definitiva fa sorgere interrogativi, ai quali, tuttavia, è sorprendentemente facile fornire adeguata spiegazione.
In Esther c’è una donna adulta bloccata in un corpo minuscolo, ma sviluppato in modo armonico.
La tentazione era dare un quadro preciso di chi Esther fosse e quali eventi l’avessero resa ciò che è. La bravura è essere riusciti a suggerire tali dettagli senza svelarli, donando così a talune scene un’atmosfera straniante.
Così, nella sua natura di piccola psicopatica con tendenze distruttive, con quel caratteristico look classicheggiante da bambola di porcellana, Esther giganteggia divorandosi tutto il film. È una madre perché ha il bisogno intrinseco di vivere determinate esperienze che, a causa del suo stato patologico, le sono sempre state negate. È una madre quando tenta sistematicamente di sedurre i padri delle famiglie alle quali, di volta in volta, è stata affidata. È una madre, quindi, nel suo tentativo di sostituirsi alla figura femminile dominante il nucleo familiare che l’ha accolta. Ed è esattamente come Kate, anche se con esiti inversi, una madre distruttiva, una Medea.

***

Disegni

Esther, tuttavia, da sola non è sufficiente. “Orphan” è lungo ed eccessivo. Diviene persino stucchevole quando ammicca, attraverso scene dall’incastro hitchcockiano, a complotti e piccole cattiverie quotidiane che sono palesi ancor prima di trovare compimento. I tentativi di assassinio di Esther in un crescendo di reiterazione e destinati caoticamente seguendo, come la brava pianista che mostra di essere, l’ispirazione momentanea verso chiunque le capiti a tiro, man mano che ella sente l’obiettivo della sua cerca, John, cedere alle sue lusinghe, divengono tanto sistematici quanto noiosi, specie se fallimentari.
Contro una madre, Kate, alcolista, il complotto non solo ha buon gioco, ma è già immaginato ancor prima di essere scritto e inscenato.
Non è tanto la struttura dell’intreccio, pur priva di sbavatura, il punto di forza dell’impianto. Quanto la piacevole ostinazione nel prolungare, in uno stillicidio, la rivelazione finale circa la natura del mostro. Lo scoprire i suoi disegni, visibili e invisibili, entrambi ugualmente spiazzanti, lo scoprire sé stessa nell’accettazione dell’ennesimo fallimento della sua azione. La famiglia che Esther voleva a tutti i costi, mai come ora a portata di mano, si è disgregata velocemente sotto i suoi occhi costringendola a lasciare il personaggio interpretato, la bambina, a struccarsi rivelando i segni del tempo trascorso sul suo volto e soprattutto sui suoi denti, quelli celati indossando una dentiera, e a fare ancora una volta piazza pulita fino al tentativo seguente.
Circa quest’ultima considerazione, appare un vero peccato aver rinunciato al finale perfetto in luogo di uno più rassicurante. Poco male. Quello adatto, breve e conciso, aderente allo spirito del personaggio, è disponibile nei contenuti speciali dell’edizione in dvd.

***

Identità

Non un film perfetto, “Orphan”, né dispensatore di brividi in confezione deluxe. In verità nulla di più di ciò che è: un onesto thriller sorretto da una grandissima attrice.
E, se un rischio il ruolo di Esther rappresenta, questo è la scarsa probabilità che, nella carriera di un’attrice o di un attore si possa presentare di nuovo una parte così interessante e borderline. Lo sapete, quei personaggi che producono associazioni mentali immediate, identificazione dell’immaginario cinematografico e dell’essere umano. Quando l’identità dell’attore scompare per lasciare il posto, unicamente, al suo alter-ego di celluloide. Brutto affare.

Altre recensioni QUI

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    • 13 anni ago

    Un commento preciso a un bel film tanto che mi viene da aggiungere soltanto una mia personale critica agli sceneggiatori sulla piattezza assoluta del personaggio del marito: motore iniziale del film poi scompare del tutto. Va bene che il film deve mostrare il dualismo \scontro tra le due “donne di casa”, ma avrei apprezzato uno sforzo in più.
    Per quanto riguarda le critiche da te citate le trovo infondate; casomai a volte si può essere cinici e se tu lo sei stato ( e chi non lo è mai è per lo più un fanatico o vive in una fantasia del tutto immaginaria)sicuramente ciò non ti fà una persona insensibile o peggio volutamente malvagia….
    P.S. Oddio malvagio e megalomane forse sì ma credo che faccia parte del bagaglio di ogni persona portata a fare il Master nei giochi di ruolo….

    • Stregatto, tu sei di parte. 🙂
      Però, trovo interessante la critica che muovi al marito John. Effettivamente è più un mezzo/oggetto che conduce al conflitto finale che un personaggio.
      Personalmente, poi, avrei apprezzato di più, anziché una serie di situazioni tutte identiche volte a mostrare la cattiveria di Esther, maggior approfondimento psicologico, per lo meno dei tre protagonisti.

    • 13 anni ago

    Sulla polemica, mi limito a quotare i consigli di chi mi ha preceduto. Anche se te la sei un po’ cercata annoverandomi tra i tuoi commentatori.
    Sono l’unico, oltre Lycas, ad aver visto questo splendido film. Impeccabile la tua analisi e impeccabile la recitazione di Isabelle Fuhrman, a mio parere superiore a tutte le altre giovanissime attrici da te citate. Davvero impressionante.

  • Stanotte mi è arrivato questo commento a proposito di “Survival of the dead”. Perdona l’OT ma lo voglio condividere con te. Te lo copio pari pari – maiuscole comprese – come mi è arrivato 🙂

    “mi dispiace dirtelo ma sei un ignorante…. non per il fatto che non apprezzi il film ma per il fatto che dici che è una cagata universale… MAFARI NON LO HAI CAPITO IO TROVO INVECE CHE HA TROVATO CON Diary of the Dead – Le cronache dei morti viventi HA TROVATO UN NOUVO INIZIO E CON QUESTO FILM UN BUON CONTINUO, ROMERO HA AMMESSO CHE QUESTO FILM è VOLUTAMENTE IRONICO.”

    Fantastico :))

    • Vabbé, almeno ha ammesso che gli/le dispiace. Educato/a.
      Io invece, come tutti sanno, faccio “gli interessi del principe del Male”… e qualche altra cosetta impubblicabile.

      😆

  • il film non l’ho visto, ma dico solo scemenze riguardo ai film e forse è meglio che stia zitto. Per quanto riguarda il numero 400 ti faccio i complimenti. Sapendo cossa provo io, che sono ancora “piccolino” come blogger, ogni volta che indovino un post, immagino quante volte ti sei sentito estasiato:-)
    per le polemiche non so cosa dire. Al momento non mi ha ancora toccato nessuno (ma dipende sempre dalla giovinezza del blog o forse molti mi vedono soltanto come uno spammer)… non so.

    • Thanks!
      Be’, intanto provaci a dire qualcosa su qualche film, poi vediamo che punizione assegnarti in caso di vaccata… 😉

      Sì, di soddisfazioni questo blog me ne sta dando tante. Mi ha anche sorpreso, a volte. Nel senso che è capitato che ricevessi maggiori consensi da articoli sui quali non avrei scommesso 1 euro, e meno da quelli sui quali confidavo di più.

      Se ti vedessero come uno spammer ti avrebbero già toccato, credimi.
      Forse è vero che dipende anche dalla portata e dall’anzianità del blog. Anche se qui internet queste fasi sono molto accelerate. Dopo un po’ che parli (tu generico, ndr), la tua (da blogger) diventa una voce fissa e a volte questa voce può infastidire qualcuno.
      Per fortuna si tratta di fenomeni transitori.

    • 13 anni ago

    @El.
    Allora fratello.
    Ci saranno sempre persone che criticheranno ad cazzum,questo sia nel blog sia fuori.Ogni volta è come una violazione della propria casa.Capisco che faccia male capisco anche che faccia incazzare.Il modo migliore è fare quello che piace senza badare al giudizio della gente,perlomeno bisogna provarci.
    Comunque ricordati che la maggior parte di chi legge il tuo blog è con te.
    Poi,sinceramente,anche se tu o io o un altro commentatore avessimo opinioni proprie,dalla religione alla politica che male ci sarebbe?
    Non era questo il tuo caso,avevi specificato chiaramente che volevi parlare solo del film,ma come disse quel tale “Non ti curar di loro ma guarda e passa”.
    Ahò e poi nun vorrai mica fà stranì alla Cybercosa ed alla Keyemica?

    • “Ahò e poi nun vorrai mica fà stranì alla Cybercosa ed alla Keyemica?”

      Mi guardo bene dal farlo. 😀

      Poi,sinceramente,anche se tu o io o un altro commentatore avessimo opinioni proprie,dalla religione alla politica che male ci sarebbe?

      Ah, ma questo lo do per scontato. Più che giusto che sia così.
      Solo che, nel caso del post in questione, anche volendo entrare in argomento religione, c’è modo e modo per farlo.
      Peccato non abbia commentato qui sul blog, altrimenti avrei dato a tutti la possibilità di leggere il messaggio.

  • @ KM
    Ok, aspetto la tua mail piena di parolacce. Ma devono essere belle sporche, eh?

    😀

    @ Alex
    Grazie!
    Ah, mi consola sapere di non essere un bersaglio privilegiato di idiozia.
    Ma più che altro è la questione del “non leggere” che mi ha colpito.
    Ovvero, ‘ste persone come cavolo se le fanno le opinioni se non riescono manco a capire che cosa c’è scritto e perché è stato scritto in quel modo?

    Sono tranquillissimo. Per me l’impostazione data a quel cazzo di articolo su Emily Rose era chiarissima, a leggerla
    Quindi direi per concludere che ho fatto il mio primo incontro con un troll.
    Sensazione unica.

    😉

  • Il film non l’ho ancora visto, quindi mi limito a farti i complimenti per il 400 post!
    Questo blog è una delle mie mete fisse quotidiane 🙂

    Riguardo alle critiche ad minchiam: purtroppo fanno parte del gioco.
    L’altro giorno uno mi ha detto di “vergognarmi” per il mio articolo sui ragazzini casinisti al cinema. Con molto aplomb l’ho mandato a fottere i cani (beh, non con queste parole, ma il senso c’è).

    • 13 anni ago

    dimenticavo!! Stasera mi guardo Orphan, così domani ti mando una mail per insultarti a dovere!! 😀

    • 13 anni ago

    Se ho capito bene ti hanno mandato una mail per dirti che prendi in giro il male nel mondo e le persone che soffrono?? E le cose scritte all’inizio, forse più di venti righe per dire che ti riferivi solo al film?
    Fai bene a fregartene.
    E come Cyb mi associo, non far venire il mal di stomaco anche a me che sono delicata. 😀

    • 13 anni ago

    L’articolo l’ho letto a spizzichi e mozzichi perché il film non l’ho ancora visto e non mi piace molto informarmi troppo su visioni che attendo con ansia.
    Recensioni o commenti preferisco gustarmeli dopo la visione, in modo da confrontare le mie impressioni con chi scrive o commenta.
    Per il resto invece capisco che molto spesso ci si rompa di tenere blog, alle volte diventa quasi un obbligo più che un divertimento. Ma poi passa.
    Se invece ciò che ti scombussola sono le critiche bè, penso sia difficile andare avanti cercando di prescindere dall’opinione altrui, però fa parte del tutto quando si è molto letti come te.
    Non so se sia questo che intendevi, però spero che tu vada avanti perché sennò tocca incazzarmi e mi viene mal di stomaco. 😛

    • @ Lycas
      Però voglio vedere entrambe le versioni. Con luminol e senza. 😀

      @ Cyb
      Di andare avanti vado avanti, tranquilla. Anche perché l’ultima cosa che vorrei sarebbe vederti incazzata e col mal di stomaco. 😉

      Ogni tanto arriva qualche mail poco piacevole. E ogni tanto piovono pareri che mi dimostrano come la gente se ne fotta di leggere ciò che scrivo, ma vada avanti solo a pregiudizi ritenendo di aver capito tutto a prescindere.
      L’articolo di ieri è l’esempio più recente. La prima cosa che ho scritto a chiare lettere è: guardate che voglio parlare solo del film! Non del conflitto tra Stato e Chiesa…
      Risultato?
      Polemiche inutili (via mail): io sono diventato quello insensibile che vive una vita felice e non riconosce il male che serpeggia nel mondo e che, al contrario, lo deride, il male e quelli che soffrono.
      Ma sono io a essere pazzo o cosa?

      So già che dovrei fregarmene, però quando la parzialità di giudizio nei miei riguardi comincia a essere sistematica comincio a incazzarmi di brutto.
      L’unica risposta che so opporre a questo stato di cose è continuare a scrivere. Esattamente come ho fatto finora.
      Però mi rode un po’ la consapevolezza che, per quanto scriva, la gente poi non vuole leggere. Non tutti, ma una buona parte sì. Quindi è come se scrivessi per aria, tanto non frega niente a nessuno.

      Non mi riferivo a te, eh, ché fai bene a non leggere per non rovinarti il film!

      😉

  • Sangue, eh? Mmmm… provo e poi ti dico XD

  • Visto e piaciuto, anche se la scena più spaventosa per me è stata proprio l’inizio. La nascita mi terrorizza più della morte.
    Come diavolo riusciva Esther q realizzare quei disegni? La luce blu illumina le sostanze organiche. Boh.

    • Credo, eh, ma potrei sbagliare, che i disegni fossero realizzati col sangue. Non ho trovato niente in merito, però, né nel film viene mostrato alcunché che faccia propendere per questa ipotesi. Chissà…