Cinema

La Cultura Pop (Essi Vivono 3 di 4)

“You see them on the street. You watch them on TV. You might even vote for one this fall. You think they’re people just like you. You’re wrong. Dead wrong.”

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Questo era il blurb che accompagnava i poster promozionali di They Live (Essi vivono), ed è indicativo del carattere “popolare” della pellicola. Che era sì satira contro la Reaganomics, ma era soprattutto un film low budget, arrangiato per mantenere i costi bassi senza sacrificare la potenza del messaggio. Tutto studiato e accuratamente pianificato per lo scopo finale:
svegliare i dormienti
Si tratta di un messaggio per le masse, esattamente come il suo opposto, i messaggi subliminali con cui gli alieni controllano la specie umana.
Il testo, quindi, come il film, doveva essere semplice e immediato, per arrivare alla portata di tutti.
È la medesima teoria che oggi è alla base della moderna pubblicità.

essivivono32Il protagonista, Roddy Piper, non era un attore, era un wrestler, scelto per la sua fisicità, perché, come abbiamo visto, doveva comunicare più con le sue azioni che con l’abilità oratoria. Stessa scelta, la fisicità, che ricadde sul co-protagonista: Keith David.
La camicia a quadri di Nada (Piper), la sua dialettica semplice, le sue aspirazioni, soprattutto, estremamente borghesi: la fiducia nell’America e nel Sogno Americano, la cultura del lavoro per costruirsi una vita dignitosa, etc… sono messaggi che dovevano arrivare al largo pubblico, quel pubblico di fruitori di prodotti dell’intrattenimento.
Non stiamo parlando qui di cinema d’essai, ma di fantascienza, genere popolare che, esattamente come negli Anni Cinquanta, si preoccupava, tramite i suoi fautori, di veicolare messaggi sociali di massa.
Negli Anni Cinquanta il sottotesto principale della fantascienza era la paura dell’Atomo: nascevano tra gli altri Godzilla, le formiche mutanti di Them! E tutta quella serie di mostri/prodigi resi reali dall’avventatezza dell’uomo, che disponeva di così tanto potere e cupidigia, e di così poca saggezza. Un miscuglio di caratteri che ci avrebbe sicuramente portato all’autodistruzione.

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E tuttavia, la razza umana era sopravvissuta… (cit.)
Qualche decennio più tardi, negli Anni Ottanta, il mondo era scampato alla minaccia della guerra nucleare tra le superpotenze USA e URSS, la cultura pop aveva trionfato veicolata dal mezzo di comunicazione definitivo: la TV, e le classi sociali medio-basse s’accorgevano di essere giunte poco oltre la Rivoluzione d’Ottobre.
Erano sempre e comunque schiavizzate da un’oligarchia, per gli unici interessi che realmente hanno sempre contato: quelli economici.
I soldi.

E quindi, se si doveva rendere la popolazione cosciente di vivere come inutili ingranaggi di un sistema autosufficiente, che li avrebbe scaricati come e quando voleva, si dovevano impiegare, per discuterne, mezzi semplici.
Sarebbe stata la stessa cultura popolare che trionfava sui canali televisivi in un tripudio di consumismo a base di quiz e programmi per dimagrire a svelare, a quegli stessi dormienti, la realtà.
In They Live era una razza di scheletri che, chissà come e quando, ci aveva colonizzato ottundendo i nostri sensi, mantenendoci in un elevato stato di mediocrità: una prigione per la mente, dalla quale sarebbe stato impossibile uscire (infatti ci siamo dentro ancora oggi).
Nella realtà, il messaggio era che il Sogno Americano, quella capacità di farsi da sé, con le proprie forze, era vincolato alla cortese benevolenza di chi deteneva, e detiene tutt’ora, trent’anni più tardi, quello stesso potere, che non ha mai ceduto.
Nada quindi è incarnazione della classe media, condivide con coloro che rappresenta i gusti nel mangiare e processi logici, la ruvida onestà e il senso dell’onore, gli stessi vestiti comprati a buon prezzo sulle bancarelle o al discount.
I set sono il retro degli studi di produzione in cui lavorava Carpenter; i sobborghi, veri e propri slum, erano quelli reali sorti spontaneamente nei dintorni di Los Angeles; le villette sulle colline, dove viveva lo stesso Carpenter, e dove il vicino di casa di Holly Thompson (Meg Foster), che la saluta all’arrivo insieme a Nada, è Larry Franco, il produttore dei suoi film.
Un film girato in un mondo reale, senza set costruiti ad arte (tranne quelli sotterranei dedicati agli alieni, sotterranei e celati agli umani, ovviamente), perché era quello il mondo che gli spettatori avrebbero dovuto vedere una volta usciti dalle sale, lo stesso che avevano lasciato all’entrata, ma in qualche maniera cambiato da una nuova consapevolezza.
Anche se, lo sappiamo dallo stesso Carpenter e dalla catastrofe al botteghino che accompagnò They Live, esattamente come Frank (Keith David), la gente non voleva essere svegliata.
Troppa paura di lasciare i loro sogni artificiali, per quanto pessimi essi fossero.

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