Cinema

Attack the Block

Attack the Block, scritto e diretto da Joe Cornish, mostra le conseguenze di un’invasione aliena in un quartiere a rischio della periferia londinese, e le reazioni di un gruppo di ragazzi, che formano una banda, che ritengono il Blocco (del titolo), loro territorio.
Il primo pensiero che ho avuto guardandolo è stato: immagina (sì, mi do del tu quando penso) se un film del genere fosse ambientato a Scampia…
Probabilmente, a giudicare dalle reazioni che ho letto in rete, il vespaio suscitato sarebbe stato simile. Questo film vanta infatti una media quasi perfetta tra chi lo adora e chi lo stronca senza pietà. I critici, guarda caso, sono nella quasi totalità inglesi, che non hanno digerito alcuni aspetti della pellicola, quali la satira verso la cecità della polizia e il fatto che i protagonisti siano giovani delinquenti irredenti.
Scampia, che è l’equivalente italiano dello Blocco, si divide tra un passato recente di delinquenza devastante e un presente di auspicabile rinascita sociale, almeno a quanto si sa. E leggevo che, recentemente, gli abitanti si sono opposti a che una fiction riguardante argomenti quali la criminalità organizzata, la violenza, il narcotraffico etc… fosse girata tra “le vele”.
Reazioni molto simili, dunque. Che trascendono dalla qualità o meno del girato, e che badano solo al messaggio indotto, quello subliminale, che vorrà quei territori storicamente legati a un certo tipo di svantaggio sociale.
A pensarci bene, non posso dar loro torto.

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Il problema è ambivalente, guardando Attack the Block mi sono divertito, un film leggero che spoglia, riproponendolo, un gruppo di ragazzi sul modello dei “Goonies”, da ogni sfumatura d’innocenza, dal meraviglioso, dal sogno e dalle fantasticherie tipiche di quell’età, e li trasforma in giovani adulti, diretti, violenti, che in casa nascondono armi che vengono usate alla bisogna, che di fronte al diverso, all’alieno, non si pongono alcun problema esistenziale, ma lo ammazzano.
Va anche detto che questa risoluzione violenta del conflitto è applicabile dietro il velo del misunderstanding, i ragazzi scherzano, complice la loro cultura pop fatta di film sci-fi, Alien in primis, sul fatto che la creatura possa essere aliena, ritenendola solo una scimmia inferocita.
Non sono animalisti, questo no, ma la catarsi relativa alla scoperta della vita extraterrestre è castrata dall’effettiva scoperta della natura aggressiva di questa nuova specie. A quel punto, il combattimento taglia le gambe a qualsiasi velleità di ragionamento filosofico e di satira sociale.
E Attack the Block, come ho già detto, diverte, pur mettendo in scena personaggi e quartieri scomodi.

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È anche la prima volta, a dire il vero, che assisto al netto rifiuto, espresso tramite recensioni negative (tramite IMDb), di un film tutto sommato valido. Per fattori anche legati, come detto, alla questione del territorio.
Credevo fosse un fenomeno tipicamente italiano mettere i film fantastici all’indice perché rei di non approfondire la componente umana e sociale in essi sfiorata.
Attack the Block, per la cronaca, nasce da un evento vissuto di persona dal regista Joe Cornish, rapinato in quello stesso quartiere dove poi è tornato a girare, da una banda di ragazzini, a suo dire spaventati proprio come lui.
A questo piccolo fatto di cronaca Cornish ha aggiunto l’invasione aliena, e lo scontro senza quartiere.
E il film diverte, pur mancando, e non so se sia merito o demerito, di qualsiasi tentativo di redenzione dei protagonisti, che nascono e concludono il loro percorso come piccoli delinquenti, per quanto siano simpatici.
Redenzione che, in ogni caso, dal punto di vista narrativo, sarebbe apparsa comunque forzata. E staremmo ora, in quel caso, gridando allo stereotipo, anziché alla mancanza di esso.

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Lo stupore nasce dal fatto che il rapporto diretto tra cinema e realtà, l’influenza che ciascuna delle parti esercita sull’altra e le conseguenze, che vengono sempre rimproverate a Tarantino e ai suoi film, qui sono evidenti, perché mai come altrove qui si nota questo interscambio.
Il regista voleva, probabilmente, esercitare il suo gusto del cinema e esorcizzare le proprie paure, facendolo al meglio delle sue possibilità artistiche, il pubblico voleva sì un film di fantascienza e commedia che ripercorresse i fasti di Shaun of the Dead e voleva probabilmente da esso un messaggio di speranza che riscattasse proprio quei giovani che nel Blocco ci vivono.
Attack the Block funziona al di fuori, ma non dall’interno, perché lì crea contrasti.
Noi continueremo a vederlo con occhio estraneo, divertendoci, quelli che ci vivono, a Londra o nel Blocco, s’incazzeranno.
Il fatto è che non c’è via d’uscita, e forse la colpa è di un film fantastico che non ha saputo e voluto rinunciare alla satira sociale, invadendo un territorio desueto, e limitandosi a dare una sbirciatina veloce.
O forse della gente, gli spettatori, che continuano ad attribuire a film e libri significati ulteriori, ad addobbarli di responsabilità che spesso non hanno e non hanno mai pensato di avere.
A pensarci, è così da sempre. E la cosa spaventa un po’. Un argomento sul quale torneremo.

Indice delle recensioni QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Come horror fantascientifico mi era piaciuto parecchio, non mi sono interrogata molto sulle effettive implicazioni sociali.
    Ero rimasta leggermente “scioccata” dalla piega presa dalla storia a un certo punto, un po’ come sarebbe successo se la banda Fratelli avesse ammazzato realmente un paio di Goonies, ma d’altronde i mocciosi di Attack the Block erano destinati ad avere vite brevi e violente.
    Quanto al finale…. beh, a me non era dispiaciuto. Alla fine, se non erro, il capetto si prende finalmente la responsabilità delle sue azioni sconsiderate e accetterebbe anche di immolarsi per “espiare” e salvare il block, quindi ci sta tutto.

    • In effetti le morti giungono un po’ inattese, sono rimasto sorpreso anche io. ^^

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

  • Certo, se pensassero tutti così non dovrebbe mai uscire un film ambientato nel Bronx. O tutti i film italiani sulla mafia nel sud Italia. Ma il cinema, un certo tipo di cinema, deve anche raccontare la realtà, per scomoda che sia. Probabilmente la colpa di questa polemica è anche che il film abbia un tono divertente e un plot fantascientifico, invece che documentaristico.
    Il Moro

    • Sì, ma l’accusa al film è di non raccontare la realtà, per l’appunto, o di raccontarla in modo molto parziale. ^^

  • Introduco un altro elemento di discussione: Io Attack the Block volevo vederlo al cinema. Ho aspettato una settimana e – in pieno centro a Milano – era rimasto in una sala soltanto. Alla fine rinunciai, perché la mia compagna voleva vedere altro. Comunque da quella sala in cui trasmettevano AtB uscirono la bellezza di 3-dicesi-3 spettatori.
    Ricordo che, quando ne parlai sul blog, un mio lettore mi confermò un’esperienza analoga.
    A questo punto mi chiedo che senso ha sperare che in Italia certi film vengano distribuiti decentemente, visto che quando ci provano i risultati sono questi.

    • Be’, ritengo che anche i romanzi siano distribuiti così. Nel senso, li fanno arrivare sullo scaffale, e poi chi s’è visto s’è visto.
      Il battage pubblicitario è essenziale, ma da noi sembra elemento di fastidio o del tutto accessorio.

      • Probabilmente sì.
        Ma il gusto del pubblico è un argomento che andrebbe definito, secondo me. Mi piacerebbe approfondire. Perché a parità di campagna pubblicitaria, spesso i risultati sono differenti, tant’è che si parla di film diventati famosi sono col tam-tam dei fan. Chissà. ^^

      • Soprattutto per certe produzioni che, secondo i distributori, non appartengono al nostro DNA. Quindi non vale nemmeno la pena scommeterci su.

  • Sì, hai ragione, ci può stare, ma dipende da come il tutto è reso: c’è troppa enfasi, il ralenty, la musichetta eroica. Tu dici, magari Cornish voleva parodizzare, ma sempre a mio parere, l’intento parodistico non è molto visibile.

    • No, non sono sicuro che volesse parodizzare, in effetti. E poi a quei dettagli tecnici non ho badato. Come al solito, guardo alla scena dal punto di vista narrativo e non cinematografico. Che è la differenza tra noi due 😀 <3

  • Il problema è che un film così da noi necessiterebbe redenzione dei protagonisti.
    Quello che soprattutto mi ha colpito è la mancanza totale della figura dell’adulto responsabile, che è una specie di icona del cinema americano con adolescenti. Fratello maggiore, padre, membro delle forze dell’ordine.
    Qui non c’è, c’è lo spacciatore fattone e morta lì.
    Poi hai ragione tu, il film è divertentissimo, si lascia guardare che è un piacere. Non mi ha convinto il finale, ma non si può avere tutto.
    <3

    • Sì, ma in che modo non ti ha convinto? Perché sei la seconda che arriva al finale, ma non mi dice perché. 😀

      • Ovvero quasi si sacrifica?
        Boh, io la vedo come se a un tratto sente il peso della responsabilità (presunta) e a essa cede. Il fatto che sia quindicenne, Moses, la identifica come azione realistica (per la portata e le conseguenze), perché mancante della necessaria capacità critica.
        Poi, vabbé, è iperbolica quanto si vuole, ma secondo me ci può anche stare. ^^

      • Perché Moses (si chiama così il capo della gang?) compie un’azione esagerata e fuori contesto, rispetto a quello che avevamo visto prima.
        Che è peggio della redenzione, secondo me.

  • “immagina (sì, mi do del tu quando penso) se un film del genere fosse ambientato a Scampia…”
    Gli alieni o diventano spacciatori affiliati al Sistema, cocainomani a loro volta, oppure vengono uccisi senza pietà nel giro di un paio di minuti. XD

    Per quanto mi riguarda, uno dei film più piacevoli visti l’anno scorso. La trovata dell’attacco alieno contenuta al blocco, per quanto “semplicistica” è davvero superba!

    • Quindi aderente alla realtà, come in questo film XD
      No, più che altro mi domandavo quali potessero essere le reazioni del pubblico… se critiche nei confronti del film, oppure no. ^^

      E se queste reazioni siano giuste o velate d’ipocrisia.
      Cioè, mi sono imbattuto in molti pareri avversi perché i protagonisti vengono santificati pur essendo delinquenti, perché la polizia viene ritratta in maniera imbecille, e perché gente del luogo s’è incazzata per essere stata ritratta in quel modo.
      Ecco, mi chiedo se queste critiche abbiano un senso e un peso, oppure no. ^^

      • Quindi in sostanza trattasi di reazione a un film veritiero, pur essendo di fantasia. ^^
        Il problema è che io stesso, durante il servizio civile, sono stato contatto con la delinquenza minorile, e l’idea che mi sono fatto è che per la maggior parte di essi non esiste l’idea di redenzione. Mi spiego, per questi ragazzi è impossibile pensare a un futuro diverso.
        Ecco perché il fatto che i protagonisti del film non si redimano, alla fine, non mi ha disturbato più di tanto. In Attack the Block vengono applicate altre logiche, che a noi sfuggono, ma che sono reali.
        😉

      • Io credo che quelle reazioni siano di sano fastidio e profondo imbarazzo.
        L’esempio che hai fatto con Scampia, dal punto di vista sociale è azzeccatissimo (forse non lo è dal punto di vista logistico, a differenza del Blocco è un quadrato letteralmente “chiuso” dove non nulla sfugge a certi “occhi” e dove non si può nè entrare nè uscire senza l’autorizzazione di questi “occhi”, ma non è questo il punto).
        Ammettere che in una città come Londra ci siano zone suburbane così dismesse rovina l’immagine di una città “perfetta”. Allo stesso modo è imbarazzante per la nuova amministrazione partenopea (che si sta vantando di aver migliorato la città) dover ammettere che nonostante una lotta continua e ininterrotta 24 ore su 24, nonostante tutte le millemila associazioni che cercano di risollevare un quartiere, il controllo in quella precisa zona non esiste ed è utopia, perchè si riesce a sparare e uccidere una persona anche in un asilo nido, e senza problemi.

        Sui protagonisti che muoiono uno dopo l’altro, sarebbe stato straniante e fuorviante il contrario. Se si fossero salvati tutti dai continui assalti dei gorilloni alieni sarebbe stata una pellicola bruttina e falsata.

  • Orpo ! Lo devo ancora vedere questo ! Gli inglesi sono molto bravi nell’affrontare idee già usate in modo insolito (tipo Shaun of the dead e Grabbers solo per fare due nomi)…

    • È caruccio e divertente. 😀

  • Certo però il finale… 😐

    • Il finale che solleva polemiche? Eh… 😀