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Centovetrine of the Dead (aka The Walking Dead ep. 11)

[L’articolo contiene anticipazioni]

Lori, occhio spento e viso di cemento, che rammenta la storia del piccione e del monumento.
Il ragazzo preso prigioniero e usato come pallina antistress, dal momento in cui è stato “estratto” dalla cancellata. La scoperta che in un mondo d’apocalisse brutto brutto brutto ci sono i gruppi che funzionano, di persone cattive cattive cattive e armate fino ai denti.
La puntata numero undici è un florilegio di consapevolezza, un po’ come quegli show dove si esibiva Randy Watson (forte, quello!), il cugino bis-laterale di Michael Jackson. Per una trama che, ormai è chiaro, viene portata avanti con gli stessi criteri delle soap-opera. Se continuano così, altro che tre stagioni, c’è materiale per diecimila puntate, tipo Sentieri. Alla fine TWD dovrà essere soppressa come un cavallo azzoppato, perché si faccia posto ad altro, dal momento che il cast avrà raggiunto l’età pensionabile (beati loro).
La prova provata: Sceim e Andrea che complottano un golpe a cinque metri di distanza dal prigioniero (che li spia). Che, ok, sarà pure un prigioniero, ma siccome Rick è un boccalone e si fa impietosire pure da una mosca con un’ala spezzata, quanto è saggio svelare piani di rivolta davanti a colui che può sputtanarli? Soprattutto pensando che si trovano in una fattoria con centinaia di acri di terreno sgombro? Proprio lì devono mettersi a parlare?
E poi, è mai possibile che il posto dov’è rinchiuso il prigioniero abbia più di un’entrata, da dove il bambino riesce a passare, e che ci sia una guardia solo davanti a quella principale??
Follia.

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Tutto questo romanzo d’appendice (sì, ne hanno fatto uno intero in quarantadue minuti, complimenti) è incentrato sul sense of humanity. Ovvero, dopo la puntata delle Scelte, è arrivato il momento di compierne qualcuna (seee, come no!) e infatti Rick, il leader nato, lo dichiara subito: “Ci ho pensato tutta la notte! Non vedo altre soluzioni!”. Vuole ammazzare il ragazzo, inutile come zavorra e in più potenziale spia per gli uomini cattivi, che sono trenta e si dedicano a stupri e saccheggi, secondo il manuale degli Evil Lords apocalittici, ricorrendo anche al bieco cliché di costringere gli altri a guardare mentre loro fanno i porci comodi.
Ma il punto non è questo: cioè, ci ha davvero pensato TUTTA la notte! Quindi la mia teoria è giusta, il gruppo si fa guidare da un potenziale narcolettico che non dorme per riuscire a pensare. Perfetto.
Naturalmente, in questa parodia di umanità allo sbando, ci deve essere la coscienza sociale e Dale, il vecchiaccio, che nel fumetto faceva le cose a tre con Andrea e la sorella, qui è la personificazione della Coscienza del gruppo. Esiste per rompere i coglioni, con discorsi che sanno di follia retorica: “Ma… ma… se lo ammazziamo non siamo diversi da loro. Dobbiamo conservare la nostra umanità!”. Fino al paradosso, dichiarato, di permettere a una potenziale minaccia di vagare libera, perché la società moderna, di diritto, è così che avrebbe fatto. E che fa (e sono pure d’accordo con lui. È vero, è così che fa.)

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E quindi, come al solito, mentre gli zombie dimagriscono a vista d’occhio non riuscendo a nutrirsi delle sole cazzate che saturano l’aria intorno alla fattoria e manco di Carl, figlio dello Sceriffo che, da buon erede, tenta di farsi sbranare da uno zombie impantanato, i nostri inscenano un ampolloso (per esiti e contenuti) processo farsa per discutere delle sorti del prigioniero. Inutile, come tutti i personaggi.
E badate, non è cinismo il mio, ma realismo. Non è questione se sia il caso o meno di uccidere il prigioniero. Hanno tenuto trenta zombie in un granaio, nutrendoli persino, non vedo che differenza faccia, a ‘sto punto, tenere prigioniero un solo uomo, se proprio non riescono ad ammazzarlo. Cioè, un solo idiota è più pericoloso di trenta zombie? Non credo. È la pretesa di venderci tutto il discorso sulla conservazione dell’umanità come fosse una roba seria, come se davvero sbarazzarsi di un unico tizio, cosa che si sarebbe dovuta fare a monte, senza ricorrere alla pagliacciata dell’abbandono sulla statale, manco fosse un cane, potesse davvero fare la differenza.
Cioè, capisco che gli spettatori americani non c’arrivano, e manco molti italiani, ma, cazzo, la Storia, quella vera, è molto, molto, più orribile di questa specie di Signore della Mosche messo su senza un briciolo di classe.
Carlo Magno ordinò che fossero decapitati quattromila prigionieri di guerra in un solo giorno. Carlo Magno, l’imperatore cristiano. Al confronto questi di TWD meritano il Paradiso.

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E infine, la legge del contrappasso? Boh, forse il lancio dei dadi, a stabilire che il vecchiaccio debba incontrare la sorte, facendosi una salutare passeggiata notturna in un mondo infestato da zombie (nascosti tra le ortiche, evidentemente). Sarà che non vedendone manco mezzo, pure i personaggi si son convinti di stare sul set di Beautiful, e quindi di non correre pericoli a meno che non sentano una certa musica.
E poi, questa è una domanda che mi assilla da sempre: ma quanta forza hanno gli zombie? Cioè, per strappare lo stomaco di un essere umano devi avere la forza di Hulk, minimo… ma vabbé, è storia vecchia, romeriana, gli sceneggiatori non c’entrano, stavolta.
Sono solo responsabili di aver gettato in un limbo, in cui si è costretti a ripetere le stesse identiche cose ogni giorno, dieci personaggi in cerca d’autore. Tutto qua.
Alla prossima.

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