Uaz, uaz , uaz! Riecheggia una risata per i vicoli bui cittadini, l’autore è Cattivik, il ladro più sfortunato che ci sia. Creato da Bonvi (di cui ricordo le opere più famose Sturmtruppen e Nick Carter), è stato disegnato e sceneggiato successivamente da Silver che, con lo scorrere del tempo, ne ha cambiato i tratti, trasformandone le forme. Dedito alle più efferate macchinazioni criminali (almeno nelle intenzioni) svolte rigorosamente in solitario, ha a disposizione un variegato arsenale dal cortello al martellone, dal mattone alla pistola, purtroppo (per lui) non riesce mai nei suoi intenti. Stupido e goffo ha una parlata particolare, non pronunciando le ultime vocali delle parole; in alcune storie si esprime in dialetto, però questo non basta a capire quale sia la città teatro delle sue malefatte, si pensa possa essere Napoli o Milano. Curiosa la somiglianza della mascotte di un ristorante Belga Chez Leon, ideata nel 1985, con il personaggio di Cattivik del 1965, non risulta però esserci stata una causa per plagio.
Nel 1992 esce il videogioco platform per Amiga, prodotto e distribuito dalla Idea e ricordo che all’epoca apprezzai molto Cattivik per lo stile allegro col quale si presentava, dove il maldestro ladro è pronto a svaligiare la casa di turno; tra le possibilità offerte si possono utilizzare vari oggetti, compreso il mobilio, per rendere inoffensivi gli abitanti della casa, ma potremo aiutarci anche con gli oggetti presenti nell’inventario tra cui: bombe, paracadute, pattini, scatole con pagliaccio a molla e tanto altro ancora.
Il videogame di Cattivik per Amiga (1992)
Il fumetto, oramai un cult, è stato capace di attirare e mantenere uno stuolo di fan. Superati gli anni d’oro, con molto ritardo ecco che nel 2008 viene prodotta per Mediaset la tanto agognata serie a cartoni animati. Cattivik subirà un trattamento diverso rispetto a quello riservato per Lupo Alberto, verranno infatti animati in 3D i 52 episodi che compongono la serie, della durata media di 6 minuti ciascuno. Guardando questa serie, si può notare che in ogni episodio ci si trova di fronte una scarsa realizzazione tecnica, degna di produzioni amatoriali; entrando nel dettaglio, posso dire che in più episodi si nota il fastidiosissimo aliasing, le animazioni dei personaggi, degli oggetti sono legnose e poco variegate, quelle dei mezzi in alcuni casi sono rallentate e poco fluide, decisamente mediocri, per non parlare degli ambienti interni o esterni, di qualità altalenante che va dall’appena sufficiente allo scadente. In alcune occasioni guardando Cattivik, mi è sembrato di vedere un mondo spoglio e privo di vita, dove l’interazione tra il ladro da strapazzo e l’ambiente che lo circonda sembra forzata. In diverse occasioni le inquadrature non sono delle migliori, alle volte risultando non fluide. I modelli 3D risultano poco complessi, le texture a bassa definizione, e gli sfondi dove si svolgono le azioni con camera fissa essendo poco profondi rendono la visione davvero difficile. Per quale motivo Cattivik è stato fatto in 3D, allora? Il responsabile del settore cartoni animati della Mediaset, Fabrizio Margaria, ha dichiarato che il costo totale della stagione completa corrisponde a quello di una singola puntata dei Simpson, di fatto si è risparmiato in tempo e in denaro rispetto a una realizzazione classica… Ci credo! Il lavoro di produzione oltre a Torino e Milano è stato svolto anche in Vietnam… Chiusa la parentesi sulla realizzazione tecnica, passiamo al reparto sonoro, la colonna sonora è interessante, gli adattamenti di canzoni famose sono abbastanza riusciti, ma gli effetti sonori sono ripetitivi e scadenti. Menzione speciale merita il doppiaggio, lo definirei nauseabondo e assillante; Giorgio Bracardi come doppiatore di Cattivik ci può stare, a patto però di non esagerare con versi, grugniti, mugugni che vengono costantemente emessi per tutta la durata dell’episodio, di fatto, alla lunga diventano SNERVANTI! Evitando questa litania l’interpretazione di Cattivik sarebbe stata accettabile… Il doppiaggio dei personaggi secondari è qualcosa di abominevole, tanto che una recita dell’asilo avrebbe avuto un effetto migliore. Le trame non sono molto complesse, nonostante ciò molti episodi riescono comunque a far sorridere. Noteremo numerosissime citazioni tratte da film, cartoni animati, fumetti e così via, ma in ogni episodio emergerà il plateale omaggio alle esilaranti avventure di “Willy il Coyote e Beep Beep”.
Nel complesso, se si riesce a socchiudere gli occhi di fronte alla realizzazione tecnica e a ignorare il loop dei versi di Cattivik, c’è la possibilità che questa serie vi possa piacere.
Come definirei io Cattivik in una sola parola? Imbarazzante.
Il risultato di questa produzione è un grave smacco sulla decennale carriera di Cattivik, difficilmente cancellabile dalla memoria dei fan della macchia di inchiostro, condannato nell’oblio del dimenticatoio per la normale audience. Un vero peccato, una grande occasione persa.
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