Underground

Bruciare la Marvel

Il pubblico.
È un animale strano, il pubblico. Del quale si fa parte, e al tempo stesso che si guarda dall’esterno, restandone di volta in volta stupefatto, agghiacciato, compiaciuto, persino grato e incazzato.

Il pubblico è l’espressione della società coeva, il termometro delle pulsioni di massa.

È l’insieme dei gusti, della percezione, è il latore ultimo del messaggio. È, addirittura, dopo la nostra dipartita, il guardiano della memoria.
Se le nostre azioni, in vita, sopravvivranno alla nostra morte in un modo o nell’altro, sarà merito (o colpa) del pubblico.

Mi imbatto, però, in certe cose, senza dubbio esasperate dal web e dagli organi di informazione. Cose che mi danno da pensare.

Lassù, il poster di X-Men Apocalypse, che ha solleticato l’indignazione nientemeno di Rose McGowan (!), che ci ha visto un’incitazione alla violenza sulle donne.
Cioè, Apocalisse che prende Mystica alla gola equivale a dire: picchiate pure le vostre donne.

Ora, tacendo sul fatto che, in contemporanea a questo prurito della McGowan, sugli stessi mezzi di socializzazione digitale, c’è gente che dà a Amber Heard, picchiata dal marito Johnny Depp, della falsa ipocrita e simulatrice… che già il fatto che si dia più peso a un cartellone e si minimizzi al contrario su una probabile, autentica violenza fa perplimere alquanto… tacendo su questa contraddizione, dicevo…

  • i lividi veri sono fatti col fondotinta, mentre un tizio ceruleo che strangola una tipa blu… be’, sì, questa è una vergogna

… resto abbastanza perplesso, ancora una volta, riguardo il pubblico.
E al cartellone di Mystica, ci aggiungo pure la ormai celeberrima vignetta del Cap dell’Hail Hydra.

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Cui sono susseguite azioni, riprese in video e caricate sul tubo, che finora avevo visto soltanto, che so, nella Palestina. Solo che ora, al posto della bandiera d’Israele bruciano gli albi Marvel, il nuovo Grande Satana.

C’è un po’ di confusione di fondo, secondo me.
O, più probabilmente, è solo evoluzione.
Evoluzione che, possibile, non segna necessariamente un miglioramento.

Una società ricca e debosciata come la nostra, colma di disparità sociali e molto, molto disagiata.
È la natura del disagio a evolvere.
Quando si deve combattere per la vita e per il pane quotidiano, ci si preoccupa di cose più pratiche, tipo il pane quotidiano… e la vita.
Quando non si ha un cazzo da fare e si passa la maggior parte del giorno a digitare alla tastiera, ci si indispettisce per ogni puttanata.
È il benessere che uccide, rammollisce, permette ai barbari di oltrepassare i limiti dell’impero romano.
E poi, d’un tratto, ci si ritrova a parlare longobardo.

Ok, forse non così in fretta, ma l’esempio calza.

E sì, è ovvio che mi ci metto anche io tra coloro che passano la vita a digitare alla tastiera.
Scambierei la mia con l’infanzia di mia mamma, che mangiava carrube al posto del cioccolato, si lavava i capelli col DDT e giocava con la neve nera di cenere aspettando che gli inglesi finissero di bombardare il sud Italia per uscire a ammazzare la gallina nell’orto e farsi un brodino?
Ehm… no, non scambierei le mie puttanate da tastiera con le bombe inglesi per niente al mondo, ma… ecco, è giusto ammettere che, oggi, si sta assistendo a un iper-sensibilizzazione delle masse, che sono pronte a bruciare vivo un uomo colpevole di aver investito un cane, o a radere al suolo gli uffici di quei geniacci della Fox, rei di aver fatto prendere per la gola Jennifer Lawrence.

giphy

Ogni cosa, oggi, diventa simbolo di qualcos’altro, di più grande, universale.
Il cartellone di Mystica diventa violenza sulle donne, l’Hail Hydra del Cap non so, incitazione al nazismo, o tradimento dell’infanzia di milioni di lettori e addirittura offesa a coloro che hanno combattuto la svastica…
Il che è una solenne puttanata, la conclusione, ma non la natura del processo, che al contrario è serissima.
Il processo che ci porta a considerare tutto un problema è invero degno di analisi.
A volte, anzi, diciamo pure il più delle volte, una foto è solo una foto, non diventa simbolo a meno che non intendiamo farcelo diventare, per un secondo fine.
Questa è una distorsione, e iper-correttismo applicato alla società civile.

Che è inapplicabile, e ci fa vivere col costante terrore di offendere qualcuno. E che quel qualcuno, offeso, si metta dell’esplosivo nel giubbotto e venga a farci la pelle. Perché, tra l’altro, non c’è più adeguata corrispondenza tra azione e reazione.

Ammazzare un dentista che ha ammazzato un leone, mi spiace, ma non è equo.
Per quanto il dentista sia uno stronzo.
Non è equo.
Togliere il fucile allo stronzo e multarlo, un’ammenda salata, sì.
Ucciderlo no.
È sproporzionato.

E di questa sproporzione in teoria dovremmo incolpare la comunicazione 2.0. Che ci interconnette tutti quanti. Stiamo scoprendo che il nostro spirito, i nostri vezzi rompono i coglioni ad altri che prima non avevamo nemmeno sentito nominare.
Un po’ come accade in una qualunque convivenza. Solo che questa è forzata e comprende sette miliardi di individui pensanti e, peggio ancora, comunicanti tra loro. E esacerbati, come detto prima, da un sistema di vita che ci permette, avendo sopperito ai bisogni primari, di soffermarci sulla futilità.
Un maledetto formicaio.

Credo che manchi la volontà e anche la necessità dell’approfondimento. Anziché badare supinamente a non offendere, cosa impossibile, bisognerebbe educare al pensiero critico, in modo da valutare le offese per ciò che sono e distinguere un cazzo di cartellone pubblicitario (bruttino, tra l’altro, e che sarà dimenticato tra un mese) da una reale offesa a una donna o al genere femminile in generale.

scudo capE con “necessità dell’approfondimento” intendo che, spesso, si cavalca da parte di chi i cartelloni li fa questa forma di indignazione popolare facilona e stupida, per un immediato e sproporzionato ritorno pubblicitario.

La Marvel produce un albo a fumetti del tutto nella media, col solito colpo di scena, il solito eroe che cambia faccia, l’avremo visto mille volte, ed ecco che, per il prurito di cinquantenni irascibili, quell’albo diventa uno dei più ricercati al mondo, bruciato in azioni di protesta simili a movimenti ben più seri rispetto ai quali, però, s’è persa, come per tante altre cose del mondo reale, la volontà d’approfondire.

Non ce ne frega un cazzo di Israele e della Palestina, preferiamo mostrarci alfieri della libertà bruciando Capitan America. Sempre Grande Satana è, ma un pochino più a portata di mano degli U.S.A.
Bruciare gli albi del Cap, mi spiace, per voi, ma è una reazione spropositata.
Si tratta di narrativa, non di vita reale.
Anche se la maggior parte non riesce più a distinguere.
Cosa che fa un po’ paura.
Anzi, togliamo pure quell’un po’.

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 8 anni ago

    […] a esempio il celeberrimo cartellone di X-Men Apocalypse. Sotto la lente perché raffigura un uomo che strozza una donna. Che cosa ne direste, ha affermato […]

    • 8 anni ago

    Io le trovo polemiche sciocche, molto sciocche. Il cartellone di X-Men mostra elementi non casuali, non hanno scelto quella scena così per fare. Presenta un personaggio presente in tutti i film e uno nuovo, presenta una delle attrici più quotate del momento e uno degli attori più quotati del momento. E per un film che dovrebbe trascendere ogni logica di diversità. La gente che non conosce gli X-Men può esserne turbata? E perché mai?
    E sulla storia di Captain America dico solo che anche un ignorante come me in materia sa che potrebbe esserci uno sviluppo ulteriore più avanti, e che ogni serie è a sé.
    Stiamo andando verso un mondo che ha bisogno di sottotitoli, forse, perché sennò tutto è equivocabile.

      • 8 anni ago

      Come i libretti d’istruzione che specificano di non mettere un telefono nel forno a microonde. O di non ingoiarlo.
      E se c’è scritto vuol dire che qualcuno l’ha fatto.

        • 8 anni ago

        Non sei stanco di vivere in un mondo in cui bisogna sempre fare delle premesse? Io un po’ sì

        • 8 anni ago

        Sì, ma a parte andare a vivere in Alaska, non ho altre alternative.

    • 8 anni ago

    Come si dice, i miei due centesimi.
    “Si tratta di narrativa, non di vita reale.”
    1984 è sessista in quanto ha un solo stereotipato personaggio femminile, “Huckleberry Finn” è razzista per le parole che usa Twain, Lovecraft è satana, il nuovo Mad Max era troppo femminista, poche linee di dialogo estrapolate dal contesto di Age of Ultron sufficienti per guerre sante e, addirittura episodi di doctor Who criticati perché troppo ostili con i cattivi di turno.
    E questa è solo la punta del iceberg.
    Davvero, non mi sorprendo se qualcuno sbrocca per Cap America.
    La verità è che la narrativa non è più considerata “neutrale”.
    Ha vinto “l’impegno” da tastiera a misura d’inquadrati leoni da tastiera.

      • 8 anni ago

      Per non parlare delle paranoie che hanno fatto a Joss Whedon per la Vedova Nera…
      Comunque è un argomento che intendo approfondire seriamente, questa estrema sensibilizzazione della società coeva.
      Sto già raccogliendo le fonti.