Molti di voi lo conosceranno già, altri è bene che lo conoscano.
Mi riferisco a Blade: the Series, il telefilm ispirato all’omonimo fumetto della Marvel e portato alla celebrità internazionale dal fulmicotonico Wesley Snipes nella trilogia cinematografica.
Ne avevo già parlato diffusamente nel nostro forum (defunto), ragion per cui, questo articolo è un rimaneggiamento di un mio vecchio post che ho ritenuto ancora efficace per stile e contenuti.
E’ bene chiarire subito una cosa: questa serie non ha nulla ha che vedere con la versione per il grande schermo. E’ di gran lunga superiore.
Uno scandalo la sua cancellazione, poiché esso era riuscito a fare del suo punto di forza l’aver decentrato l’attenzione dal solo protagonista assoluto , il diurno Blade, ai suoi comprimari, sia alleati che antagonisti, tutti dotati di medesimo spessore, pari dignità narrativa e di obiettivi più o meno nobili, ma sensati.
Blade (Sticky Fingaz), non condivide nulla col suo predecessore Wesley Snipes, eccetto l’impermeabile nero e la katana, ma là dove Snipes è tutto fucile, spada, paletti e passi di danza mista ad arti marziali, tanto che più che a combattimenti con mostri assetati di sangue sembra dar vita a coreografie nelle quali persino l’incenerimento dei nemici appare inserito in una precisa cadenza musicale, Fingaz è rude ed efficace, bada al sodo, ovvero far fuori i nemici, senza quella particolare ricercatezza estetica, per cui riesce freddo, distaccato e spietato, e soprattutto, considerata la trama non proprio neo-realista incentrata sui succhiasangue, credibile pur non essendo un attore eccellente… egli è supportato da un fido aiutante, di origini orientali (Nelson Lee) che è, a suo modo, normale, non è dotato di particolari poteri, ma solo di buone conoscenze tecniche, necessarie per fornire Blade di ottimo equipaggiamento e di supporto comico, ma senza scadere mai nel patetico o ancor più nell’antipatico.
Gli altri co-protagonisti sono interpretati, allo stesso modo, da attori non particolarmente noti al grande pubblico, una di loro, Jill Wagner, che interpreta Krista, la vampira alleata di Blade, proviene addirittura dalla pubblicità, dov’era giunta senza aver frequentato prestigiose scuole di recitazione. E forse sta proprio qui il segreto dell’efficacia del telefilm, supportato da attori per nulla capricciosi, privi di fronzoli e che non cazzeggiano con sufficienza, ma si sforzano di risultare credibili.
Krista (Jill Wagner) è un personaggio che è costretto a collaborare con Blade non perché condivida gli obiettivi di quest’ultimo, ma perché vittima del suo desiderio di vendetta verso Marcus, il responsabile della morte di suo fratello gemello, delle circostanze che l’hanno resa un vampiro e di un fortissimo senso di colpa, poiché il legame di sangue che ella condivide con chi l’ha trasformata, lo stesso Marcus, la spinge, invece, ad essere attratta da lui.
Marcus (Neil Jackson), vampiro miliardario e filantropo, col gusto per il restaturo e l’architettura, principale avversario di Blade, non un cattivo ridicolo e stereotipato, ma un arrampicatore sociale della comunità dei vampiri, che mira a liberarsi dei Sangue Puro, coloro che, nati già vampiri, sono i più anziani e più nobili dei non-morti e spadroneggiano ai danni degli esseri umani e di chi, come Marcus e Krista, è solo un sangue-misto, o impuro, cioè un essere umano trasformato in vampiro. Per Marcus, Blade è solo uno tra i tanti problemi che soffocano le sue ambizioni, per cui il conflitto che egli genera con l’altro è più ricercato da Blade che da Marcus stesso che ne farebbe volentieri a meno…
Chase (Jessica Gower), compagna-rivale-competitrice di Marcus e Krista, sangue-misto con un passato umano non troppo brillante, anche lei divorata da passioni estremamente mondane: la gelosia e l’invidia verso Krista, divenuta in breve tempo la nuova protetta di Marcus, e l’ambizione unita alla sete di potere personale.
Brillante il distacco col quale i vampiri vedono o “utilizzano” gli esseri umani, come prede, come nutrimento e nulla più; non c’è nessun sadismo alla base della caccia, il cui unico fine è la soddisfazione della Sete e anche quando accade, cioè quando il vampiro diviene mostro per gli esseri umani e inizia a giocare e torturare le sue vittime, costui è per la sua stessa gente, un reietto, uno di cui farebbero volentieri a meno, il prodotto di secolari alienazioni mentali che hanno portato questo essere ad isolarsi dalla propria comunità.
Efficace l’attribuzione anche ad esseri che godono dell’immortalità, quali i vampiri, di obiettivi, speranze e di desideri da soddisfare e perseguire anche all’interno della loro ristretta casta di privilegiati in echi che rammentano, come giustamente hai notato, influenze del ben noto gdr della White Wolf Vampire: the Masquerade…
Nonostante le numerose pecche presenti nella sceneggiatura, quali forzature drammatiche di grande (secondo chi le ha concepite) impatto, come, ad esempio la scelta di Marcus, durante la trasformazione di Krista, di gettare la stessa dal terrazzo del suo grattacielo 😆 perché “doveva morire per poter rinascere”, anziché sistemarla più tranquillamente e confortevolmente sul suo sofà (???) in attesa del di lei risveglio, la superficialità (comune anche nella trilogia cinematografica) con la quale si accenna alla struttura della società dei vampiri, composta da 12 “Case”, gruppi di più vampiri che si contendono o che condividono il potere sul mondo degli umani, l’inesattezza o l’imprecisione che caratterizza la figura o il tipo del Sangue Puro, apparentemente indistruttibile e invulnerabile, tant’è che la trama principale si snoda sui tentativi di Marcus di trovare un mezzo per distruggere questi vampiri supremi, quando lo stesso, venuto allo scontro con uno di questi lo uccide semplicemente massacrandolo
di botte (???), la sgradevole visita di Krista, ancora umana, nel tentativo di procurarsi informazioni su Blade, al cosiddetto immancabile “esperto (di quartiere) del soprannaturale”, ossia un vecchio bavoso e trascurato, come la casa in cui abita, che chissà perché sa tutto di tutti i protagonisti della storia… nonostante questo, dicevo, il telefilm resta comunque un ottimo tentativo, meno puerile di tanti altri, di rappresentare la figura storico-letteraria del vampiro, in un contesto moderno e realistico nonostante sia di fantasia, purgata dai numerossissimi luoghi comuni attribuiti alla stessa da decine di pellicole e libri a dir poco scadenti.
A mio parere Blade: the series meritava, almeno, una seconda stagione.
Sui motivi per i quali è stata cancellata… Ma davvero sentite l’esigenza di domandarvelo? 😀
approfondimenti:
Blade: La Serie (wikipedia)
Blade: The Series (IMDb)