“Lancerò un’intera linea di prodotti al sapore di homo sapiens, tutti a basse calorie! Filetto crudo in salsa, cervello marinato in succo di limone, paté di midollo spinale, stinchi e pisello in umido, e coglioncini al cioccolato flambé! La classica Human-burger!”
Storie di un certo tipo le si sente solo al cinema. Mi riferisco al dietro le quinte di Bad Taste (1987), opera seconda [preceduta da “The Valley” del 1976, accreditato su IMDb – ndr] di Peter Jackson. In particolare al fatto che le riprese di questo si siano svolte in un arco temporale ciclopico, ben quattro anni, dal 1983 al 1987, perché girato solo nei weekend dalla combriccola messa su dal regista; che Pete O’Herne, l’attore che interpreta Barry, sia stato, per esigenze di scena, costretto a radersi solo una volta a settimana per quattro lunghi anni, in modo che il suo personaggio avesse sempre la barba della stessa lunghezza…; che Craig Smith (Giles) si sia sposato, sempre in quei quattro anni, con una moglie super-cattolica, che gli vietò di lavorare nei weekend, ponendo temporaneamente fine al suo personaggio che fu poi “resuscitato” quando l’attore divorziò e potè tornare a lavorare…
Come dicevo, storie simili, di questa bellezza, nascono solo in questo mondo di cartapesta, costumi messi su svaligiando i bauli dei vestiti dismessi in soffitta, armi “da fuoco” di legno e motoseghe non funzionanti. Col tempo questi aneddoti acquisiscono fascino, una sfumatura divertente di “vissuto”, sul momento, credo invece costituscano una bella seccatura.
***
Giriamo un film
Ci abbiamo pensato tutti e quasi tutti, credo, ci abbiamo provato. Alcuni, come Peter Jackson, ci sono anche riusciti e qualche anno più tardi sono andati a vincere l’Oscar: girare un film.
Non che non ci vogliano soldi. Ne occorrono pochi, relativamente, ma che diventano un bel po’ per chi non è avvezzo a maneggiare milioni di dollari di budget come fossero bruscolini. All’inizio della carriera anche 30.000 dollari neozelandesi possono essere un bel gruzzoletto, da spendere e da sacrificare in un film che può trasformarsi in un buco nero che se li inghiotte tutti e ti lascia in mutande.
Per girare “Bad Taste” occorsero, quindi, circa 16.500 euro attuali, un bel po’ di carne cruda, costumi improvvisati, maschere di gomma create nella cucina della mamma dallo stesso Jackson e tanta costanza: provate voi a convincere i vostri amici a seguirvi sulle coste della Nuova Zelanda per quattro anni di seguito, tutti i weekend. Non è roba da niente.
***
Il dito medio
Devo dire per onestà che Peter Jackson non mi piace. E anche questo film inizia in modo ostico, per me. Poi sopraggiunge la parte della villa e altre soluzioni scenico-narrative davvero eccellenti che te lo fanno apprezzare, amare anzi, e anche un paio di mosse che ti fanno sganasciare dalla risate. Guizzi di genio.
Non magnificherò Peter Jackson, come fanno altrove le lingue srotolate e pulite per l’occasione, ma magnifico questo suo lavoro, così tanto avant-garde da meritarsi la censura del poster, dove l’alieno mostra il dito medio, con l’applicazione di un dito ulteriore per smorzare l’impatto volgare [eccetto in Gran Bretagna, dove è comunque volgare, ahahahaha – ndr] e imporre un politically correct che aveva già rotto le palle non appena è stato inventato.
***
Il fast-food
La Crumb’s Crunchy Delights è una multinazionale che combatte con altre rivali per il dominio del mercato dei fast food, con l’unica sostanziale differenza che essa opera su più sistemi interplanetari, perché creata e gestita da extraterrestri. Costoro hanno individuato il nostro pianeta, la Terra, e soprattutto la sua specie dominante, l’uomo.
Come ogni corporazione che si rispetti, la Crumb’s Crunchy Delights, nell’idea di lanciare un nuovo prodotto col quale dominare il mercato, ha inviato un gruppo di studiosi con annessa manovalanza, a testare sul campo e a riportare indietro campioni di carne.
Il nuovo prodotto è lo human-burger, costituito da carne di homo sapiens. L’uomo ha un buon sapore, basse calorie e, soprattutto, si riproduce in fretta e in gran quantità. L’azienda ha trovato la sua miniera d’oro da spremere.
I terrestri, però, non sono affatto d’accordo e quando il villaggio di Kaihoro si svuota di tutti i suoi abitanti, un manipolo di agenti speciali al soldo del governo giunge sul posto per scoprire l’agghiacciante verità: che siamo diventati tutti potenziali spuntini per una specie aliena.
Peter Jackson si riserva un doppio ruolo come attore, oltre che occupare tutti i posti di comando possibili, eccetto quello di sceneggiatore perché, come è noto, non è mai esistito uno script ufficiale, ma si è andati avanti a braccio, improvvisando di weekend in weekend, seguendo l’ispirazione del momento.
Egli è quindi Derek, uno scienziato che coordina le operazioni della squadra speciale e anche Robert, un alieno travestito da essere umano.
Al culmine della conflittualità da personalità multipla, Jackson finisce per torturare, nei panni di Derek, sé stesso, Robert.
Mentre il resto del cast, i terrestri, ma anche gli alieni, prendono corpo e spessore con lo scorrere dei minuti, inscenando nell’ultima parte una grandiosa battaglia in cui vengono usate parecchie armi da fuoco, coltellacci, seghe elettriche e anche un bazooka.
***
La favola
Motivi classici da fiaba per “Bad Taste”: 1) il villaggio “stregato”, in cui tutta la popolazione è sotto l’influsso di un “sortilegio”; 2) il “male”, sotto forma di creature aliene che imitano la forma umana; 3) l’antropofagia praticata dei mostri che, inoltre, si dedicano a pratiche oscene, come appare adatto alla loro natura, tipo mangiare il loro stesso vomito ; 4) il combattimento e il sacrificio estremo dei protagonisti per il bene della Terra.
Il tutto, però, ricoperto di una verve comica che ribalta le situazioni e, attraverso il paradosso, induce la catarsi. Il vomito, alla fin fine, pare avere un buon sapore…
Sovrabbondanza di splatter e dettagli truculenti [spesso artigianali] che, in ogni caso, non vogliono essere disturbanti e appaiono, quando non gratuiti e richiamanti il puro effetto sorpresa [Robert che mangia, con l’ausilio di un cucchiaio, il cervello di una delle sue vittime, direttamente dal cranio aperto, ndr], funzionali e integrati nell’intreccio [gli scatoloni colmi di carne umana macchiati di sangue e materia cerebrale, ndr] oppure accidentali [la pecora che esplode perché colpita dal bazooka, ndr], ma di grande effetto comico.
Ottimo, davvero ottimo b-movie che diverte e mostra gli albori della carriera di un regista particolare, certo, ma che fanno sognare. L’inizio, dopotutto, è uguale per tutti. È il percorso e come lo facciamo, in fin dei conti, quello che ci distingue.
Altri articoli in Recensioni Film
Approfondimenti:
Scheda del Film su IMDb
Bonus Track: “Bad Taste” – The Remnants