Prologo
Il brutto di scrivere un blog, nella fattispecie questo, è che per pubblicare articoli che abbiano un minimo di credibilità sul cinema o su quant’altro, si è costretti a documentarsi; e facendolo si perde la suspense.
In breve, si va al cinema a guardarsi Avatar di James Cameron, sapendo benissimo di averlo già visto decine di altre volte sotto forma di decine di altri film. Senza Real-3D, magari senza i miliardi di dollari di incasso e senza i 250 (si dice addirittura 500) milioni di budget per la sua realizzazione. Ma sempre di già visto si tratta.
Ma si sapeva già, e va bene così. Nessuna sorpresa. Solo curiosità per il Real-3D.
Sono miope e astigmatico e la domanda che mi ponevo entrando nella sala -non troppo affollata, devo dire-, prendendo posto e inforcando quegli orrendi occhiali neri da Rivincita dei Nerds (1984) sopra i miei da vista, da buon oscurantista quale sono, era: “mi verrà o no un attacco epilettico?”.
Avatar è Balla coi Lupi
La verità è che pure James Cameron, che non è un coglione ipocrita, lo sapeva benissimo di averlo già visto da qualche altra parte il suo film, tant’è che lo ammetteva candidamente e sornione, da gran paraculo, nelle decine di interviste che hanno fatto da corollario allo straordinario -quello sì- viral marketing, cui si deve principalmente, a mio avviso, l’incommensurabile successo del film. Cameron stesso dichiarava che Avatar è Balla coi Lupi (1990). E io chi sono per non credergli?
“Yes, exactly, it is very much like that. You see the same theme in “At Play in the Fields of the Lord” and also “The Emerald Forest,” which maybe thematically isn’t that connected but it did have that clash of civilizations or of cultures. That was another reference point for me. There was some beautiful stuff in that film. I just gathered all this stuff in and then you look at it through the lens of science fiction and it comes out looking very different but is still recognizable in a universal story way. It’s almost comfortable for the audience – “I know what kind of tale this is.” They’re not just sitting there scratching their heads, they’re enjoying it and being taken along. And we still have turns and surprises in it, too, things you don’t see coming. But the idea that you feel like you are in a classic story, a story that could have been shaped by Rudyard Kipling or Edgar Rice Burroughs.” (dichiarazione di J. Cameron – fonte: io9.com)
E’ Balla coi Lupi, quindi, ma anche La Foresta di Smeraldo (1985) di John Boorman. Un film della mia infanzia, che non vedo da allora, cui sono ancora molto affezionato. E c’è anche qualcosa di Kipling e Rice Burroughs. Perché non credergli? Perché andare a pescare Pocahontas (1995), sbattere giù il relativo trailer e farsi quattro risate? Il plagio vero e proprio lo vedremo tra poco; qui al massimo si può parlare di intreccio comune e di sicuro successo.
Certo, oltre che Pocahontas, si possono tirare in ballo L’Ultimo Samurai (2003), persino Red Scorpion (1989) dove Dolph Lundgren, sovietico, che tra l’altro ci assomiglia pure a un Na’Vi, essendo roccioso e alto tre metri *che scandalo! Cameron ha copiato anche Dolph Lundgren!* si schiera con gli africani per spaccare il cu*o ai comunisti cattivi, oppressori e invasori.
La trama di tutti questi film e sono sicuro di moltissimi altri, dal successo assicurato (tranne Red Scorpion che costituisce, come da copione, l’eccezione), è sempre la stessa e si può incidere sulle tavole della legge del cinema:
Il guerriero mandato dagli invasori tra i nativi per distruggerli finisce prigioniero di questi ultimi che, però, si dimostrano molto più nobili, fieri, onesti e sinceri rispetto al popolo corrotto e avido da cui proviene; il guerriero finisce per essere adottato dai nativi che lo istruiscono alle vie della virtù, dell’onore e della temperanza e, quando si tratterà di scegliere da che parte stare, egli tradirà moralmente la sua razza per schierarsi con la minoranza più debole, ma ardimentosa che è la sua nuova famiglia.
Esplosioni, combattimenti, sesso & sentimenti, un bel po’ di retorica ambientalista e oscurantista che fa sempre bene e bla bla bla…
Perché James Cameron, che di sicuro non è l’ultimo arrivato e di belle cose ce ne ha regalate tante, si è ridotto al solito canovaccio?
Per i soldi, tanti, quelli della produzione e per i soldi, tantissimi, che sta incassando e che incasserà in futuro. E per i premi che gli pioveranno sulla testa a iosa, che fanno tanto chic e regista salvatore del mondo.
Dammi un po’ di zucchero, baby!
Avatar è un film concepito e realizzato per evitare ogni possibile rischio di rigetto, per il gradimento medio assicurato, per non scontentare proprio nessuno.
C’è il fascino esotico di Pandora, il mondo alieno, c’è il romance con la figlia del boss che prima istruisce il protagonista e poi ci unisce i tentacoli in connessione ad altissima velocità.
C’è il rispetto per l’ambiente portato all’ultimo stadio del misticismo religioso di comunione con tutte le cose.
Ci sono gli umani cattivi -neanche tanto-, spinti solo da becero interesse economico.
C’è la virtù dei personaggi.
Ci sono epiche battaglie, poche lacrime e il lieto fine. Che altro volete?
E, per chi, come me, non dovesse gradire tutto ciò, c’è pure il 3D, la cui efficacia ti fa trascurare tutto il resto.
Questo film è il trionfo dell’adolescenza. Adolescenti i personaggi nelle loro azioni, adolescenti le motivazioni, adolescenti le loro reazioni.
La più adolescente di tutti è Neytiri che esce col più figo di tutti. Talmente figo, Jake Sully, che Edward Cullen brucerebbe in pieno sole per l’invidia. La sua Bella non è certo la figlia, strafiga, del capo e di mamma sacerdotessa, ma una sfigatissima adolescente, figlia di una coppia divorziata, e neanche tanto sveglia.
Neytiri, di contro, è sacerdotessa, esploratrice, cacciatrice e, come sopra, strafiga. Non c’è paragone.
E Jake, be’, lui è il predestinato, è Pandora stesso che lo dice, all’inizio, mandandogli addosso le meduse volanti. E, non bastasse questo a sconfiggere lo scetticismo degli indigeni, egli si procura anche l’uccellone gigante.
Di fronte a tale potenza, Neytiri non può che piegarsi a Jake che, nella circostanza, avrebbe dovuto esclamare: “Dammi un po’ di zucchero, baby!” e rubarle un bacio storico. Ma che per pudore e eccesso di buon senso Cameron non gli fa pronunciare. Un vero peccato perché il film sarebbe stato un capolavoro.
Bah, mi è uscita una descrizione molto più porno di quanto volessi, ma il succo del discorso è quello.
Esplosioni, umani cattivi e avidi, sesso virtuale perché fatto attraverso gli Avatar, in connessione mistica, e perché Pandora è in fin dei conti un mega-processore e i Na’Vi non sono altro che chiavette USB X.0.
Il Real-3D
Il 3D. Il 3D è davvero figo. Soprattutto per la resa della profondità di campo. Occorrono circa due minuti per abituarcisi. Due minuti nei quali si ha il timore di vomitare; dopo di ché l’occhio si abitua e l’illusione che se ne riceve è appagante. L’ecosistema lussureggiante e bio-luminescente di Pandora non si dimentica.
Lievi sfocature affliggono gli oggetti in primo piano, probabilmente a causa dell’impianto non precisamente all’avanguardia del cinema dove sono andato a vederlo, o forse colpa degli occhiali polarizzati, ma non troppo. Ma le scintille, la cenere che attraversa le inquadrature, sembra di vedersele scorrere addosso…
La realtà è ancora lontana, ma l’effetto 3D è molto ben realizzato e… sorpresa delle sorprese, non si vomita.
Dopo, all’uscita, nessun effetto collaterale, ma solo la sensazione di aver assistito ad un eccellente spettacolo per gli occhi.
La trama, alla fine, te la sei già dimenticata, soprattutto il disgustoso finale ecologico.
Già visto, ma senza Pathos
Il vero problema è un altro. Tutta la fiera del già visto adolescenziale di cui sopra dovrebbe funzionare su più livelli, anche e soprattutto su quello sentimentale.
In Balla coi Lupi, be’, quando quei bastardi facevano fuori Due Calzini, cazzo, lì il cuore ti si stringeva. In Avatar si rimane piuttosto impassibili di fronte alle scene di devastazione e morte che affliggono i Na’Vi; impassibili di fronte alle morti, copiose, degli umani buoni e impassibili di fronte alla presunta cattiveria degli umani-orchi.
Sembrano tanti bambocci che hanno giocato a interpretare un ruolo che non hanno compreso fino in fondo.
Pensate al colonnello sfregiato, pensate a cosa possa aver significato per uno come lui, fare il Super-Cattivo Massacratore di Bakersfield, talmente duro che mangia il moccio dei cadaveri e… non sentirlo.
Sensazioni da encefalogramma piatto. Ma gradimento alle stelle.
Un film proprio per tutti, anche per quelli che non gradiscono troppo pathos.
I (presunti) Plagi
E veniamo infine al capitolo più spinoso. Il plagio.
Se all’intreccio non originale si può soprassedere adducendo la scusante dei corsi e ricorsi degli archetipi universali del racconto, quando cominciano a spuntare alieni, anzi, avatar dalla pelle blu, ben cinquant’anni prima, la faccenda comincia a farsi delicata.
Il Chi ha copiato Chi? diventa sport internazionale.
Io mi limito a esporre i fatti.
Esiste un romanzo, Call Me Joe, di Poul Anderson, risalente al 1957, del quale ho già parlato in un precedente articolo di cui vi ripropongo la parte saliente:
Call Me Joe è un romanzo breve di Poul Anderson del 1957 che io ignoravo fino a cinque minuti fa.
Perché è balzato nuovamente agli onori delle cronache di tutto il mondo?
Perché la sua trama è pericolosamente simile a quella del filmone di James Cameron, “AVATAR”.
Talmente tanto simile che, si pensa, la questione avrà strascichi di natura legale.
IL romanzo narra, infatti, di un giovane paraplegico, Ed Anglesey, che si connette telepaticamente con una forma di vita artificiale per esplorare la superficie di un pianeta, in questo caso Giove, ostile alla vita umana, finendo per identificarsi maggiormente con il suo nuovo corpo e con la cultura nativa…
E questo è il primo. L’origine di tutto.
Come se non bastasse, ci si sono messi anche i russi ad accusare Cameron di scopiazzamento.
Boris Strugatsky, scrittore russo di sci-fi, sostiene che Avatar sia un plagio del suo Noon Universe, dove figura un pianeta denominato casualmente Pandora, abitato, altrettanto casualmente, da una stirpe di alieni chiamata Nave. Eccheccaso!
Ecco alcuni link che potrebbero esservi utili:
russia-ic.com
The Noon Universe su Wikipedia
Conclusioni
Che altro aggiungere per concludere se non che James Cameron è un genio?
Anzi, un fottuto genio.
Come altrimenti definire un tizio che, nonostante tutte queste obiezioni, eccezioni, polemiche, accuse e compagnia bella, riesce a guadagnare la cifra colossale -non definitiva- che ha incassato?
Tra l’altro io sono tra quelli vittime dell’incantesimo. Sono andato al cinema per regalargli la mia quota e gli regalerò altri soldi quando, di sicuro, acquisterò il DVD originale per gustarmi le scene strategicamente eliminate dalla versione per il cinema.
Di fronte a tale maestria e/o stregoneria c’è solo da inchinarsi.
Ben venga il 3D, purché non se ne faccia abuso, come al solito.
Ma il vero miracolo o effetto realtà è ben altro:
è l’intergalattico successo della solita minestra riscaldata che tutti schifano, ma tutti mangiano quando hanno fame. Me compreso.