L'Attico

Master of Pappets

oscarwilde

Il titolo è volutamente errato, un gioco di parole (con inglese maccheronico), che si riferisce a questo articolo di Angelo Sommobuta, che non solo condivido al 100%, ma che ha anche stimolato questa riflessione.
In esso, vengo citato anche io, o meglio questo blog, come uno dei posti che Angelo frequenta puntualmente. Solo che, siccome non aggiorno con regolarità, mi si viene a visitare due/tre volte la settimana. Benissimo.

Queste osservazioni mi fanno molto piacere. Perché se il blog è ormai diventato una specie di pulpito dal quale predico a una folla per lo più muta, a volte arrivano ancora interventi interessanti, meritevoli di discussione e approfondimento. Come è capitato con l’articolo su Gravity, come accade altre volte. Poche, ma buone. Mi compiaccio.

Non ricordo di preciso quando mi accorsi, riferendomi al tema di Angelo, che la rete e il suo pubblico erano diventate un “condividere o morire”. Sta di fatto che l’avevo capito, e la cosa mi faceva girare le palle già a quel tempo.

Dissi a me stesso, e a coloro che l’articolo lo lessero o se lo ricordano, che questo posto non esiste in funzione dei social network, e che ce l’avrebbe fatta da solo, senza condivisioni. Per un periodo di due settimane, quindi, cessai di condividere i miei post.
Una catastrofe.
Il blog perse circa il 70% delle visite. Mi arresi e ammisi pubblicamente la sconfitta.
Però la cosa brucia ancora.
E pensare, tra l’altro, che si era ancora nel periodo pre-pinguino (ovvero prima che lo zio Gugle rompesse le palle a mezzo mondo cambiando il suo algoritmo). Dopo il pinguino, le cose sono andate persino peggio.

***

"Devi bloggare quando e come voglio io, chiaro!?"
“Devi bloggare quando e come voglio io, chiaro!?”

Ché se prima bastava condividere un paio di volte sui social network, ora sette sono a malapena sufficienti.
Quindi zio Gugle, in barba alle dichiarazioni che volevano il pinguino premiare la qualità del sito, ci ha trasformato in ciò che odiamo di più: in maledetti spammer.

Io poi ho sempre pensato al mio bloggare come a un’attività rilassante. Per anni, questo posto è stato rifugio e jazz bar, un posto dove parlare di argomenti normalmente preclusi nel mio circolo di conoscenze reali e farlo senza spirito di competizione alcuna. Essendo premiato o punito dai lettori nel caso in cui scrivessi cose buone o buone cagate. Tutto bello, tutto fantastico e appagante.

Poi le cose sono cambiate.
È subentrato un astio generalizzato, polemiche a non finire per quelli che, come noi, hanno osato prendere coscienza di svolgere un ruolo quotidiano nella vita di molti internauti, e pretendere di farne un mestiere a tutto tondo. Visto che la fatica, propria del mestiere, c’è già.
Ma non divaghiamo.

***

Alla fine siamo arrivati a un nuovo equilibrio, l’attuale. Che è un equilibrio molto, molto, molto precario. Le cose, messe come sono oggi, possono variare nel giro di 24 ore.
E tu, blogger di lungo corso, senza condivisioni, pagine, mail, etc… scompari nel dimenticatoio, dove nessuno può sentirti urlare, perché nessuno (o almeno la maggior parte) si ricorda di te e del tuo blog, se non schiacci il tasto share.

Amen. Trascinati dalla corrente.
Ma anche no.

Ciò che ho evitato di fare, e qui mi ricollego alle considerazioni di Angelo sulla programmazione del mio blog, è che il mio bloggare diventasse schematico. Scadenze fisse, rubriche fisse, altre robe… tutte fisse, secondo uno scadenziario rigoroso, per fidelizzare il lettore.
Ecco, io non ci riesco. Bloggare così non mi diverte. Significa, per la maggior parte, fare il gioco di Gugle, e seguire poi il flusso delle condivisioni.
E io aborro sia l’uno, che l’altro.

Ma attenzione, non è una critica verso chi invece lo fa. È una presa di coscienza che, da parte mia, adeguarsi a questo sistema è impossibile.
Questo significa pagare un prezzo in termini di ascolti e popolarità. Poco male. Accetto i ritmi incredibilmente veloci di internet, a mie spese. Come ho fatto sempre nella vita. Visto che, è bene cominciare ad ammetterlo, anche internet è vita, non è un posto in cui svernano i sognatori. Oggi il mondo è internet.

***

In ultima istanza, siamo sicuri che, ammesso di creare programmi, rubriche apposite, palinsesti, i risultati, che certamente arriveranno, siano ciò che vogliamo di più?

Se ti ha entusiasmato questo film significa che devi scopare di più

"Una volta il pubblico era più attivo..." "Eh, ma anche oggi non scherza..."
“Una volta il pubblico era più attivo…”
“Eh, ma anche oggi non scherza…”

Questo il commento illuminato di un nuovo lettore, raggiunto evidentemente dalla politica di diffusione e condivisione selvaggia.
Non sforzatevi a cercarlo. Non lo troverete.
Ok, trattasi di fenomeno tipico di internet, il passante che insulta. Ma il discorso è sempre valido.
Cioè, questi sono i lettori che ci affanniamo a guadagnare?

Mi domando: uno si fa un mazzo così per fornire un parere obiettivo su qualunque argomento, sperando di far nascere una discussione, per poi ricevere queste stronzate come tornaconto?
Are you fucking kidding me?

Certo, c’è sempre il rovescio della medaglia. I cali di ascolto, le critiche, la mancanza di interesse verso gli argomenti trattati possono imputarsi al blogger stesso, che può peccare in moltissimi modi.
Il blogger stesso sono anche io, ovviamente.

Ecco spiegato il perché della non-programmazione di questo posto, o dell’abbandono di certe “rubriche”, perché punite in termini di ascolti.
Mi lamentavo l’altro giorno (e ora sapete, se non l’avevate capito, che mi lamento sempre a ragion veduta) dei blockbuster, perché in effetti solo di quello vuole leggere il pubblico.
E anche di pupazzetti anni Ottanta e di liti con questo o quell’altro blogger (perciò specifico che non ci sono frecciatine quando mi riferisco ai pupazzetti anni Ottanta, alle liti, o ai blockbuster).

Però, finché si tratta di un rapporto alla pari pubblico-blogger, ci stanno i litigi, le incomprensioni, le riappacificazioni. È il normale corso di ogni rapporto di scambio.
Ma quando la sopravvivenza di un luogo dipende dal malcostume delle condivisioni, con la paura (che diventa quasi certezza) che nemmeno vengano letti, i post, e, in secondo luogo, dalla dittatura di un motore di ricerca… Ecco, a quel punto c’è da chiedersi da che parte stare.
Se adeguarsi per restare a galla, magari anche per primeggiare, avendo scoperto i piccoli trucchetti per riuscirci. Scelta legittima.
O se continuare tranquilli per la propria strada, senza variare velocità e traiettoria. E magari svoltare quando ci imbattiamo casualmente in un bel panorama, decidendo di approfondire.
Ma soprattutto senza trasformarsi in quegli odiosi figuri che diventano guru del quieto bloggare, imponendo il loro lassismo (che tale diventa) agli altri, come panacea di tutti i mali.

Quale strada ho scelto io?
Diciamo che per il momento ho bucato. Sono fermo sul ciglio della strada e ho messo il triangolo.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • […] il fenomeno della “pappa pronta”, fornita da comodi click, sui social network (qui e qui). Vale a dire che l’internauta medio apre i link che si trova sotto il naso, […]

    • 10 anni ago

    alla fine credo che lo scopo ultimo di ogni blogger sia condividere perchè se ti ritrovi a scrivere per una platea che non c’è la passione di immettere, creare sempre nuovi contenuti irrimediabilmente diminuisce e il blog muore andando dritto dritto nel cimtero dei blog dismessi di cui è piena la blogosfera…non sai quanto mi intristisce vedere blog morti così senza una ragione…è la vita che spesso ti fa prendere decisioni in questo senso…io vedo il mio blog come uno spazietto in cui fare quello che mi piace, scrivere dei film che vedo e finchè ne avrò la forza lo aggiornerò ogni mattina..diciamo che è uno spazio privato di raccoglimento…

    • Io credo che stiamo vivendo in un’era di confine, e non ce ne rendiamo conto. La situazione è ancora molto ambigua, com’è tipico di questi periodi. Da un lato il blogger viene disprezzato dai canali ufficiali. Parallelamente viene corteggiato da quegli stessi canali, in modo discreto e mai ufficiale.
      I blog hanno la loro importanza, ma questo lo deve capire persino il pubblico.

      Purtroppo a questo si aggiungono le modifiche arbitrarie del motore di ricerca, che fa letteralmente i cazzi suoi, a scapito dei siti. E la pigrizia della gente che ormai dipende esclusivamente da gugle e da facebook.

      E io capisco, se uno si è dannato per arrivare, che so, a tre-quattrocento visite al giorno, e poi vede piombare il suo blog a 20 senza una ragione plausibile, passa la voglia. Dopotutto stiamo qui a sbatterci gratis. Non è bello…

  • Sono tutti nervosi, là fuori. E il fatto più sconcertante è quello che dici tu, se non condividi 20 volte il post su FB, la gente nemmeno si accorge che stai aggiornando. Se ti ricordi, feci lo stesso esperimento lo scorso anno. Però fare lo spammer mi fa schifo, e io schifo non lo dico mai.

    • Diciamo che alcuni lettori, quelli che sanno usare il feedreader, e i più affezionati, un modo per leggerci lo trovano sempre. È la maggioranza silenziosa, quella che dipende completamente da fb.
      Se fb rendesse disponibile anche ristorazione e servizi igienici, non si alzerebbero più dalla sedia. 😀

  • Io ho tralasciato ogni speranza di capire i movimenti della rete. Sedicenti guru, esperti di SEO, web master certificati dicono tutto ed il contrario di tutto ed ho la vaga sensazione che non ci capiscano una mazza.
    Io mi sono dato una certe regolarita nel pubblicare gli articoli perchè sono mentalmente predisposto all’ ordine e alla simmetria ed abborro il caos, ma questo non influisce (a parere mio con i risultati del blog). Così come la questione della qualità, continuo a trovare chiavi di ricerca assurde.
    Discorso a parte sono i commenti che, a parte i venditori di viagra, non lascia nessuno nemmeno sotto tortura anche se le letture degli articoli sono numerose ( seconda dei contatori, ce ne fossero due che concordano…)
    L’ unica cosa che porta tantissimi visitatori è la condivisione da parte di qualcuno che ha tantissimi amici/seguaci/sostenitori su FB o Tw.
    Comunque quando non avrò più nulla da dire chiuderò il blog senza dovermi strappare i capelli

    • Il fatto è che le dritte che servivano per emergere un paio di anni fa, ora non hanno più senso. E come dici tu contano soltanto le condivisioni, meglio ancora se postate sulla pagina di qualcuno figo… a quel punto entrano a migliaia, ma solo per non tornare mai più.
      Quindi è una vittoria di Pirro.

      Le chiavi di ricerca assurde sono sempre da imputare a zio Gugle, che ci mette del suo, per indirizzare i visitatori al tuo blog, alla faccia dell’algoritmo figo.

      E i commenti sono in diminuzione ovunque, o se non in diminuzione, sono impoveriti. Non si trovano più discussioni interessanti, solo cazzate, per la maggior parte.
      Oppure alcuni preferiscono commentare il tuo articolo direttamente su fb. Se lo facessero sul tuo blog avresti decine di commenti, ma fb la fa da padrone, ormai.

      In proporzione, se blogger molto seguiti, dell’ordine di diecimila visite al giorno, ricevono in media non più di cinquanta, sessanta commenti a post, con le dovute proporzioni, a meno di avere lettori particolarmente affezionati, la maggior parte dei blog di fascia media è rimasto a secco.

      C’est la vie de l’internet. 😀

  • Io posso solo dirti che bloggare così è stancante.

    Ci sta la soppressione di rubriche con scarsi riscontri (lo faccio sempre anch’io).
    Ci sta, a fatica, adeguarsi ai nuovi algoritmi di Google.
    Ci sta, a fatica, condividere qualche volta in più al giorno.

    Io invece non sopporto il crescente disinteresse per i contenuti, e la passione gladiatoria per gli insulti tra blogger, gli attacchi personali e le polemiche fatte alla cazzo, come quel blogger che in un’intervista accusava tutti noi di “guardare solo i contatori delle visite”.

    Ecco, sopportare tutto ciò, giorno per giorno, diventa spesso intollerabile.

    • È stancante, dal mio punto di vista, soprattutto perché privo di senso. È un’arena che non porta a nulla, ma genera solo altri scontri.
      My god.

      Però… devo ammettere che mi fa girare veramente le palle che si possa pensare di affidare a un algoritmo la ricerca della qualità in rete, basandosi soprattutto sulle condivisioni, dal momento che tutti sanno che le cose maggiormente condivise su internet sono le stronzate.
      Allora, se gugle ha intenzione di rendere internet un pozzo nero, ci sta riuscendo. Mi fa ridere però quando poi si lamentano, su youtube, della volgarità dei commenti, quando per anni hanno tollerato quel clima furibondo.