L'Attico

Il Giorno Dopo

L’apocalisse e la sopravvivenza, cavarsela nel mondo che rimane dopo, sono temi sentiti, su questo blog. Tanto da spingermi a guardare e riguardare decine di film sull’argomento, senza timore di essere sopraffatto dalla noia.
E così ho visto Eaters, film d’italico orgoglio (cit.*) messo su coi soldi di Uwe Boll.
Stavo per scriverne la recensione, ma ho cambiato idea. Facile sparare a zero, fin troppo.
Questo mutamento d’intenzione è figlio dei mesi passati tra infetti e pandemie gialle e delle riflessioni degli ultimi giorni. Ma, soprattutto, della fantasia.
Ok, ho sfornato un libro, lo sapete. Che sia bello, brutto, ben scritto o scritto da cani, in questo frangente, non importa.
Molte persone mi hanno detto che si sono divertite, leggendolo. Io più di tutti, mentre lo scrivevo.
La fantasia è immaginare, puro come un bimbo, che un domani da esso, dal mio libro, si possa trarre un film. Ribadisco, è solo un sogno. Per una volta, non me lo sciupate e lasciatemi fantasticare in pace.
E siamo sinceri, chi non l’ha mai fatto, questo pensiero?
Eaters e Girlfriend from Hell, e allargo il tiro a tutto il Survival Blog e la Pandemia Gialla, cosa sono in realtà?
La stessa medaglia. La stessa faccia.
Perché Eaters, road movie con zombie, se proprio vogliamo usare una qualunque classificazione, può essere una delle nostre storie. Una qualunque. E questa cosa fa riflettere.

***

Affermazione assoluta, la mia, che implica tutta una serie di eccezioni, non ultima la qualità della realizzazione e un robusto editing. Però è così.
Il punto debole di Eaters non è tanto la storia, che pecca a dire il vero del voler volare troppo alto, ficcandoci dentro di tutto, in sole quarantotto ore di finzione: dai neo-nazisti capeggiati da un nano con baffetti alla Hitler, all’immunità all’infezione, alla nuova speranza per il genere umano.
Non è la storia, dicevo, perché i totalitarismi, i gruppi religiosi deviati dediti al cannibalismo, i superstiti recanti nel proprio sangue l’anticorpo o il fattore genetico essenziale alla sopravvivenza sono temi cari, che tutti noi, e mi riferisco a noi che abbiamo scritto e sceneggiato la Pandemia Gialla, abbiamo utilizzato. È, piuttosto, come la storia è stata ritratta, ovvero concepita e interpretata; pescando a piene mani da Il Giorno degli Zombi, sorvolando brevemente sul ciclo di 28 Giorni Dopo, con tanto di richiamo nell’occhio che si annerisce dopo l’assunzione del vaccino/virus, passando infine per I Figli degli Uomini. Strano e complicato miscuglio in cui, all’infertilità femminile generalizzata corrisponde la resurrezione dei morti.
Seicento milioni di morti al giorno, come detto dagli anchormen delle tv, eppure decine di giornalisti che continuano imperterriti ad effettuare collegamenti, stile Avetrana, narrando la fine dei tempi. Un paradosso che sa di attualità.

***

Ora, già una buona dose di confusione la dà il leggere i labiali. Vedere un film che si dipana tra apocalissi e zombie e fine del mondo e vedere gli attori che parlano in italiano è dirompente, una netta cesura con le decine di anni di film doppiati su un inglese strano, a volte costituito di soli numeri, al posto di battute non recitate, quando il cinema si faceva davvero a CineCittà.
Poi i sogni di gloria, innocui e perversi, che mi portano a immaginare le scene che ho scritto, nella mia mente bellissime e solenni, ma che possono diventare pesanti e orribili, davvero.
E cominciano gli interrogativi, i soliti e universali come in ogni film sulla sopravvivenza che si rispetti. E la consapevolezza che anche il libro più bello può diventare osceno, se percepito in un certo modo.
Non esiste una società tranquilla, che si assesta su nuovi equilibri, per quanto ridotti e insignificanti, non nella mente di certi che intendono il cinema come spettacolo; cosa che implica gran botti, trame evanescenti che si perdono dietro orridi cliché.
E allora mi domando perché il gruppo di cattivi deve perder tempo e risorse inscenando stolidi passatempi a base di umani e zombie che combattono tra loro?
Perché tentare disperatamente di trovare una cura se non ci sono più pazienti da salvare?
E, in definitiva, perché tentare di fare un film hollywoodiano in tutto, persino nelle battute da macho se, per una volta, si è riusciti a organizzare qualcosa con sangue italiano?
Perché non distinguersi, anziché mimetizzarsi?

***

E subentrano le paure, non più i sogni. La coscienza che la storia che ho scritto piace. E, attenzione, non parlo di stile e di crociate sulla scrittura, ma di scene che restano nella mente, almeno per chi apprezza certe cose. Altri lo troveranno una schifezza, ed è giusto così.
Ma il punto è che, ci siamo, il mio, il nostro sogno, a veder bene le cose, non sembra poi così irrealizzabile, se si è riusciti a convincere Uwe Boll a cacciar fuori i soldi e a fare Eaters.
La percezione è consapevolezza. Quella che mi ha fatto vedere questo film e mi ha fatto capire di aver visto un Survival Blog radicalizzato, fatto con pochi soldi e tante idee mescolate alle bene e meglio.
Un risultato che, a essere onesti, non mi renderebbe orgoglioso. Eppure, la storia è quella, c’è poco da fare. Rileggetevi il SB, i diversi autori, ed è quello che ci troverete, pur se in dosaggi diversi e con tutte le mille sfaccettature che, a parità di temi trattati, caratterizzano il prodotto finale: quello che si chiama stile, diverso per ciascun autore. La nostra storia, che è anche la storia di Romero e di Boyle e di tutti gli altri che si sono cimentati e si cimenteranno con le apocalissi.
Sulla carta sembrano perfette, come doveva sembrare anche questa.
Poi arrivano le immagini e gli attori che parlano strano.
E tutto ciò che resta è un tizio pelato, barbuto, che ammazza un prete con un fucile a pompa sostenendo di essere un esperto di estreme unzioni. Un po’ come Hell che ammazza un giallo con un iPad.
Si ride. Parecchio. In entrambi i casi
E torno a sognare di Hell e Zooey, di un film perfetto (nella mia testa e in quella dei lettori) che, forse, non vedrà mai la luce. O che se la vedesse, farebbe schifo.
A volte è meglio così. Meglio restare al buio. O sulla carta. Ad affrontare i lettori e le forche caudine che ne sono diretta conseguenza.

* Il Giorno degli Zombi

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • Sì, che poi con certi film si rischia di non essere più obiettivi.
    Però quei due… il pelato e il nano. Be’, dico…

    😀

  • Brutto, recitato male, grossolano. Talmente brutto che ho trovato da riderci. Si sfocia nel trash involontario, che io amo, e quindi sarò un film che comincerò ad idolatrare. Il personaggio del tizio pelato è un mito improbabile, lo amo.
    Hitler nano una stronzata megagalattica, grazie ragazzi!

    Al di là dei miei gusti dubbi, sottoscrivo il tuo post, sia chiaro 😀

    • 13 anni ago

    Non credevo che El tirasse fuori una discussione così interessante sulla differenza tra l’ effetto su carta stampata e l’ effetto in celluloide… fatto stà che vorrei tranquillizzarlo sull’ impossibilità di un paragone con Sb o la sua ragazza.
    Con Eaters ciò che bisogna rimpiangere è il tempo perso nel guardarlo: per me circa 55 minuti, più in là non sono arrivato.

  • contaci 😀

  • aspettavo questo film da un anno… ed è abbastanza deprimente vedere che è oltre ad ogni mia (bassa) aspettativa.
    Me lo guardo comunque, la prima sera in cui ho voglia di farmi del male…

    • Onestamente, è brutto. Al di là del fatto che gli amanti del trash, in ogni caso, potrebbero trovare qualche spunto per apprezzarlo.
      Quel personaggio che abbiamo citato, ad esempio, diverte.

      Non posso neanche dire che si tratti di un film sul quale costruire una rinascita del cinema fantastico italico, perché non è così. Se però, avessero mantenuto la trama su livelli meno ambiziosi, sarebbe potuta venire fuori una cosa carina…

      Tu guardalo, però, e fammi sapere. 🙂

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  • Grazie…è un onore 😉

  • @Ilgiornodeglizombie: bellissimo il tuo blog! Ti ho aggiunto al volo ai miei link fissi. Mi piace come recensisci 🙂

  • ” E chissà come è stato un film come Eaters a farmi fare ‘sta riflessione e non un super-mega-capolavoro assoluto. Guarda te i casi…”
    Perchè a volte perfino i film più brutti hanno questo potere.Ed evidentemente per quanto trash Eaters ha fatto leva su qualche pensiero che ti stava gironzolando in testa.
    P.S.A furia di parlarne su Facebook mi avete incuriosito,mi sa che lo recupero,magari in coppia con Virus e mi faccio quattro risate…

  • Grazie per la citazione dottissima 😀
    Vedi, i problemi, nei film di genere italiani,sono sostanzialmente due: gli attori e la paura di essere identificati come italiani.
    Per il primo poco ci si può fare.
    Per il secondo sarebbe necessario scrivere delle storie il cui contesto e la cui ambientazione, o almeno i personaggi, abbiano una caratterizzazione italiana, dato che cadiamo nel ridicolo non appena cerchiamo di imitarli.
    Per questo il SB ha funzionato, almeno secondo me, non è stata un’ operazione provinciale.
    Poi, mcnab ha ragione: se sei bravo, su carta, funziona tutto. Al cinema entrano in gioco altri fattori.

    • Secondo me si possono pure trovare degli attori italiani bravi. Saranno nascosti da qualche parte, li terranno in ostaggio, ma secondo me esistono.
      😀

      Eh già, al cinema entrano in gioco parecchi altri fattori. E chissà come è stato un film come Eaters a farmi fare ‘sta riflessione e non un super-mega-capolavoro assoluto. Guarda te i casi…

  • Ah sì, ma io spero sinceramente di rivedere quell’attore.
    Però, ecco, già il fatto che dopo aver visto il film non mi ricordi il nome, non è un buon segno…

    Sì, se la trama fosse stata concentrata su poche cose, forse sarebbe venuto fuori un gioiellino. Anche perché i mezzi c’erano…

    A me è venuta fuori questa riflessione stile Doppio Sogno. Non so perché, diciamo che, pensando all’eventualità di una versione cinematografica del SB, m’è venuto l’incubo pensando a ciò che potrebbe diventare…

    😀

    E infatti, i cliché sono i cardini di questo tipo di storie. Tutto ‘sta a utilizzarli al meglio e a compiere variazioni sul tema.

    Chissà…

  • Ma io il barbuto – Igor? – lo vorrei da solo in un sequel di qualunque genere. Mi ha ricordato il mitico Franco Garofalo, alias “che cazzo fai Santoro?” di Virus inferno dei morti viventi.
    🙂
    Diciamo che farmi ghignare non è semplice ed Eaters c’è riuscito. Alla fin fine – e qui dico un’enormità – l’ho preferito a tanti anonimi teen horror americani, magari remake, fatti tutti con lo stampino.
    Certo, la ritengo un’occasione buttata. Come dici tu hanno volato troppo alto, senza avere le ali. Dovevano tirare fuori una storia intimista come Carriers, magari sarebbe venuto meglio.

    La grande differenza tra scrittura e cinema e che, nella prima, ti basta una penna per descrive un’apocalisse credibile (se sei bravo), mentre al cinema rischi solo figuracce.

    Eaters simile ad alcuni dei nostri SB? Probabile. Alcuni cliché non mancano mai in certe storie, e forse stancano anche i fans del genere.

    Però Igor il barbuto, ecco, quello nel SB l’avrei voluto.