L'Attico

Il futuro adesso

– Così, lei è un medico?
– Sono in lista per la formazione professionale da quando avevo diciassette anni. Ora ne ho cinquantadue. Sto ancora aspettando il mio turno.

Siamo a cavallo del nuovo anno, a cavallo del futuro. Un futuro remoto.
Lo scambio di battute qui sopra è tratto da The Expanse, più di preciso dal decimo episodio della seconda stagione.
Roberta Draper, marziana e marine, viene in visita sulla Terra, scappa dalla sua ambasciata perché vuole vedere il mare, e finisce col perdersi nei bassifondi.

Lì incontra un aspirante medico, che è in lista d’attesa da trentacinque anni per poter accedere anche solo al corso di formazione.

Tralascio The Expanse, serie TV e libri da cui è tratta, che pure meriterebbe considerazione, anche se non è questo il luogo, per soffermarmi su questo scambio di battute.
Di tutte le innovazioni e le speranze del futuro, il quadro d’insieme più realistico che abbia mai letto/visto sul futuro che ci aspetta è in quelle due battute.
Sì, c’è anche il contesto, un futuro per la maggioranza della gente fatto di espedienti, in un ambiente sempre più deteriorato dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento.

Ma il sistema, quel sistema, quello che abbiamo ereditato dai nostri padri e che non siamo riusciti a cambiare, ci condannerà a un’attesa eterna, alla speranza.
Qualcuno direbbe che la speranza, affidarsi a essa, sia un buon modo di vivere. Senz’altro meglio della disperazione.
Una vita orientata al futuro, persino a cinquant’anni.
Ma la vita è qui, adesso, a cavallo tra il ’17 e il ’18. E quest’altro numero non significherà niente, solo qualche giorno in più sul tempo biologico.

Il futuro me l’aspetto sovrappopolato, pieno di problemi, grazie a personaggi come Trump, miopi, che non riescono a considerare l’umanità come specie, ma come piccoli popoli in perenne conflitto tra loro.
Perché credo che, subito dopo il clima, il nostro più grande nemico siamo noi stessi, il nostro numero infinito e un sistema già obsoleto da trent’anni, che fra cento sarà più che altro lo sputo con cui terremo insieme la società. Una sorta di Monna Lisa che cade pezzo dopo pezzo.

Probabilmente avremo sconfitto le malattie e ne avremo scoperte di nuove, la tecnologia ci avrà reso interconnessi in modi che oggi non riusciamo nemmeno a concepire, forse condivideremo la nostra vita e i nostri sentimenti con creature artificiali, essendo stati delusi dalla nostra stessa genia, più e più volte.

Eppure, ne sono certo, sarà un futuro interessante. Dove a mille problemi ereditati dalla miopia e dalla storia si saranno aggiunti mille orizzonti per andare altrove, a ricominciare, ammesso di avere la possibilità di farlo.

Non è un discorso sulla mia vita, qui e adesso, primo perché ogni volta che ho tentato di immaginare il mio futuro ho fallito, la vita mi ha sorpreso sempre, secondo perché quella speranza, quella stolida, sciocca speranza c’è sempre.
Quella che fa dire a me stesso che, in un sistema al collasso, che non prevede pensioni, lavoro, che brucia i risparmi dei poveracci, che si tiene su con lo sputo, in qualche modo imprevedibile e inconcepibile, me la caverò, come ho sempre fatto.

La vita sa anche sorprendere in positivo, talvolta, anche nello scenario più sconfortante, anche in un futuro remoto.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.