L'Attico

Ciò che facciamo in vita

La realtà ci viene addosso in pillole
La realtà ci viene addosso in pillole (dipinto di Anthony Freda)

…riecheggia nell’eternità.

Sì, stamattina ho questa frase in testa.
Avrei anche un film di cui parlare, ma siccome è del 2005, non interesserà a nessuno: ormai la rete impazzisce se e solo se si parla di film della Marvel, o di Stallone e Schwarzenegger. Quindi il cinema m’è venuto a noia bestiale.

D’altro canto, non posso guardare nemmeno la TV, dove impazza(isce) Masterpiece.
Ma le cose che facciamo in vita riecheggiano, no? E dunque, da cittadino della rete, mi è stato impossibile evitare di venire a conoscenza delle ennesime cannonate sparate da Andrea De Carlo contro la dignità del fantastico in letteratura.

Un tempo pensavo che ignorare certe dichiarazioni fosse una strategia saggia. Ma ora non lo penso più, come dice il Capitano Picard:

The line must be drawn here! This far, no further!

Perché il silenzio, a volte, sa di accondiscendenza. E al contrario, se c’è una minima possibilità che chi di dovere legga quest’articolo, il messaggio deve essere diffuso. Si deve sapere che c’è chi la pensa diversamente, e che la nostra voce è forte!

Ma veniamo ai fatti.

Riassumendo, per De Carlo, se bene ho inteso il de carlo-pensiero, il fantastico è robetta che sminuisce le aspirazioni letterarie. Chi scrive fantastico si “butta via”.

La letteratura non può attingere al fantastico. E la narrativa fantastica è roba da fessacchiotti che non saranno mai presi sul serio, finché non cambieranno registro.

Tranne se scrivete dell’elefante di Annibale. In quel caso sì, va bene.

Il che, se tanto mi dà tanto, è specchio di come la scrittura venga intesa in Italia. E non è da l’altro ieri. Si va avanti così da almeno un cinquantennio, forse di più.

Affermazione che equivale a negare una parte importante della produzione artistica mondiale. Non so, tanto per dirne una il lavoro (molto discusso, anche da me, con pareri antitetici) di un professore inglese, a base di hobbit, orchi e anelli del potere.

metropolis

Secondo questa logica…

King è un povero coglione che “si butta via”.

Blade Runner è un film per bambocci che rifuggono la vita reale. Ché, mio caro Philip Kindred Dick, tu che ti drogavi eri perfetto per Masterpiece, ma dovevi scrivere di te stesso e della tua droga (come peraltro hai fatto), non di mondi alternativi e fantascienza. Poi il filmone dal tuo libro non l’avrebbe diretto Scott, ma Fellini, e sarebbe stato meglio. La fantascienza è merda, non sarà mai letteratura.

E prima di te: Metropolis. Caro Fritz, ma come t’è venuto in testa di scrivere di un mondo di schiavi e di un’androide femmina? Che sono ‘ste cazzate?

In tutta sincerità, quest’assunto (coniato chissà da chi) che se non si scrive di ciò che si conosce o di se stessi non si fa letteratura è un’enorme sciocchezzuola. La cosa si definisce da sé, e con diversi sostantivi, se si ha un minimo di senso critico. Non occorre aver studiato letteratura, per capirlo.

Ma ciò che urta, in questo frangente, è rendersi conto che il modo in cui in Italia il fantastico viene percepito e trattato equivale a premere il tasto dello sciacquone. Il fantastico è merda che deve finire nella fogna. E se non ci finisce subito, si chiama l’idraulico per spurgare.

Inutile dire che posizioni come quella del signor De Carlo legittimano l’esistenza di questo blog e dei posti simili a questo.
Santificano strumenti come il self-publishing, l’unico mezzo per sottrarsi e opporsi alla tirannia degli uomini malvagi (cit.).
Siamo tutti pastori di pecorelle smarrite, o forse siamo noi, gli uomini malvagi, che non ci arrendiamo al governo buono e giusto dei pii.
Se prima ci chiedevamo quale fosse il nostro scopo, che senso avessero i nostri articoli, ora lo sappiamo: siamo la resistenza.

Non dico di essere John Connor, sarebbe troppo facile. Ma un poco mi ci sento.

A dopo va, col film del 2005. Un film sul fantastico, così, tanto per rompere i maroni alla Direzione (cit.).

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
    • 10 anni ago

    […] ché la narrativa non fa per voi. *** Altri sull’argomento: Alessandro Girola, Germano M., Valentina Coscia, Marina Belli, Sommobuta, Davide Mana, Athenae Noctua, Madonna […]

    • 10 anni ago

    Be’, per Robert A. Wilson l’unica forma di letteratura contemporanea è la fantascienza. Immagino sia una questione di paradigmi. O di provincialismo.

    • 10 anni ago

    […] Germano M. (AKA Germano Hell Greco) – Ciò che facciamo in vita […]

    • 10 anni ago

    Per cominciare salve.
    Mi vedo costretto a commentare, mi chiedo come mai in questo caso quando, non sarebbero mancati ben altri casi in, con piacere avrei dato i miei due cent, invece, masterpiece… così abuso dei privilegi di essere un blogger (gente pericolosa stì blogger, gente da far west, da regolamentare con patente e libretto) mi loggo in un amen e mi/ti/vi chiedo: ma perché dovremmo arrabbiarci, perché dovremmo issare il jolly roger?
    Certe cose si sanno, il fantastico è per i bambini, la fantascienza per gli sfigati brufolosi, l’horror per i disadattati, cose risapute, e allora perché dichiarare guerra quando, in fondo va bene così?
    Davvero, in fondo non è meglio che i futuri “riveriti maestri ex soliti stronzi”, insieme a tutti gli addetti ai lavori, esperti, tuttologi, nuovi teologi del genere, aspiranti creatori di nuove correnti del fantastico, si facciano da parte, levandosi dalle [francesismo] ?
    Il De Carlo in fondo non ci fa un favore?

      • 10 anni ago

      Perché come disse la buonanima di Isaac Asimov, “Se una cosa mi piace le uso la cortesia di prenderla sul serio”.
      Se il genere versa in condizioni pessime è anche perché un sacco di appassionati per vent’anni hanno reagito con una spallucciata e con chemmen’importa, tanto io… e poi mettiamoci l’alibi che ci pare.

        • 10 anni ago

        c’è da dire che il genere versa in condizioni pessime *in Italia*
        ma l’atto stesso di leggere è alla canna del gas, temo. e un programma del genere infatti mi pare rivolto a chi si ciba di catodico più che di parole scritte a macchina

        e poi qualcuno una volta l’aveva confutata punto su punto la tesi per cui certa roba era noiosa complicata e morta da trent’anni, e con delle pezze d’appoggio niente male 🙂

      • 10 anni ago

      Ciao a te.
      Se a te va bene così, anche con ironia suppongo, amen.
      Le mie ragioni le ho già spiegate. Non ho intenzione di tacere.
      Perché con Masterpiece? Perché forse è il primo esperimento in tal senso e sta facendo passare un messaggio del kaiser? Non ci sono ragioni, né guerra. Però le cose secondo me si devono dire.

        • 10 anni ago

        Allora ci siamo capiti. 😉

        • 10 anni ago

        Molta ironia, altrimenti dovrei ricorrere a molti “francesismi”.

    • 10 anni ago

    […] tre: citando il mio amico Hell, noi siamo la […]

    • 10 anni ago

    C’è una cosa che il buon De Carlo forse non ha preso in considerazione: il “fantastico” riesce, proprio grazie alla sua natura, a sviluppare concetti e riflessioni ben più profondi di quanto non faccia invece la storiella, ormai ritrita, del ragazzo incompreso, della famiglia sfasciata e chi più ne ha più ne metta.
    Sminuire il fantastico, equivale a sminuire la scrittura, da sempre frutto dell’immaginario e non di articoli rubati ad un quotidiano.
    Il brutto è che, De Carlo a parte, in molti attuano questa linea di pensiero, al punto che in itaglia non si vede un catso di film decente, non si legge un libro (scritto da un italiano) in cui non ci siano solo mafia, amore, droga o anoressia, e si finisce per riciclarsi sempre nello stesso brodo.

    Bisognerebbe dirgli che il brodo, per quanto lo si filtri, prima o poi marcisce.

      • 10 anni ago

      Ah sì, se fosse solo il De Carlo, alfiere di questa visione del mondo, non mi preoccuperei più di tanto. Il problema è che questa visione è di molti, moltissimi. E che moltissima gente che coltiva aspirazioni letterarie di tutto rispetto viene distrutta e avvilita senza una vera ragione che non sia l’intolleranza e l’arroganza intellettuale.

    • 10 anni ago

    Mi ero ripromesso di non parlare mai di quella schifezza di Masterpiece, ma alla fine hai ragione tu: tacere del tutto è come diventare complici di questo sistema allo sfascio. Allora ben vengano i post come i tuoi.
    Io per ora mi sono limitato a spostare la discussione su Facebook, ma se va avanti così prima o poi esplodo a mia volta XD

      • 10 anni ago

      Sì, è ingiusto tacere. Anche perché questi hanno dalla loro la televisione, che anche se un po’ in disarmo, rimane il media per eccellenza. Guai a star zitti di fronte a empietà del genere. 😀

    • 10 anni ago

    Trovo ridicolo chi denigra la letteratura e tutte le forma d’arte. Ma il soggetto in questione mi sembra solo un misero essere che cerca di portare acqua al suo mulino

      • 10 anni ago

      Chiarisco che non mi aspetto di cambiare nulla, con questo post. Di sicuro molti penseranno che sia invidioso, etc…
      Questa è solo una risposta all’assunto che il fantastico equivalga a “buttarsi via”.
      Una risposta è dovuta, in democrazia. 😉

    • 10 anni ago

    Sarò illuso e infantile, ma trovo chi denigra con sufficienza il fantastico una persona triste, noiosa e priva di immaginazione. Che senso ha poter accedere a uno strumento come questo, che può creare mondi e raccontare storie straordinarie, e non usarlo? È come avere l’auto e non guidare, le ali e non volare, le pinne e non nuotare o il cervello e non pensare.

      • 10 anni ago

      Non so. Però è così che stanno le cose. L’unico vero scrittore parla di sé e del mondo che può vedere, secondo certa gente.

      In pratica non avremmo mai scoperto l’atomo. ^^

        • 10 anni ago

        Esatto, un mondo noiosissimo, piegato alla personale visione di ciascuno di noi. Che per carità, per una cinquantina di pagine può persino essere interessante, perché magari ben scritta, ma poi? Annichilisce.

        • 10 anni ago

        Sì, infatti, ma cosa resta? Diari, flussi di coscienza, storie drammatiche di casi umani conclamati e pagine e pagine su come ci si contempla l’ombelico, ma senza fare supposizioni sulla sua vita interiore o sugli imperi microscopici della lana che vengono annichiliti ogni volta che ti gratti e ci passi il dito (che quello è fantasy, signora mia).

    • 10 anni ago

    La puntata di Masterpiece l’ho vista ieri sera, la prima non l’avevo vista, così la curiosità ha preso il sopravvento.
    In sintesi è un reality sulla scrittura! Dopo questa acqua riscaldata, va detto che io i reality a volte li seguo per sentirmi meglio e avere un’innalzamento di autostima, visto il confronto con la varia umanità(della quale non sono così sicuro) che vi alberga.
    L’affermazione di De Carlo mi ha dato parecchio fastidio, visto come ha liquidato il ragazzo, bilaureato, appassionato di alchemia e come hanno respinto, più avanti la tipa dell’elefante di Annibale. A parte il Serbo che ha vinto la puntata e che a me piaceva, avrei visto volentieri in gara un po’ di tipi che conosco in un posto lunare qui vicino e vederne l’effetto risultante.
    Generale Connor, sono dei vostri!

      • 10 anni ago

      L’alchimia?? Ma che scherzi? Che sono ‘ste cazzate? XD

      Vabbé, comunque, ho dedicato a ‘sta storia anche troppo spazio. La mia riposta contro De Carlo e pensatori affini è stampata qui. Resterà.
      L’essenziale è non restare zitti.

    • 10 anni ago

    Facciamogliela sentire. 😉

      • 10 anni ago

      La voce. 😀

        • 10 anni ago

        Ovvio, cos’altro? XD