Antologia del Cinema

Freaks (1932)

Rispondo a questa richiesta con un anno di ritardo. Parlare di Freaks di Tod Browning, parlare di cinema. E poi, un pomeriggio, mentre fuori infuria il caldo, arriva il momento.
Una sceneggiatura che risultasse orribile, questo chiese Irving Thalberg a Willis Goldbeck, incaricandolo della trasposizione di Spurs, racconto breve di Tod Robbins. Thalberg si fece trovare chino sulla sceneggiatura, capo fra le mani, dallo stesso Goldbeck, mentre sussurrava: “Well… it’s horrible”.
Idea folle, il film si fa.
Grandi attori scelti per la parte si ritirano in buon ordine, ché si trattava di girare con veri fenomeni da baraccone. Se vi fa specie definirli così, allora siete tra quelli che ancora non capiscono questo film, magari non lo approvano neppure.
Pensando comunque al fatto che forse mai lo vedremo nella sua interezza, dato che circa mezz’ora dei novanta minuti originali venne tagliata a causa della censura e delle critiche mosse alla pellicola, in alcuni casi messa al bando per trent’anni con divieto di proiezione, non abbiamo né mai avremo un’idea completa di Freaks.
Si può dire che, data la gratuità (e non in senso deteriore) con la quale è stato filmato, siccome si poteva fare, è stato fatto. Tutte le valutazioni che ne sono scaturite dopo sanno di disagio e rifiuto, in primis, e di polemica altrettanto gratuita.
La verità è che, ancora oggi, è difficile vedere Freaks e restare impassibili. Non è neanche giusto farlo, né di sicuro ci si aspettava normalità di reazioni, da parte di chi l’ha concepito, quella normalità che sa di ipocrisia, di fingere di non vedere.
Eppure, il segreto interpretativo di questa storia malsana di vendetta e passione, sta proprio in una battuta affidata a Harry Earles, il protagonista: “Posso anche essere piccolo, ma sono un uomo”.
Ecco, proprio nella sua “umanità”, intesa nell’aspetto più selvaggio, secondo natura, si nasconde il genio di questa pellicola.

***

Perché è sciocco attendersi riscatto morale, buoni sentimenti e virtuosismi da chi è umano, troppo umano. Essere umano vuol dire assecondare le proprie pulsioni, abbandonarsi a esse e vendicarsi qualora le stesse vengano tradite, insieme ai sentimenti e alle aspettative. Alle promesse fatte. Vendicarsi dell’onta subita, della cattiveria altrui mostrando altrettanta cattiveria e spietata freddezza.
Attenzione, non sto dicendo che sia giusto, ma solo che è umano. E se c’è una cosa che gli umani sanno far bene, quella è sbagliare.
Freaks è, in un certo senso, aprire la porta della cantina buia nella quale venivano segregati i mostri. Quelli a cui era proibita un’esistenza sociale, forse la loro stessa esistenza. Innumerevoli sono le famiglie che nascondono il loro disagio e la loro ipocrisia nelle cantine. Il romanticismo vuole, in una sorta di compensazione, che tali infelici creature abbiano in sé la purezza che ai loro familiari maledetti manca. Nulla di più errato. Non che sia impossibile, ma questo esula dal messaggio e dagli intenti del film.
Qui la luce è equa. Non vedo altre parole per definirla. Non esistono cantine buie, la luce di scena (nonostante la povertà di mezzi) illumina tutto e tutti, e lo fa bene. La luce porta la vista di un mondo che si isola e al tempo stesso si stringe in una piccola comunità. E si esibisce per il pubblico divertimento. Per soldi. Perché esibirsi, a volte, è l’unico modo di sopravvivere.
E allora conosciamo questi spiragli di esistenze, lo slice of life, le due gemelle siamesi, Daisy e Violet Holton, unite per un fianco, che condividono la vita e i rispettivi mariti. Il tronco umano, Prince Randian, che s’accende le sigarette facendo tutto con la bocca, la donna barbuta, Olga Roderick, che ha un bambino, e le pene d’amore di Hans (Harry Earles), innamorato della bella Cleopatra (Olga Baclanova) e amato da Frieda (Daisy Earles) che condivide con lui il nanismo. Vediamo microcefali, il mezz’uomo (Johnny Eck) che si sposta sulle mani e un attore nano che, cinquant’anni più tardi, abbiamo rivisto in uno dei capolavori della fantascienza apocalittica, Mad Max 3, mi riferisco a Angelo Rossitto, the Master.

***

Si dice che Browning fosse tormentato da un incubo, durante e dopo le riprese di Freaks: vedeva Eck, il mezz’uomo, condurre una mucca attraverso una porta durante le riprese. Una di quelle composizioni mentali apparentemente prive di ogni proprietà perturbante, ma che si percepiscono, invece, come terrorizzanti. Un po’ come la porta che avrebbe aperto con questo film.
Ogni periodo storico è caratterizzato da alcune idee comuni che sedimentano. E le società le assecondano o le rifiutano. Coincidenza, ma non troppo, altri filmati su altri freaks venivano usati, dall’altra parte del globo, durante il nazismo, perché a tali creature fosse concessa una dolce morte che le privasse di un’esistenza di dolore. Questo secondo l’aberrante propaganda della svastica. A pensarci, alla follia di quegli anni, si resta increduli. Perché se Browning esaltava la diversità, rimarcandone allo stesso tempo la normalità di pensiero e azione, rendendo i suoi protagonisti umani e vittoriosi, capaci di abbattere le sofferenze psichiche e fisiche e dispensare la giusta, crudele punizione, dall’altra parte del mondo, la “razza superiore” voleva solo distruggerli per mai più rivederli, impedendone la nascita attraverso l’impiego sistematico della scienza medica, in senso distruttivo.
Una sorta di poetica della morte, che poi ha preteso milioni di vittime. E i brividi che oggi sentiamo sono la consapevolezza che arte, cinema e storia si sono fusi insieme, a segnare un’epoca.

Tod Browning insieme a parte del cast di Freaks

***

Nessun virtuoso, nessun santo tra i freaks, consci del loro esistere ed essere una comunità, eppure disponibili e aperti, tranne che all’inganno e alla cattiveria altrui. La forza del film è tutta qui, nell’applicare a un intreccio classico da tragedia greca delle maschere viventi. Persone che non possono uscire dai propri ruoli. Cinico? No.
Al contrario, l’idea del mostrare senza falsità è forte e potente. Ed è, in fin dei conti, lo scopo. Senza compiacimento, senza musiche o montaggi ipocriti e pietosi, cui oggi sicuramente si farebbe ricorso. Un’idea talmente folle, nella sua unicità, da impedire ogni tentativo di rifacimento. O almeno si spera. Anche se, una società come la nostra non si discosta poi tanto da quella dell’inizio del secolo scorso.
L’errore è anche pensare che, durante le riprese, tutto fosse perfetto, che il cast fosse una grande famiglia felice. Nulla di più errato, A parte i fratelli Earles e pochi altri, la maggior parte degli attori fu costretta a mangiare in capannoni separati, per motivi che non sto qui a dirvi, ma che potete intuire.
A tutt’oggi sconvolgente, per gli stessi motivi che da sempre sconvolgono, la diversità d’aspetto e, al tempo stesso, l’identità di sentimenti e intenti, di volontà. Sono, siamo, saremo esseri umani. E l’essere umano è una cosa che spaventa. Sempre. Soprattuto spaventa se stesso.
Sopravvissuti ai tagli, si conoscono tre finali di Freaks, che linko qui. La versione di novanta minuti prevedeva vere e proprie torture, la castrazione di Hercules (Henry Victor) e la scena in cui i freaks attaccano Cleopatra, restata intrappolata sotto un albero abbattuto da un fulmine, e la conseguente trasformazione della stessa in donna-papera. Giustizia e vendetta applicate secondo il contrappasso, come dicevo.
Sequenza magistrale, che segna anche il climax nel racconto, la parte finale, sotto il temporale, tra le ombre delle ruote dei carri, che sa di ferocia, paura e determinazione.
Imprescindibile.

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
  • […] in un codice che nessuno ha mai scritto. Offendetene uno, e si sentiranno offesi tutti quanti.” (Freaks – […]

  • […] il DVD di Freaks. Se volete sapere tutto, e anche qualcosa in più, sul film vi consiglio la recensione di Hell. Share this:Like this:Mi piaceBe the first to like this. Questo articolo è stato pubblicato in […]

  • […] approfondire: la recensione di Freaks, su Book and […]

  • Complimenti per la recensione.
    Avevo visto Freaks una decina d’anni fa, e ancora oggi se ci ripenso mi disturba. Il sapere che quanto mostrato non è finzione fa superare il confine del “non è reale quindi posso dormire sonni tranquilli”. Spaventa di più la normalità del quotidiano che l’orrore rappresentato. Riflessione banale, ma senz’altro naturale 🙂

    • Be’, direi di sì. La forza di questo film è che non c’è trucco non c’è inganno. Ed è difficile rapportarsi a esso. 😉

  • Per anni ho avuto paura di vederlo proprio per questa sua crudezza senza compromessi,poi mi sono fatto coraggio e a fine visione ne ero rimasto conquistato.Questo è un film con la maiuscola.

    • Ottimo, Fra. Bisogna vederlo. 😉

  • La cosa buffa è che tutto il discorso fatto nel film è farina del sacco di Browning (che avrebbe pagato caro per questo film). Nel racconto originale non c’è. C’è l’idea del nano ingannato per una questione di soldi e delle vendetta (solo sua non dell’intero gruppo). Ma è uno spunto narrativo. Browning lo approfondisce invece.

    • Be’, anche perché trattasi di storia breve. Ma quando a prendere e reinterpretare la storia è uno che ci sa fare, ecco i risultati. 😉

  • […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 12 anni ago

    Intensa recensione, Hell. Complimenti.

    Io non so che incubi potrebbe mandarmi, però 🙁
    E quindi ancora non l’ho visto.

    Cmq una mia amica, che ha fatto una laurea breve in cinematografia, lo ha visto durante la lezione. In realtà, è stato il prof. che lo ha proiettato senza il permesso visto che il film era vietato.
    Dico era, perchè si parla di una decina d’anni fa. Oggi forse è diverso, non so.
    Lei me lo ha raccontato, all’epoca, e io (visto anche come finisce) ancora sento che mi disturberebbe troppo.

    • Grazie, Sam.
      Io direi di non vederlo mai, a meno che non sei convinta. E anche in quel caso potrebbe spiazzarti. 😉

  • Ottima recensione, condivido tutto. Film spettacolare, non ricordo quando l’ho visto per la prima volta ma resta sempre affascinante, così appena mi è capitato davanti il DVD l’ho preso subito. Al botteghino fu un flop e ci mancò poco che distruggesse la carriera di Browning. Non so come venne accolto all’epoca, ma a parte la Germania nazista e l’Italia fascista che lo proibirono (leggo che da noi arrivò direttamente in TV negli anni ‘70), sospetto che in generale nessuno incoraggiasse granché il pubblico verso questa pellicola. Peccato, perché Freaks è ciò di cui ha bisogno la gente, un bel cazzotto per mettersi a ragionare e un punto di vista che non era mai stato considerato prima. Credo che le scene tagliate siano andate irrimediabilmente perse, o comunque nessuno ha idea di cosa ne sia stato. Chissà, forse un giorno emergeranno da qualche archivio, ma per ora abbiamo solo quello che ci è rimasto, che è comunque un gran bel film.

    • Dunque, fu vietato in quasi tutti i paesi, non solo quelli soggetti a dittature. In questi ultimi si può intuire subito il perché, ovvero che i freaks vincono.
      Le parti tagliate risultano distrutte, ma chissà… mai dire mai. Chiunque ne possegga la copia ha un patrimonio notevole. Peccato non voglia condividerlo.

    • 12 anni ago

    HO SBAGLIATO IL LINK AL MIO BLOG!
    SIGH!
    CHIEDO VENIA.
    SE VUOI, QUI SOTTO IL POST CON IL LINK CORRETTO.
    A PRESTO

    Bellissimo post.
    Devo dire che è un’emozione per me rivivere la visione di questo capolavoro.
    Una delle vette del cinema perturbante, unico nel suo genere e doverosamente omaggiato da David Lynch nell’immenso “The Elephant man”.
    Davvero imprescindibile per qualsiasi riflessione sui temi della diversità e normalità nel media cinematografico (e non solo).
    Un consiglio.
    Se qualcuno non lo conoscesse, per coinvolgimento, originalità e poeticità leggete “Carnival Love” di Katherine Dunn: è stata una mia piacevolissima scoperta letteraria, che a suo tempo mi riportò alle atmosfere di “Freaks”, se possibile riattualizzandole.

    Jena

    http://www.jenaplissken1975.wordpress.com

    • 12 anni ago

    Bellissimo post.
    Devo dire che è un’emozione per me rivivere la visione di questo capolavoro.
    Una delle vette del cinema perturbante, unico nel suo genere e doverosamente omaggiato da David Lynch nell’immenso “The Elephant man”.
    Davvero imprescindibile per qualsiasi riflessione sui temi della diversità e normalità nel media cinematografico (e non solo).
    Un consiglio.
    Se qualcuno non lo conoscesse, per coinvolgimento, originalità e poeticità leggete “Carnival Love” di Katherine Dunn: è stata una mia piacevolissima scoperta letteraria, che a suo tempo mi riportò alle atmosfere di “Freaks”, se possibile riattualizzandole.

    Jena

    http://www.jenaplissken.wordpress.com

    • Ciao, benvenuto. E grazie. 😉
      Puoi inserire il link al tuo blog in modo che appaia nel nick. Se vuoi l posso fare io. 😉

      • Tutto fatto. Dal prossimo commento il link nel tuo nick diverrà attivo. 😉

        • 12 anni ago

        Ci ho provato ma non ci sono riuscito…
        Grazie infinite

        (come ti ho scritto il link corretto è http://www.jenaplissken1975.wordpress.com)

        A presto

        Jena

      • Ok, ci penso io. Nel frattempo ti metto anche nel blogroll. 😉

  • Non ho mai avuto l’occasione di vederlo…devo rimediare. Anche se un po’ di paura ce l’ho…

    • È una sensazione normale, credimi. 😉

  • Visto e rivisto ma ogni volta lo trovo disturbante. Ci sono scene che faccio fatica a guardare, nonostante le conosca quasi a memoria.

    • La cosa bella è che è del tutto scevro di tentativi di spettacolarizzazione. 😉

  • Esatto: è un film che non lascia indifferenti. Turba, inquieta, fa pensare senza ricorrere a mezzucci da drammone.
    Non ho molto da aggiungere a quanto scrivi tu in questa recensione, che condivido al 100%.
    Ci sono diverse leggende metropolitane che aleggiano su Freaks, inevitabilmente marchiata come pellicola maledetta. A me più che altro piace (ma non so se è la parola adatta) immaginare l’epoca in cui è stata girata, e quale scalpore può aver creato nei benpensanti.
    In un’epoca, la nostra, deformata dal politicamente corretto più ridicolo, Freaks sarebbe oggetto di crociate e roghi, ancor più che allora. Non perché parla di “mostri”, bensì perché non cerca di imbellettare la storia o di umanizzarli nel senso in cui intendiamo noi la parola umanità.
    Cult. Anche questa recensione.

    • È un film che distrugge, va, in tutti i senti. E quelli che possono permetterselo sono pochi.
      Immagino, anzi mi sforzo di immaginare l’impatto devastante che dovette avere sul pubblico coevo, ma non ci riesco.
      Non lo so. Ottant’anni dopo sono qui e posso solo apprezzarne l’assenza di ipocrisia.
      Grazie mille. 😉

  • A me “Freaks” fa ancora paura. Non sto scherzando.
    Il che la dice lunga sulla potenza di questo film. Privo di filtri, di falsi buonismi, che mostra una realtà cruda e impietosa. Un pugno nello stomaco, oggi come allora.

    • Come ho detto, è equo. L’equità atterrisce. Il che la dice lunga sul modo scemo di trattare certi temi, oggi.