Antologia del Cinema

Danko (1988)

Tra poco sarà venerdì, di nuovo. E sono qui, a sentire questa musica sparata dritta nelle orecchie: sa di rosso, di parate militari sulla Piazza Rossa, di Madre Russia e di cinema, quello degli Ottanta. Andavo alle scuole medie e i miei amici, il giorno dopo aver visto Danko, stavano tutti a dire nato stanco, e allora (anche adesso, a dire il vero) era difficile capire perché si dovesse ridere di quella battuta, fatta dall’albergatore untuoso e sporco, con Danko (Schwarzenegger) che firma il registro proprio sotto al nome di Jim Morrison dei Doors e, poco dopo, schiaccia sotto il pugno una blatta enorme. Poi se ne va su in camera, nel cappotto grigio-rosso dell’uniforme della Polizia di Mosca, russo in trasferta a Chicago, infila un gettone nella tv a pagamento e parte un pornazzo, e lì, il doppiatore italiano, la voce di Zio Arnold, Mario Cordova, a pronunciare capitalismo, come avrebbe detto Ivan Drago. E giù un diluvio di gloria.
Con Schwarzenegger, lo sapete, non sono, non posso essere obiettivo. Il fato poi ha voluto che lui agisse al suo apice proprio durante gli eighties, il ché lo identifica istantaneamente come una sorta di divinità pagana; ogni recensione che scrivo su un suo film, è una sorta di sacrificio rituale.
Non mi illudo, né voglio che torni, Arnold. Non ora. Il suo tempo come indistruttibile figlio di puttana dai bicipiti enormi è finito. Restano le pietre miliari. Le sue. Danko è una di quelle. Guai a chi le tocca.

***

Walter Hill alla regia, mica uno stronzo qualunque. Hill era uno che amava le sparatorie e i grossi calibri, come Gina Gershon o la 44 Magnum, o meglio ancora la Podbyrin 9.2 mm, l’arma del Capitano Danko, che non è mai esistita, proprio come lui, tranne che in questo film: capace di penetrare il blocco posteriore di un auto-articolato.
Questo film è fatto di sequenze mito, a partire dalla sauna, con Arnold che appare in tanga, nudo e massiccio, nonostante gli avessero fatto perdere dieci chili, perché di muscoli ne aveva al di là dell’umano; poi la rissa furibonda sulla neve con l’enorme minatore barbuto. Tutto, pur di sapere dove si nascondeva Viktor Rosta, il cui padre era dedito al brigantaggio, che portava il veleno occidentale, la cocaina, all’interno della Madre Russia dove, come dice James Belushi, hanno la stessa merda che abbiamo noi altri, quelli del mondo libero. Il trucco sta nel non farsi prendere dai problemi quotidiani, o nel risolverli bevendo vodka, il miglior antidepressivo.
Sovietici campioni di scacchi. Tutti. Ambasciatori minacciosi e corrotti, Schwarzenegger che parla russo. C’era stato tre mesi, a imparare a pronunciarlo. E i russi dicono che si sente l’accento austriaco. Sai che storia, e che importanza. Se ne va in giro con un orologio analogico di dieci rubli, che suona ogni volta che lui deve nutrire parrocchetto, e intanto a Chicago dà la caccia al suo amico Viktor, supportato dalle palle da biliardo. Neri, pelati per voto d’obbedienza a un altro nero, cieco, che ha passato 37 anni della sua vita di 46 in galera: un vero angioletto, che è cieco e ha fatto voto di castità, quindi non potrà trovare, nel bicchiere sul suo comodino, né occhi e né testicoli, come punizione per non aver aiutato il Capitano.

***

Peter Boyle, Laurence Fishburne (magro come non ricordavate possibile), persino Brion James. Non sono tutti, ma sono abbastanza. Nomi e comprimari, registi per il mestiere dell’action-movie, quando ancora contava qualcosa, quando era ancora necessario esorcizzare e sfottere gli amichetti del Soviet. Eppure c’erano andati sul serio, fino a Mosca, per girare le scene sulla Piazza Rossa. Naturalmente, l’autorizzazione venne negata, e altrettanto naturalmente, furono costretti a rubare le inquadrature, con Arnold da solo, addobbato alla russa, che fa il saluto, mentre parte, potentissima, la musica di James Horner, che quasi te la faceva amare, l’Unione, forte eppure retrograda, che usava le telescriventi anziché i computer.
Film che contiente un sorprendente messaggio di fratellanza, dopo che il duo Schwarzenegger-Belushi ha massacrato negri rasati e giorgiani cazzuti e infuriati, e pure un travestito. Ma un poliziotto è un poliziotto in tutto il mondo: sono fratelli.
Battute, epica quella sulla legge Miranda (Chi è, una puttana? cit.), oppure quella sulla risoluzione dei problemi legati alla criminalità (Cinesi trovato il modo. cit.), radunare tutti i criminali in pubblica piazza e sparargli. Ed è vero, i politici si opporrebbero, per cui converrebbe sparare prima a loro…

***

La storia del film? Ma a chi interessa, dopo tutto questo tempo? Non bastassero le cattiverie di Rosta, le smargiassate epiche di Arnold, il nato stanco, il fascino morboso per una cultura aliena, temuta, eppure in un certo senso, dietro la costante messa in ridicolo, ammirata, di contro al lasciar fare americano, alla giustizia macchinosa e lenta, alla corruzione a tutti i livelli. Non so neppure se siano ragionamenti esatti, questi. Walter Hill ha sempre dipinto bassifondi poco realistici, talmente umidi, nebbiosi e noir, abitati da personaggi pittoreschi, da non riuscire ad allontanarsi un attimo dalla fiction. Ma poteva contare su Arnold, e non è un modo di dire. Lo picchiano, gli puntano addosso pistole, lo minacciano, ma tu spettatore, lo sapevi allora e lo sai ancora di più adesso, passati vent’anni, che a lui non poteva succedere niente: era superforte, invulnerabile, d’accordo, ma ancora di più, era il protagonista, e al protagonista non si doveva far torto più dello stretto necessario.
E nonostante questo, dico, l’abbiamo amato alla follia, questo cinema. E per questo amore non poteva esserci trama, spessore o critica sociale che contasse più di una cacca per strada. C’era Arnold, la sua fisicità. E doveva vincere. E tanto bastava.
Vince ancora adesso. Sempre. Più di Superman, che anche lui è morto una volta.

Altre recensioni QUI

Kick-ass writer, terrific editor, short-tempered human being. Please, DO hesitate to contact me by phone.
    • 12 anni ago

    Anch’io adoro questo film.
    Ne parlai QUI, una sera che mi capitò di rivederlo per caso in tv.
    E più si allontanano quegli anni (e quel cinema) più ne intuisco il valore e ne sento la mancanza.
    E questo anche per colpa tua. 😉

      • 12 anni ago

      È una colpa che mi assumo volentieri. 😀

    • 12 anni ago

    l’inizio ambientato in Russia è miliare:-)

      • 12 anni ago

      Due orsi bruni che se le danno in mezzo alla neve. 😀

    • 12 anni ago

    @Roberto
    Guardalo, ché sono film sempre spettacolari.

    @Max
    ahahahaha, il doppiaggio è da scandalo. Jet Li, poi, volevo ammazzarmi.
    Sì, i Mercenari non è all’altezza di uno qualunque degli action dell’epoca, ma sta su da solo, va!

    😉

    • 12 anni ago

    Vedremo, al limite ci ributtiamo sui classici.
    Quello che non ho apprezzato del primo è sicuramente il doppiaggio della versione italiana , con la voce di Peter Griffin che doppia Jet-Li davvero insopportabile. E’ come se Tonino Accolla, la voce di Eddie Murphy e Homer simpson, doppiasse Sly. Sai che cagata…
    (Anche il pezzo in cui Statham sbuca dal muso dell’aereo con solo un paio di striminziti occhiali da sole è da risata isterica…)

    • 12 anni ago

    Cavoli. Walter Hill è uno dei miei registi preferiti ! Lo sai che mi hai fatto venire voglia di rivederlo questo film ? ( E comunque sì anche per me ,da piccolo, Scwharzy era una specie di Superman all’ennesima potenza !)

    • 12 anni ago

    Uhm… c’è da sudare freddo. Ma voglio fidarmi anche questa volta. Magari vien fuori una bella cosa, anche se con l’amaro in bocca.

    😉

    • 12 anni ago

    Non saprei a dire il vero, potrebbe darsi visto che il mandato politico è in scadenza e non mi sembra intenzionato a continuare e su IMDB il suo nome figura…

    • 12 anni ago

    Esatto, ed era pure visibilissimo. Certi Youtubers fanno degli effetti speciali migliori…
    A me non è dispiaciuto, però la malinconia è forte.

      • 12 anni ago

      Ma è vero che ci sarà nel secondo capitolo? 🙄

    • 12 anni ago

    “Non mi illudo, né voglio che torni, Arnold. Non ora. Il suo tempo come indistruttibile figlio di puttana dai bicipiti enormi è finito. Restano le pietre miliari. Le sue. Danko è una di quelle. Guai a chi le tocca.”

    Proprio l’altro giorno guardando “The Expendables” (I Mercenari) ho sorriso del suo cameo con Sly, anzi, ridevo amaramente pensando proprio a questo. I Mercenari nel suo omaggiare i film d’azione anni 80 colpisce parzialmente l’obiettivo, ma ci ricorda impietosamente che oggi, tra bullet time, computer grafica e acrobazie improponibili, si è a corto di icone e personaggi con le palle come lui.

      • 12 anni ago

      @Cristiano
      Thanks! L’idea c’è già e il materiale non manca di certo. E poi negli eighties ci sguazzo. 😉

      @Max
      Soprattutto dal momento che ne I Mercenari s’è usato il sangue in CGI… E comunque, vederlo vecchio e rugoso, Arnold, dà malinconia. Meglio che stiano fermi e la smettano, anche se i Mercenari m’è piaciuto.

    • 12 anni ago

    gran bel pezzo! dovresti dedicare un appuntamento fisso al action movie anni 80 ci sono dei capolavori.

    • 12 anni ago

    […] Visita il sito bookandnegative oppure iscriviti al feed Leggi l'articolo completo su AlterVista […]

    • 12 anni ago

    Esatto, proprio questo. E doveva essere lo stesso per Walter Hill e molti americani…
    Ci hanno tolto la fiaba. Cattivi…
    😀

    • 12 anni ago

    Perché era un nemico che alla fine ti risultava comprensibile e a cui volevi bene. Sembra strano, ma è così. Era come i mostri delle fiabe. Almeno io lo percepivo in quella maniera: un misto di fascinazione e timore reverenziale. E quella paura mi piaceva.

    • 12 anni ago

    Aridatece l’ URSS. Così magari si tornano a girare bei film.
    Hell, tu come sempre catturi quello spirito lì e riesci a tradurre il fascino intramontabile di un certo tipo di cinema a parole.
    Danko che passava in prima serata e ogni volta lo rivedevi, magari anche un pezzettino, magari solo la scena nella sauna, o la battuta epica sul capitalismo davanti al pornazzo. E poi andavi a dormire tranquillo e ti sentivi al sicuro.

      • 12 anni ago

      E pensare che ho vissuto tutta l’infanzia con la paura delle atomiche… col nemico dell’est che ci avrebbe annientato perché noi eravamo ricchi e belli e cafoni come gli americani di Rocky Balboa, che tutto il mondo può cambiare.
      Poi sono cresciuto e ho scoperto che è proprio quella che mi manca di più, la paura del nemico… 😀
      Oltre al cinema, ovvio… e al binomio pornazzi/capitalismo.

      😉

    • 12 anni ago

    Ah, cavoli, i grandiosi bei tempi con Schwarzy… 🙂 È proprio vero, crescendo si è un po’ persa la magia della visione di un film. Ci bastava veramente poco ed eravamo contenti, ora invece crescono generazioni che vogliono l’accadì, il treddì, la mega cgi galattica, la super fighetta, etc etc etc.

    La chiudo qui, va… 🙂 Bella recensione, se non si fosse capito. 😉

    Ciao,
    Gianluca

      • 12 anni ago

      Eh, dai, erano tanti fattori, a cominciare dalla Guerra Fredda, che ci ha regalato decenni di ottimo cinema. Da quando i russi sono diventati buoni e vanno a caccia di tigri e a salvare gli antichi vasi, non ci piacciono più.

      😉