L’esordio del suo remake è previsto per il 24 Novembre 2010 nei cinema statunitensi. A quanto pare nella nuova versione sono cambiate poche cose. Ai sovietici si sono aggregati i cinesi. Per il resto, dalle scarne notizie e dai video in circolazione si evince una precisa volontà di restare fedeli alla versione originale anche nella scenografia.
Scenografia che, dalle immagini del video precedente, sembra quasi ricalcata.
Intanto, Alba Rossa (Red Dawn) di John Milius, del 1984, è ancora poco noto -non ricordo se e quando è stato trasmesso in televisione l’ultima volta- ma non manca di suscitare aspre polemiche tra quelli che l’hanno visto.
Dico subito che il film è godibile per quello che è, ovvero un film di guerra, anche se, a mio avviso, assolutamente poco credibile.
Queste le basi ucroniche da cui prende le mosse:
L’Unione Sovietica soffre il peggior raccolto di grano in 55 anni.
Sommosse in Polonia.
Invasione delle truppe sovietiche.Cuba e il Nicaragua radunano truppe per 500.000 uomini.
El salvador e Honduras cadono.I verdi controllano il parlamento in Germania ovest,
esigono il ritiro delle armi nucleari dall’Europa.Rivoluzione in Messico.
La NATO viene sciolta.
Gli Stati Uniti restano soli.
La scena, che poi è anche il palcoscenico dove si snoda l’intero film, è un tranquillo paesino dell’America centro-occidentale. Una mattina di ottobre, in un liceo si sta tenendo una lezione di storia antica. Dalle finestre, professori e studenti osservano con stupore e inquietudine una serie infinita di paracadutisti atterrare dolcemente su uno spiazzo antistante l’edifico ed iniziare a prendere il controllo del territorio. L’invasione è iniziata.
Un gruppo di ragazzi, capeggiati dai fratelli Jed (Patrick Swayze, 1952-2009) e Matt (Charlie Sheen), si rifugia sulle montagne. Dal loro eremo, in successivi raid nel centro abitato apprendono dello scoppio della III Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti sono stati invasi e adesso lottano, in uno scenario per loro inedito, dal momento che il teatro delle altre due guerre è stato dalle nostre parti, con un nemico forte e organizzato, una guerra di posizione.
Mentre i prigionieri vengono rieducati, in appositi campi attrezzati, alla morale socialista, i nostri ragazzi, ben presto identificatisi col nome da battaglia Wolverines, dalla squadra sportiva del loro liceo, organizzano un movimento di resistenza armata e si improvvisano guerriglieri, dando del filo da torcere agli invasori.
Ora, le motivazioni alla base del film sono chiare, il periodo è la guerra fredda, prima della caduta del muro, i nemici sono sempre LORO ed in più, c’è la sfiducia degli Stati Uniti (o meglio, di alcuni statunitensi, tra cui Milius) nei loro alleati europei in primis e che le cose si sarebbero poi risolte evitando lo scoppiare di un nuovo conflitto su larga scala.
Il film, quindi, al di là delle facili speculazioni (condivisibili o meno) a me sembra il solito tentativo di esorcizzare paure “ataviche” e per certi versi ovvie.
Si potrebbe dibattere a lungo sulla portata del messaggio sociale del film e, soprattutto, sull’opportunità del suo remake che, stavolta, nel ruolo dei cattivi ci aggiunge i cinesi (che avevano già scalzato i sovietici nel ruolo degli antagonisti nella serie -24-), ma la questione va al di là degli intenti di questo blog e al di là del puro intrattenimento cinematografico.
Questo film è figlio degli anni ’80. Sembra una banalità, ma è così che stanno le cose e dentro c’è spazio per tutto ciò che all’epoca faceva paura; non ultima l’aberrante prospettiva di affacciarsi alla finestra della propria casa una mattina qualunque ed essere accecati da un’esplosione nucleare (eventualità opportunamente scongiurata nel film).
Si seguono, quindi, le vicissitudini di questo gruppo di ribelli e a un certo punto è impossibile non parteggiare per loro; li si vede crescere, fare esperienza degli orrori della guerra e perdere la loro innocenza, allorché si vedono costretti, per sopravvivere, ma anche per sostenere l’ideologia che essi rappresentano, a compiere un’esecuzione sommaria. Se non ci fossero stati i colori a rappresentare i contendenti, il sentimento che Alba Rossa trasmette è di strenua lotta per i propri valori e per la libertà dall’oppressore (chiunque esso sia).
L’unico aspetto assolutamente non credibile, che mina la struttura stessa del film, è da individuare proprio nei protagonisti, i Wolverines. Un gruppo di ragazzi in età scolare che tiene testa a dei militari addestrati? Non è possibile.
Il finale risolleva le sorti generali essendo giustamente tragico, con una parentesi di redenzione anche per uno degli invasori. Fino all’ultima inquadratura che quasi dà l’impressione che, in fondo, si sia voluto inscenare solo un brutto incubo. Da non vedere col senno di poi.