Questo post sostituisce una recensione (Point Break o Outlander, non avevo ancora deciso), e scaturisce dall’odierno post di Alex, molto interessante, che tuttavia non andrò a commentare.
È un articolo sincero e, in quanto tale, darà fastidio a molti.
Sarà bellissimo.
Perché, vedete, io sono italiano. E lo sono perché i miei genitori, non potendosi spostare troppo durante la gravidanza, mi hanno scaricato quaggiù. E questo è quanto.
Sono nato, cresciuto, ho vissuto, ho fatto le mie esperienze e… sono trasmigrato in internet. E qui ho conosciuto i veri italiani. Quelli che lo fanno meglio.
Perché la rete abbatte le normali barriere del buon gusto, i costrutti sociali del quieto vivere, e mette in mostra ciò che davvero pensiamo.
E badate, non sono affatto d’accordo, perché la totale libertà implica la nascita dei troll. Ma le cose vanno così e nessuno può farci niente.
Leggevo, dunque, l’articolo di Alessandro e pensavo che:
agli italiani piace farsi i conti in tasca (degli altri).
Sì, poco importa che l’articolo sia incentrato su una somma ben precisa. Quella di andare a guardare il conto in banca altrui è pratica gretta e diffusa.
Il soldo è il metro di paragone e di successo.
agli italiani piace giudicare (gli altri).
Gli altri sbagliano sempre. È colpa degli altri. E se noi abbiamo sbagliato qualcosa, è perché siamo stati fuorviati dagli altri.
agli italiani piace scambiare opinioni (ma non ascoltare quelle degli altri).
Perché sì, ok, sei libero di dire la tua, ma tanto è sbagliata, perciò ascolta me che ne so molto più di te!
E perché ne sai più di me?
Perché ho fatto cose, ho visto gente, so come va il mondo…
Se se…
agli italiani piace stare nella bambagia (gestita da quattro vegliardi).
Sì, perché in fondo, ai gggiovani, soprattutto a quelli che dicono che il lavoro è necessario, interessano i soldi facili, e scoparsi qualche fighetta su uno yacht in Costa Smeralda.
Lavorare? Ma dico, sprecare la vita così?
Governare? Che continuino a farlo loro. Infatti sono sempre quelli da sessant’anni.
Al che mi domando, ma quanto può durare la vita umana?
agli italiani piace lamentarsi (di sé e soprattutto degli altri).
Questo è talmente palese da rasentare lo stereotipo dei baffi neri, spaghetti e mandolino.
agli italiani piace atteggiarsi a grandi saggi.
Che hanno il controllo su tutto e hanno sempre la soluzione adatta a tutto. Peccato che ci sia la vita che ogni tanto si mette di traverso e gli rovina i piani,
agli italiani piace fare i signori (in casa degli altri).
Non ho mai, dico mai, in trentacinque anni, sentito un italiano assumersi le proprie responsabilità, o ammettere che, in effetti, la propria vita potrebbe migliorare. Sono tutti fighissimi, ricchissimi (anche con le pezze al culo), acculturatissimi, eclettici, grandi scopatori (soprattutto quelli che non scopano mai), insomma, sono tutti dei gran signori.
agli italiani piace aspettare (per ore) su facebook, per andare a trollare gli status degli altri.
Perché se io scrivo che le discussioni sulla scrittura sono noiose, c’è il sapientone di turno che viene a ricordarmi che anche gli scrittori sono noiosi, eh…
Se io scrivo che la Sharapova è uno spettacolo, c’è il sapientone di turno che viene a ricordarmi che non è questa grande atleta, eh…
E ci aggiungono sempre eh, alla fine. Che sa di accondiscendenza, del tipo: hai detto una cazzata, ma ti perdono, eh…
Ma vaffanculo, va.
E io? Che m’illudo di riuscire davvero a vivere la vita che voglio, cosa sono? Probabilmente, agli occhi di questi italiani, un sostantivo che inizia per C.
Sono molto stanco.