Cinema

After.Life (2009)

Di questo film se ne parlò tanto persino in tv, perché Christina Ricci era nuda. Altre motivazioni non le ricordo.
Christina Ricci, in After.Life è nuda per la maggior parte del tempo. E il film è costruito attorno alla sua nudità.
Ed è un bel vedere, e forse basterebbe pure a farne un film, magari di altro genere.
Sorpresa, il regista è LA regista, Agnieszka Wojtowicz-Vosloo. E After.Life è uno dei film più feticisti che abbia mai visto (talmente tanto che QUI, per tremila dollari, potete acquistare il tavolo dove Christina è stata stesa, sempre nuda, per tutto il film). Non necessariamente un male. Dipende sempre se trattasi di opera compiuta o meno. Le ragioni ho smesso di cercarle. Non è che si può infastidire un autore chiedendogli il perché abbia portato il feticismo sullo schermo, lo si vede e basta. Si gradisce o meno. Tutto il resto non conta.
E After.Life si muove in un territorio tipico hollywoodiano, quello della morte giovane, delle onoranze funebri in stile Six Feet Under, o prima ancora, nel territorio sepolcrale, sebbene comico, della Famiglia Addams. A scanso di equivoci, After.Life non è una commedia, ma degli Addams espone Christina Ricci, che da bambina, quando faceva Mercoledì, era più allegra di adesso.
Qui è una depressa che manda a monte, per insicurezze e per paura, la love story col fidanzato più odioso della storia, non foss’altro perché Justin Long è persino più antipatico di Dominic Monaghan, e ce ne vuole.

***

Il co-protagonista, anche se non si direbbe dai titoli di testa che lo vogliono ultimo, è Liam Neeson. È lui, lo scavafosse, che prepara anche i cadaveri. Intorno a lui e alle sue doti paranormali, e a Christina Ricci nuda, si snoda l’intreccio.
Film che, in teoria, m’è pure piaciuto, e non solo perché Christina Ricci è nuda. La verità è che non lo so, di preciso. M’è piaciuto, ma non lo consiglierei. M’è piaciuto, forse perché in fondo, ogni tanto questo tipo di ambientazione macabra ci vuole, possiede un fascino arcano. Perché morboso (e feticista, come ho detto) al punto giusto.
E soprattutto perché riesce a restare in bilico, a tenere lo spettatore nell’incertezza. La faccenda è: Christina Ricci è morta davvero, com’è scritto nel certificato che Liam Neeson le mostra, mentre lei è sul tavolo dell’obitorio, e il fatto che sia ancora cosciente e che parli con l’imbalsamatore è frutto del particolare dono extra-sensoriale di quest’ultimo, oppure Neeson è solo un maniaco omicida che l’ha rapita per tenerla con sé tre giorni e dopo seppellirla viva?
Ecco, questo è il dubbio, ed è anche il film. E per il corpo centrale dello stesso, questo semplice dubbio riesce a non annoiare.

***

Si parte dallo stereotipo più becero, per far sì che Christina abbia l’incidente d’auto che la porta dritta dritta tra le capaci manone di Liam Neeson, una lite col fidanzato, e vabbé… e poi si resta ad aspettare per un’ora e mezza qualche guizzo orribile e putrescente, trattandosi di cadaveri, qualcosa in più, che sconvolga, ma non accade nulla. Niente che copisca, almeno. Solo quel dubbio cui accennavo prima. Con la regista che si diverte a propendere per entrambe le ipotesi, Christina Ricci viva e drogata, oppure morta e persistente in spirito. Fidanzato che si strugge per il rimorso e che arriva a sospettare che lei sia viva, perché da lei riceve una telefonata. Telefonata che regge in entrambi i casi, se avete mai letto le testimonianze di chi sostiene di aver ricevuto chiamate dall’aldilà.
E poi, diciamo che Christina cadaverica, con occhiaie spaventose, è perfetta. Si troverebbe a suo agio in un film di zombie, soprattutto per quell’aria che ha sempre, tipica di chi sta sull’orlo del burrone e riflette se sia il caso di fare un passo in più, con noncuranza. Da questo punto di vista, averla scelta per la parte è stata cosa saggia.

***

Liam Neeson non ha il carisma di Rupert Everett quando faceva Francesco Dellamorte. Non c’è un emulo di Gnaghi che stacca la testa della Ricci e la mette dentro un televisore, putrescente, per vivere la sua storia d’amore. C’è l’attesa, i tre giorni, perché lei accetti il trapasso nel modo più sereno possibile. C’è il gusto, dopo averle tagliato i vestiti con le forbici, averla spogliata, vista nuda da qualunque angolazione, di rivestirla elegante e metterla in una bara di raso viola. Donna oggetto che più non si può, specie considerando che, alla fine, non mostra di avere mai avuto alcuna volontà.
E torna ancora il dubbio instillato da Neeson, che seppellisce i non-viventi (quando ancora sono in vita) perché con il loro lasciarsi vivere tolgono spazio e ossigeno a coloro che, al contrario, desiderano la vita con tutte le loro forze.
Il guaio, ed è sintomatico, che questa oggettivazione della donna viene portata in scena proprio da una donna e, non inganniamoci su questo fatto, non viene inscenata con intento catartico, tale da far ribellare l’oggetto alla sua condizione, ma come condizione assoluta e ineluttabile, con Christina Ricci prigioniera del suo corpo morto, gestita in tutto e per tutto, finanche nella pettinatura e nel trucco, da Liam Neeson.
Cosa che risulta tragica, pur possedendo una sfumatura filosofica che sa di esistenzialismo; la morte, dopotutto, è quella cosa che ci oggettivizza per eccellenza.
Ma forse sono io che ci sto ricamando troppo sopra, a questo film. E sono stato abbagliato. Da cosa, ve l’ho pur detto.

Indice delle Recensioni QUI

Autore e editor di giorno, talvolta podcaster. /|\( ;,;)/|\ #followthefennec
    • 11 anni ago

    PS: Sono curioso di sapere poi il perché di quel punto nel titolo.

      • 11 anni ago

      Mmmhh… a questo non so rispondere. Né ho letto nulla a riguardo.

    • 11 anni ago

    “e poi si resta ad aspettare per un’ora e mezza qualche guizzo orribile e putrescente, trattandosi di cadaveri, qualcosa in più, che sconvolga, ma non accade nulla. Niente che copisca, almeno. Solo quel dubbio cui accennavo prima.”

    Ecco sì, parole perfette per descrivere la pellicola. Il dubbio è valido, ci gioca tutto il film, ma da solo secondo me non basta a reggerlo. Il nulla cosmico di tutto il resto, la piattezza dei toni, un intreccio che in realtà non procede da nessuna parte, come Neeson che ogni volta entra nella stanza, dice due scemenze e non fa il suo lavoro per preparare il corpo di Anna: a me tutto ciò ha un pochino annoiato.

    Ciao,
    Gianluca

      • 11 anni ago

      È tutto giocato sul corpo della Ricci e sull’ambiguità del personaggio Neeson, che alla fine non si capisce se è un serial killer particolarmente creativo, oppure un medium.
      Sì, abbastanza noioso.

    • 12 anni ago

    Lo vidi anch’io, su Sky mi pare, qualche mese fa.
    Non lo trovai particolarmente disturbante, ma neanche mi lasciò indifferente.
    La Ricci non l’ho mai considerata una gran bellezza, quindi vederla ignuda non mi ha smosso un granché.
    Invece, la trovai un’ottima interprete per quella parte.
    Meno in parte Neeson, che sputa sentenze e lezioni di filosofia spicciola ogni volta che apre bocca.
    Come te, non mi è dispiaciuto, ma da qui a consigliarlo… mah.

      • 12 anni ago

      Complice anche il doppiaggio, secondo me. 😀 Si mantiene troppo in equilibrio, il film, senza eccedere, da nessuna parte. Forse è questo che manca, maggiore personalità. 😉

    • 12 anni ago

    Non ricordavo nemmeno si averlo visto…non dev’essere proprio un granchè.
    Anche perché alla fine non spiega, non svela, lascia il dubbio. Forse nelle intenzioni il non detto doveva essere la vera forza del film, e invece la visione lascia solo un senso di incompiuto.

      • 12 anni ago

      Be’, in realtà il finale lascia prevalere la pista esoterica, anche se potrebbe trattarsi di allucinazioni del personaggio di Neeson.
      Sì, in effetti, non spiega. Ma non lo ritengo un difetto. 😉

    • 12 anni ago

    Ho visto questo film tempo fa, e mi era pure piaciuto… ma, e qui non mi crederà nessuno, non ricordo assolutamente che Cristina Ricci si vedesse nuda! O_O
    Bho, mi sembra che avesse sempre quel lenzuolo addosso… Si vede che non è il mio tipo… 🙂

      • 12 anni ago

      È anche probabile che tu abbia visto la versione americana, dove di solito la censura è più rigida. È capitato ultimamente con Total Recall. Nella versione europea si vedevano certi dettagli che negli states non hanno visto. ^^

    • 12 anni ago

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    • 12 anni ago

    Sai che adesso le chiavi di ricerca ” After.Life spiegazione” impazzeranno sul tuo blog vero…

      • 12 anni ago

      Ma no…
      Oh, be’, forse sì. 😀
      Sinceramente speravo di più “Christina Ricci nuda” XD

    • 12 anni ago

    Non so quale sia il reale livello di morbosità verso la morte di After.Life.
    Una volta i film così me li bevevo senza problemi, col passare degli anni devo ammettere di trovarli piuttosto disturbanti.
    Per quanto Christina Ricci nuda… uhm!

      • 12 anni ago

      Più che verso la morte, verso il corpo femminile. La morte è un contorno. Anzi, direi che sarebbe stato apprezzato un maggiore coinvolgimento da quel punto di vista. ^^

    • 12 anni ago

    “Christina Ricci, in After.Life è nuda per la maggior parte del tempo. E il film è costruito attorno alla sua nudità.” In effetti ogni recensione letta sembrava più interessata ad evidenziare questo fatto su tutto il film…

      • 12 anni ago

      Perché è il film. XD