Underground

Una sola mano, l’altra stampata in 3D

In questi anni mi sono appassionato di certa narrativa fantascientifica. Io stesso ne scrivo. E la scrittura, soprattutto fantascientifica, presuppone una approfondita, per quanto possibile dati gli studi attuali, ricerca sul campo.
Mi sono interessato, così, a un paio di argomenti, branche, discipline: l’intelligenza artificiale e le protesi.

Le protesi. Puro Cyberpunk 2020. Quando ci divertivano a ipotizzare un futuro decadente e corrotto e a fantasticare di “vestire” cyberbraccia, o gambe, che ci avrebbero consentito azioni e forza sovrumane.

La scienza ci ha lavorato sul serio, nel frattempo e con mire diverse dalle nostre fighissime schede dei personaggi giocanti e, oggi, gli arti cibernetici, o meglio artificiali, sono una realtà sempre più attuale e approfondita.

Ma prima di entrare nel merito, voglio farvi conoscere Grace Mandeville:

Sì, come avete potuto intuire, Grace, attrice, è nata con una mano sola. E, come dice lei stessa, la cosa non le ha impedito di arrivare dove voleva.
Simpatica, ironizza anche pesantemente sul suo status, com’è giusto che sia, e nel frattempo, prova soluzioni tecnologiche per bilanciare le sue estremità.

L’idea, propugnata insieme a Open Bionics, resa possibile grazie ai progressi in un terzo campo del progresso scientifico, la stampa in 3D, è personalizzare le protesi, renderle uniche, alla moda, sfoggiarle in modo da farle percepire non come un ostacolo, ma un vero e proprio oggetto di design.
Un accessorio, come lo sono i nostri occhiali da sole, le nostre borse, le nostre scarpe.

ce739d12d447596201ed3ca420d076eeProtesi ad alta tecnologia, altamente personalizzate, che permettono il movimento tramite sensori epidermici collegati ai fasci nervosi presenti nella parte restante del braccio e della spalla (o del bacino e delle gambe) e che, in tempi recentissimi, tramite sensori molto più avanzati, consentono anche un certo livello di sensibilità.

In poche parole, il tatto potrà essere garantito anche agli arti artificiali, di fatto riservando, in futuro, la sola differenza sostanziale tra naturale e artificiale al materiale di cui l’arto è composto. Carne o plastica non farà alcuna differenza, se non per i filosofi. E i puristi.
Ma questi ultimi mettiamoli da parte.

Questo ragionamento vale anche per l’intelligenza artificiale, che prima o poi raggiungerà l’autocoscienza.

Non potendo definire cosa voglia dire essere autocosciente, una perfetta imitazione di noi stessi sarà in qualche maniera assimilabile ad aver creato una vita autocosciente? A me piace pensare di sì.

Nel frattempo, Grace ci mostra la sua protesi Open Bionics, personalizzata con cristalli Swarovski:

Robert Downey Jr scherza con un bambinoche veste una protesi personalizzata Iron Man
Robert Downey Jr scherza con un bambinoche veste una protesi personalizzata Iron Man

La protesi le consente una gestualità il più possibile spontanea e elastica.
L’aspetto più interessante, però, è forse rappresentato dal costo.
Ebbene, la stampa 3D consente di limitare moltissimo i costi di produzione del singolo arto. Si parla, in media, di circa 1000 sterline. Cifra che lievita, ovviamente, a seconda che vogliate dare al vostro arto l’aspetto del braccio di Iron Man, oppure un più elaborato aspetto fantasy.

Più o meno quanto uno smartphone di fascia alta.

La tecnologia non è nostra nemica, se non nei pessimi film di fantascienza e nella pessima demagogia, e non si esprime al suo massimo solo ed esclusivamente al servizio dei vostri apparecchi telefonici.

C’è un intero mondo inesplorato, là fuori.

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